"Ho tradito per pagare il mutuo": la stravagante difesa di Biot

- di: Diego Minuti
 
L'italiano ha un cuore grande e tende a dimenticare in fretta o, più di sovente, a minimizzare, quasi che nessuna colpa debba generare automaticamente la giusta pena. Ne stiamo avendo conferma in queste ore con la vicenda di Walter Biot, il capitano di fregata della nostra Marina arrestato dai carabinieri del Ros mentre stava intascando cinquemila euro da un ufficiale del Gru (i servizi segreti militari russi). Un fatto di una gravità enorme ingigantita dalla circostanza che non era la prima dazione di denaro da parte dello spione russo, che in questo modo comprava dei documenti classificati, alcuni dei quali definiti come segretissimi, con una efficace semplificazione giornalistica.

Sarà la giustizia a giudicare se Biot ha sbagliato (come tutto lascia credere) e a decidere quale sia la pena che per questo gli verrà inflitta. Quel che catapulta questa storia dell'incredibile sono le spiegazioni - per ora solo accennate - dell'alto ufficiale in merito a quel che ha fatto e le giustificazioni che al suo comportamento sono state date dai suoi familiari. I quali sono anch'essi vittime del comportamento scelerato dell'alto ufficiale che, su quanto ha fatto, avrà modo di riflettere almeno per una decina d'anni, che dovrebbe essere il minimo della condanna per una storia ha stracciato una serie di punti fermi su cui si basa il convivere civilmente, dal rispetto della legge alla salvaguardia del bene comune che è dato dall'essere popolo. Biot, da quel poco che trapela delle sue prime dichiarazioni, avrebbe ammesso il fatto (difficile sarebbe stato sostenere il contrario, avendo i carabinieri beccato lui ed il suo amico russo con le dita ancora sporche di marmellata), cercando comunque di ridimensionarne la gravità con il fatto di avere passato documenti che non hanno messo in pericolo la sicurezza del Paese. Davanti a questa linea di difesa che Biot avrebbe approntato c'è da chiedersi come un uomo del genere, che mostra un tale disprezzo per le regole, ma soprattutto per il suo Paese, abbia potuto essere messo nelle condizioni di accedere a documenti classificati senza che nessuno ne intuisse la pericolosità. È chiaro il tentativo di alleggerire il carico delle accuse, ma la spiegazione è vieppiù imbarazzante perché tenta di accreditare se stesso come una "piccola spia", che non ha mai fatto male a nessuno.

E poi, cercando di ripulirsi l'anima dal peccato, avrebbe detto di avere fatto tutto quello del quale è accusato solo per la famiglia, per garantire alla moglie ed ai figli di continuare nel loro tenore di vita a fronte delle spese giornaliere, del mutuo per la casa, del mantenimento dei quattro cani. Non so a voi, ma a noi Biot ricorda Nando Mericoni, lo pseudo-americano di Roma interpretato da Alberto Sordi, che dopo una lieve condanna in pretura, non trova altro per giustificarsi che dire "c'ho avuto la malattia che m'ha bloccato". Una scusa puerile, da chi non riesce a prendersi le sue responsabilità e piagnucola nella speranza di benevolenza da parte di chi lo sta giudicando.
Ecco, tirare in ballo la famiglia (ed anche lo stato di salute delicato della figlia più piccola) è il classico escamotage di chi sa di non potersi difendere sui fatti e cerca una via d'uscita nelle peripezie personali. Quindi, non l'ammissione di una responsabilità personale (come quelle che ti portano a processo), ma la presa a scusante di un comportamento obbligato per consentire alla famiglia di continuare ad abitare nella bella casa di Pomezia, di avere in giardino quattro cani festanti, di mantenere un livello sociale di vita che circostanze avverse non sentivano più.
Ma allora, verrebbe da dire, perché non andare a rapinare un ufficio postale o un supermercato, invece di mettere a repentaglio la sicurezza del Paese?

Che è, quest'ultimo, un concetto solo apparentemente astratto perché, se le informazioni passate - per "esigenze familiari" - da Biot alla spia russa hanno messo in pericolo la vita o la sicurezza anche soltanto di un italiano, la colpa resta gravissima e senza giustificazione alcuna. La storia della "Guerra fredda" ha raccontato le vicende di decine di soggetti - appartenenti di due settori separati dalla Cortina di ferro - che, per amore o per soldi, per rivalsa o per ideologia, hanno tradito il loro Paese. Ed è così che dobbiamo considerare Biot, un traditore che ha infangato, con la sua reputazione, la divisa che indossava e la bandiera davanti alla quale scattava sull'attenti. Come tale deve essere trattato, anche se comprendiamo lo scoramento della famiglia che dice di non avere mai immaginato quanto lui stava facendo, anche se forse qualche interrogativo lo doveva determinare il fatto che ciclicamente in casa entrava del denaro (non comunque grandi somme) che, a rigore di logica, era senza spiegazione in termini di provenienza. Ma forse qualche volta le domande restano nell'aria, magari sperando che non arrivino risposte.
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