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L’Intervento / Fusioni bancarie in Italia, evitare di creare giganti fragili

- di: Matteo Borrelli
 
L’Intervento / Fusioni bancarie in Italia, evitare di creare giganti fragili

L’operazione Bper-Popolare di Sondrio e le dinamiche del settore bancario.

Nel panorama finanziario italiano è in corso un’intensa fase di consolidamento bancario, con operazioni di fusione e acquisizione che stanno ridisegnando gli equilibri del settore. Bper Banca, con il sostegno del suo principale azionista Unipol, ha lanciato un’Offerta Pubblica di Scambio (Ops) su Banca Popolare di Sondrio, l’ultima delle ex popolari rimaste indipendenti sul mercato.
L’operazione, come sottolinea Rony Hamaui (foto), economista e presidente di Intesa Sanpaolo ForValue, in un’analisi pubblicata sul pregiato network economico lavoce.info, non è stata preventivamente concordata con il management né con gli azionisti della banca valtellinese. Questo la rende più simile a un’offerta ostile, con implicazioni strategiche e finanziarie rilevanti.

Il legame tra banche e assicurazioni: un modello sotto pressione
Secondo Hamaui, l’acquisizione conferma un dato strutturale del mercato finanziario italiano: il forte intreccio tra banche e assicurazioni. Unipol, colosso assicurativo con il 20% della Popolare di Sondrio e il 25% di Bper, si trova dietro questa mossa, puntando a rafforzare la distribuzione dei propri prodotti attraverso la rete bancaria.
Come evidenziato su lavoce.info, questa convergenza tra istituti bancari e compagnie assicurative ha finora rappresentato un elemento chiave del mercato italiano, garantendo sinergie nella vendita di polizze e nella gestione patrimoniale. Tuttavia, il progressivo passaggio alla digitalizzazione e l’avanzata dell’intelligenza artificiale potrebbero indebolire questo modello, favorendo piattaforme online più efficienti e meno costose.

L’importanza delle quotazioni di borsa nell’Ops
Un aspetto centrale dell’operazione riguarda il meccanismo dell’Ops, che prevede uno scambio di azioni senza esborso di liquidità. Questo significa che il successo dell’acquisizione dipenderà in larga parte dall’andamento in borsa dei due titoli.
Come spiega Hamaui, la crescita del 350% del valore azionario di Bper negli ultimi due anni, rispetto al +250% di Popolare di Sondrio, ha reso economicamente sostenibile questa operazione. Tuttavia, l’esito finale sarà determinato dal comportamento del mercato: se le azioni Bper dovessero perdere valore rispetto al rapporto di conversione offerto (1,45 azioni Bper per ogni azione Popolare di Sondrio), gli azionisti della banca valtellinese potrebbero rifiutare lo scambio, mettendo a rischio l’intera fusione.

Sinergie e costi: il bilancio dell’operazione
Bper ha stimato risparmi annui di 190 milioni di euro sui costi operativi e 100 milioni di sinergie sui ricavi, con un costo una tantum di integrazione di 400 milioni di euro. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la posizione di Bper, che oggi è la quarta banca italiana per attivi, dietro Intesa Sanpaolo, UniCredit e Banca Generali.
Come osserva lavoce.info, Bper ha già consolidato la propria presenza con acquisizioni importanti, come Carige e circa 480 filiali di Ubi Banca. L’integrazione con Popolare di Sondrio rientra in questo percorso di crescita, ma pone interrogativi su possibili sovrapposizioni operative, impatti occupazionali e reali benefici per i clienti.

Due questioni cruciali per il futuro del settore bancario
Al di là delle specifiche dell’operazione, Hamaui solleva due questioni centrali, che riguardano l’efficacia di questa stagione di fusioni per il sistema bancario e per l’economia reale.
1. Chi finanzierà le piccole e medie imprese?
Il consolidamento bancario rischia di allontanare le banche dal loro ruolo tradizionale di finanziatori dell’economia reale. Come spiegato su lavoce.info, oggi il credito alle imprese non è più il core business delle banche, a causa delle normative prudenziali e della maggiore redditività di altri settori come asset management e assicurazioni. In molti paesi, questo vuoto viene colmato da strumenti di finanziamento alternativi, come fondi di debito e obbligazioni, ma in Italia questi canali sono ancora poco sviluppati. Il rischio è che le Pmi rimangano senza accesso al credito, rallentando la crescita economica.
2. La crisi del risparmio gestito tradizionale
Un altro punto critico riguarda il modello di business bancario, fortemente basato sulla gestione del risparmio attraverso fondi comuni e polizze vita, che applicano commissioni elevate rispetto agli standard internazionali. Tuttavia, i risparmiatori stanno spostando i propri investimenti su strumenti più efficienti e a basso costo, come Etf e fondi indicizzati. Inoltre, sta emergendo una forte domanda per asset illiquidi, come private equity e hedge fund, mettendo in crisi il modello su cui le banche italiane hanno costruito la loro crescita negli ultimi decenni.

Giganti dai piedi d’argilla?
Le fusioni bancarie in corso potrebbero rafforzare il sistema finanziario italiano, ma solo se le nuove realtà sapranno adattarsi alle trasformazioni in atto. Come sottolinea Hamaui su lavoce.info, la corsa alla creazione di grandi gruppi non garantisce automaticamente stabilità e crescita.
Il rischio,” afferma l’economista, “è quello di creare giganti dai piedi d’argilla, istituti di grandi dimensioni ma privi di una strategia adeguata per affrontare il futuro”. La storia insegna che le banche devono evolversi in funzione delle esigenze dei clienti, delle imprese e dei mercati finanziari. Se le nuove realtà non saranno in grado di farlo, il consolidamento potrebbe rivelarsi un boomerang per il sistema economico.

Evitare di creare colossi incapaci di reggere le sfide del mercato
L’Ops di Bper su Popolare di Sondrio rappresenta un tassello importante del risiko bancario italiano, ma solleva anche interrogativi strategici di più ampio respiro.
Come evidenziato da lavoce.info, le fusioni tra istituti bancari dovrebbero rafforzare il credito alle imprese e migliorare i servizi per le famiglie, invece di concentrarsi solo sulla riduzione dei costi e sulla distribuzione di prodotti assicurativi.
La vera sfida, come conclude Rony Hamaui, sarà evitare di costruire colossi incapaci di reggere le sfide del mercato, perché, come diceva Colin R. Davis, “la strada verso il successo e la strada verso il fallimento sono quasi esattamente la stessa”.


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