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Sanzioni disciplinari per chi ha occupato Hamilton Hall: battaglia legale per i registri degli studenti

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Sanzioni disciplinari per chi ha occupato Hamilton Hall: battaglia legale per i registri degli studenti

FOTO: Beyond My Ken - CC BY-SA 4.0

La Columbia University ha annunciato di aver espulso o sospeso alcuni studenti coinvolti nell'occupazione di Hamilton Hall, l'edificio del campus preso simbolicamente durante le proteste pro-palestinesi della scorsa primavera. La decisione, comunicata giovedì in un'e-mail inviata all'intera comunità universitaria, prevede anche la revoca temporanea dei diplomi per alcuni studenti già laureati.

Sanzioni disciplinari per chi ha occupato Hamilton Hall: battaglia legale per i registri degli studenti

La direzione dell’ateneo ha spiegato che le sanzioni disciplinari, stabilite dal Consiglio giudiziario universitario, sono state decise in base alla gravità delle azioni commesse. Tuttavia, la Columbia non ha specificato quanti studenti siano stati espulsi, sospesi o abbiano subito la revoca del titolo di studio.

Il provvedimento arriva in un momento di forte tensione per l’università, dopo l’arresto del noto attivista palestinese Mahmoud Khalil, avvenuto sabato scorso su ordine delle autorità federali per l’immigrazione. L’amministrazione Trump ha commentato l’accaduto parlando di “un primo arresto di molti” e ha annunciato il taglio di oltre 400 milioni di dollari di fondi federali all’ateneo, accusato di non aver affrontato adeguatamente l’antisemitismo nei campus.

L’occupazione di Hamilton Hall e la repressione delle proteste

L’occupazione dell’edificio è stata una delle fasi più critiche del movimento studentesco pro-palestinese. Dopo settimane di proteste pacifiche, culminate con l’installazione di accampamenti nel campus, un gruppo di studenti e attivisti ha deciso di barricarsi dentro Hamilton Hall il 30 aprile 2024, bloccando gli accessi con mobili e lucchetti.

La reazione dell’università è stata immediata. Su richiesta dell’amministrazione, la polizia di New York (NYPD) ha fatto irruzione nel campus la notte successiva, arrestando decine di manifestanti coinvolti sia nell’occupazione dell’edificio che nell’accampamento.

Nel giugno successivo, il procuratore distrettuale di Manhattan ha annunciato di non voler perseguire penalmente 31 delle 46 persone arrestate per violazione di domicilio, ma l’università ha comunque portato avanti i procedimenti disciplinari interni, con il rischio di espulsione per gli studenti coinvolti.

Ora, dopo mesi di indagini e audizioni, il consiglio disciplinare della Columbia ha emesso le sue decisioni finali.

Il ruolo del Congresso e la minaccia ai fondi universitari

Le sanzioni disciplinari sono arrivate in un contesto in cui la Columbia è sotto la lente d’ingrandimento del Congresso degli Stati Uniti. I repubblicani della Camera, guidati dal Comitato per l’istruzione e la forza lavoro, hanno chiesto all’università di consegnare i registri disciplinari degli studenti coinvolti nelle proteste.

La richiesta è accompagnata da una minaccia concreta: se l’ateneo non fornirà i documenti, potrebbe perdere miliardi di dollari in finanziamenti federali.

In risposta, giovedì, Mahmoud Khalil e sette studenti (identificati con pseudonimi) hanno intentato una causa contro il comitato del Congresso, cercando di impedire la divulgazione dei documenti. La causa, depositata presso la Corte federale di Manhattan, accusa il comitato repubblicano di abuso di potere, sostenendo che la richiesta di documentazione disciplini gli studenti in base alle loro opinioni politiche, violando il Primo Emendamento.

Il portavoce del comitato, Tim Walberg, ha respinto le accuse, dichiarando che la richiesta di informazioni è essenziale per valutare la legislazione sul problema dell’antisemitismo nei campus universitari e per garantire che le università siano ritenute responsabili dei loro fallimenti.

Nuove accuse contro studenti critici verso Israele

Parallelamente alla battaglia legale, la Columbia ha recentemente istituito un nuovo consiglio disciplinare, che ha avviato procedimenti contro studenti che hanno espresso posizioni critiche nei confronti di Israele. L’iniziativa ha suscitato preoccupazioni tra le organizzazioni per la libertà di espressione, che temono una stretta sulla libertà di parola nel campus.

Mahmoud Khalil, pur non essendo stato coinvolto nell’occupazione di Hamilton Hall, è tra gli studenti sotto inchiesta.

Le reazioni del mondo accademico

L’annuncio delle espulsioni e delle sospensioni ha diviso la comunità accademica. Gil Zussman, presidente del dipartimento di ingegneria elettrica e membro della Task Force sull’antisemitismo della Columbia, ha applaudito la decisione.

“Dimostrare finalmente che infrangere le regole universitarie ha delle conseguenze è un importante primo passo per riportare l’università alle sue missioni fondamentali di ricerca e insegnamento”, ha scritto su X (ex Twitter).

Dall’altro lato, attivisti e alcuni professori hanno criticato l’ateneo per aver ceduto alle pressioni politiche e finanziarie del governo.

La Columbia University, dal canto suo, ha difeso il processo disciplinare, sottolineando che ogni caso è stato valutato individualmente e nel rispetto delle normative interne.

Un precedente pericoloso?

La vicenda della Columbia potrebbe avere conseguenze a lungo termine su tutto il panorama universitario statunitense. Il Congresso ha già messo sotto osservazione altre istituzioni, e il rischio è che il controllo politico sulle università si intensifichi, influenzando le decisioni accademiche e disciplinari.

Mentre la battaglia legale continua, resta da vedere se l’ateneo riuscirà a mantenere la propria indipendenza o se il caso di Hamilton Hall segnerà un punto di svolta nel rapporto tra università e potere politico negli Stati Uniti.

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