Il Cimitero nazionale di Arlington, uno dei luoghi più sacri e simbolici degli Stati Uniti, ha rimosso dal suo sito web i collegamenti a pagine dedicate a veterani neri, ispanici, donne e a eventi storici come la Guerra civile. La decisione, confermata da un portavoce del cimitero, rientra in un più ampio sforzo del Dipartimento della Difesa volto a eliminare ogni riferimento a diversità, equità e inclusione dalla sua presenza online.
La mossa ha scatenato un acceso dibattito, con critiche che definiscono l’azione come un passo indietro nella lotta per il riconoscimento delle minoranze e delle donne nel contesto militare. Tra le pagine rimosse, quelle che celebravano figure come il generale Colin L. Powell, primo afroamericano a guidare il Joint Chiefs of Staff, e Thurgood Marshall, primo giudice nero della Corte Suprema.
Le reazioni: “Una cancellazione della storia”
La decisione ha suscitato indignazione tra storici, attivisti e familiari dei veterani. “Questa è una cancellazione della storia”, ha dichiarato il professor James Carter, storico militare dell'Università di Georgetown, in un'intervista rilasciata il 14 marzo. “Arlington non è solo un cimitero, è un monumento alla memoria collettiva della nazione. Rimuovere questi tributi significa negare il contributo di chi ha lottato per un'America più inclusiva”.
Anche il senatore democratico John Lewis Jr. ha espresso forte disappunto: “Onorare i veterani di ogni razza e genere è un dovere morale. Questa decisione è un insulto alla loro eredità e al loro sacrificio”, ha affermato in una dichiarazione rilasciata lo stesso giorno.
Le figure cancellate: un tributo negato
Tra le personalità rimosse dalle pagine web di Arlington ci sono alcune delle figure più iconiche della storia militare e civile americana:
• Colin L. Powell: generale pluridecorato e primo afroamericano a ricoprire il ruolo di Segretario di Stato.
• Hector Santa Anna: pilota di bombardieri B-17 durante la Seconda guerra mondiale e pioniere del ponte aereo su Berlino.
• I Tuskegee Airmen: i primi aviatori militari afroamericani, noti per aver completato oltre 1.800 missioni durante il conflitto mondiale.
• Il 6888th Central Postal Directory Battalion: l'unica unità del Women's Army Corps composta interamente da donne nere, che servì all'estero durante la Seconda guerra mondiale.
Non mancano riferimenti a figure civili come Ruth Bader Ginsburg, giudice della Corte Suprema e icona dei diritti delle donne, sepolta accanto al marito, Martin Ginsburg, veterano dell'esercito.
Il contesto politico: l'eredità di Trump
La decisione di Arlington sembra riflettere le politiche dell'amministrazione Trump, che durante il suo mandato ha spesso criticato i programmi di diversità e inclusione, definendoli “divisivi”. Secondo fonti interne al Dipartimento della Difesa, la rimozione dei link è parte di una direttiva più ampia volta a “uniformare” la narrazione storica, eliminando quelle che vengono considerate “enfasi eccessive” su razza e genere.
Tuttavia, questa interpretazione è stata contestata da molti. “Non si tratta di politica, ma di rispetto”, ha dichiarato il rappresentante democratico Sheila Jackson Lee. “Queste persone hanno servito il loro paese con onore. Meritano di essere ricordate”.
Cosa succede ora?
La rimozione dei link ha già portato a una petizione online, lanciata dalla National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), che chiede il ripristino delle pagine web. “Arlington deve essere un luogo di unità, non di divisione”, si legge nel testo della petizione, che ha già raccolto oltre 100.000 firme in poche ore.
Intanto, il portavoce del cimitero ha precisato che le tombe dei veterani rimangono accessibili al pubblico e che le informazioni rimosse potrebbero essere reinserite in una sezione “storica” del sito. Tuttavia, non è stata fornita una tempistica precisa.
Una ferita alla memoria collettiva
La decisione del Cimitero di Arlington solleva domande profonde su come una nazione scelga di ricordare il proprio passato. In un momento in cui gli Stati Uniti affrontano ancora tensioni razziali e di genere, la rimozione di questi tributi rischia di essere percepita non solo come un atto di cancellazione, ma come un passo indietro nella lunga marcia verso l'uguaglianza.