USA: l'Europa aspetta le scelte economiche di Joe Biden

- di: Diego Minuti
 
Opportunità per Leonardo Drs, la controllata di Leonardo in Usa

Joe Biden è ancora il presidente eletto, al di là della feroce battaglia che Donald Trump ha scatenato, fregandosene del galateo presidenziale, che prevedeva l'ammissione della sconfitta, una telefonata al vincitore e la definizione della trafila di tempi e modi della transizione dalla vecchia alla nuova amministrazione. E, come da copione, tutti, dall'altro lato dell'Oceano ed anche da questo, cercano di capire quali saranno le sue mosse prossime future ed anche come, nel tempo, la sua presidenza si svilupperà.

Le indicazioni che vengono dai temi che ha toccato nella battaglia elettorale sono abbastanza chiare, ma certo non possono essere immediatamente tradotti in atti concreti. Per il nuovo presidente i passi obbligati sono quelli di confermare e quindi rendere concrete le promesse elettorali, ma anche di avere la freddezza e l'onestà mentale di non cancellare i riflessi positivi che la presidenza Trump ha avuto sull'economia statunitense.
È, quindi, una difficile impresa equilibratrice quella che attende Biden che deve portare avanti i suoi progetti, senza - come verrebbe da dire - buttare il bambino con l'acqua sporca rispetto alle politiche economiche di Trump.

Le prime conseguenze si vedranno, presumibilmente, nell'adozione di misure a costo (ancora) zero, ma di immediato impatto mediatico, come quelle per ripristinare le alleanze internazionali su temi abbastanza condivisi, quali sono quelli ambientali e quelli legati alla sanità.
Ma poi Biden sarà chiamato a scegliere le sue politiche in materia economica, dove i successi di Trump lo chiameranno ad opzioni che dovranno essere bene metabolizzate, più in seno all'ala sinistra del partito che dai democratici nella loro totalità. Quindi politiche ''illuminate'' e non condizionate dall'esasperato nazionalismo in economia come da trumpismo. Comunque Biden dovrà assolutamente tenere al centro della sua politica l'economia, cercando di non ripercorrere pedissequamente i passi del suo predecessore, ma sostenendo, favorendoli con misure mirate, i consumi interni verso prodotti e tecnologie squisitamente americane.

Come queste decisioni impatteranno sull'economia fuori dagli Stati Uniti sarà anche conseguenza delle politiche che Biden porterà avanti nei rapporti con altri soggetti - Europa, Cina, Paesi emergenti - con i quali il suo predecessore ha imboccato, convintamente e per questo portando le sue decisioni all'estremo, lastrada di privilegiare le produzioni americane. Make America Great Again, diceva Trump nel 2016 e questo obiettivo lo ha perseguito con determinazione che però è spesso diventata ferocia.

Quindi, quando ancora tutto è da definire, cosa ci dobbiamo aspettare, noi e l'Europa, dalla presidenza Biden?
Innanzitutto posizioni meno estremistiche e, magari, un abbassamento della conflittualità che negli ultimi quattro anni ha contraddistinto i rapporti tra l'America e tutti gli altri. Poi è abbastanza scontato che la prossima amministrazione proseguirà lungo il cammino tracciato da Trump, cioè privilegiando società ed aziende americane quando si tratterà di definire le politiche macroeconomiche.

Da questo punto di vista, quindi, potrebbero essere agevolate le società americane e, per essere più precise, quelle che americane sono a tutti gli effetti, anche se sono diretta emanazione di gruppi economici stranieri. Credere però che una azienda sebbene americana dia maggiori garanzie rispetto ad un'altra che americana non è, è pericoloso, sebbene politicamente rende di più. Questa ipotesi potrebbe riguardare anche l'Italia che qualcosa ce l'ha, in termini di proprietà reale, negli Stati Uniti.

Magari in settori che impongono un livello di tecnologia elevatissimo che può essere un grande collettore di commesse da parte degli Stati Uniti. Come le società che si occupano di tecnologia per la Difesa.
Un esempio? La Leonardo Drs, che si occupa di prodotti per le forze armate e per le agenzie di intelligence e che già collabora con il Pentagono.
Nonostante sia una controllata, Leonardo Drs è in tutto e per tutto americana (ha sede a Parsippany, in New Jersey). Quindi, in un ipotetico pannel di società che aspirano a contratti dalla Amministrazione americana (e le spese militari sono, tradizionalmente, uno dei capitoli del budget federale con maggiori dotazioni), dovrà confrontarsi soprattutto con aziende statunitensi e non con altre che, a capitale straniero, mancano dell'aura a stelle e strisce che, nella corsa all'appalto, le spingerebbe un po' più avanti.
Fantaeconomia? Ma sì, chiamiamola così.



Intanto nelle ultime sedute di Borsa, Leonardo sta infilando ottime performance, sostenute anche dalle voci (tutt'altro che smentite) di una quotazione di Drs alla Borsa di New York. Una mossa che consentirebbe di incamerare almeno un miliardo di dollari. In particolare, l'ipotesi che gli analisti privilegiano è quella di una Ipo da proporre al mercato nella primavera/estate del 2021, con un collocamento di circa il 40% del capitale, a fronte di una valutazione complessiva di tre miliardi.

La precisazione di Leonardo parla di una società che "valuta costantemente diverse opzioni in un'ottica di creazione di valore per i propri azionisti, tra cui la possibilità di procedere alla quotazione di Leonardo Drs'', anche se "nessuna decisione formale in merito è stata presa".
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