Anche Tesla, il colosso delle auto elettriche guidato da Elon Musk, sta iniziando a tremare di fronte alla prospettiva di nuove tariffe doganali imposte dall’amministrazione Trump. Nonostante Musk sia uno dei più ferventi sostenitori delle politiche protezionistiche del presidente, la società ha espresso preoccupazioni in una lettera inviata al rappresentante per il commercio statunitense, Jamieson Greer.
Nella missiva, Tesla ha avvertito che i dazi potrebbero esporre gli esportatori americani a “impatti sproporzionati” a causa delle ritorsioni da parte di altri Paesi. “Le passate azioni commerciali degli Stati Uniti hanno provocato reazioni immediate da parte dei paesi presi di mira, tra cui tariffe aumentate sui veicoli elettrici importati in quei paesi”, si legge nel documento. La lettera, rimasta anonima (“nessuno vuole essere licenziato per averla mandata”, ha rivelato una fonte interna), è stata inviata in risposta a una richiesta di commenti pubblici sui potenziali rischi per le aziende americane.
Il declino di Tesla in Europa e Cina
Le preoccupazioni di Tesla non sono infondate. La società sta affrontando un periodo particolarmente difficile, con un calo significativo delle vendite in due dei suoi mercati chiave: Europa e Cina. A febbraio 2025, le vendite in Germania sono crollate del 76%, in Francia del 45% e in Svezia del 42%. Anche in Cina, dove la concorrenza nel settore dei veicoli elettrici è feroce, Tesla ha registrato un calo del 49% nelle vendite.
Il lancio della nuova Model Y, avvenuto di recente, non è stato sufficiente a invertire la tendenza. In Europa, in particolare, la crescente ostilità verso Elon Musk e le sue posizioni politiche ha alimentato un boicottaggio nei confronti del brand. “La situazione è critica”, ha commentato un analista del settore automotive, che ha chiesto di rimanere anonimo. “Tesla sta perdendo terreno a favore dei concorrenti locali, soprattutto in Cina, dove le case automobilistiche stanno investendo massicciamente nell'elettrico”.
I rischi dei dazi per l’economia statunitense
Le preoccupazioni di Tesla sono condivise da molti altri settori dell’economia americana. Importatori, distributori e rivenditori temono che i dazi proposti da Trump, tra cui una tariffa del 200% su champagne, vini e alcolici europei, possano avere un impatto devastante. “Una tariffa del 200% sul vino importato distruggerebbe le aziende statunitensi”, ha dichiarato Ben Aneff, presidente della U.S. Wine Trade Alliance, in un’intervista a Reuters. “I dazi farebbero un danno economico significativamente maggiore qui negli Stati Uniti rispetto all'Europa”, ha aggiunto.
Anche i proprietari di bar e ristoranti temono licenziamenti di massa e chiusure. “Se queste tariffe verranno implementate, molti di noi non sopravviveranno”, ha affermato un ristoratore di New York, che ha preferito non rivelare il proprio nome.
La richiesta di Tesla: evitare rincari sui materiali strategici
Oltre ai timori per le ritorsioni, Tesla ha esortato l’amministrazione a evitare di rendere più costosi da importare i minerali essenziali per la produzione di batterie, come litio e cobalto, che scarseggiano negli Stati Uniti. “Aumentare i costi di questi materiali avrebbe un impatto diretto sulla nostra competitività globale”, si legge nella lettera.
Una luce in fondo al tunnel?
Nonostante le difficoltà, Tesla ha ricevuto una piccola consolazione da Israele, che ha chiesto alla società di presentare un’offerta per fornire auto elettriche ai funzionari governativi. Tuttavia, questo accordo non sembra sufficiente a compensare le perdite subite in altri mercati.
Una spirale di ritorsioni che penalizza tutti
La situazione di Tesla, d’altro canto, riflette le tensioni più ampie nell’economia globale, dove le politiche protezionistiche rischiano di innescare una spirale di ritorsioni. Mentre Elon Musk continua a sostenere pubblicamente Trump, la sua azienda è costretta a fare i conti con le conseguenze concrete di queste politiche. Il futuro di Tesla, così come quello di molte altre aziende americane, dipenderà dalla capacità di navigare in un panorama commerciale sempre più complesso e ostile.