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Risiko bancario italiano, scatta l’assalto ai pezzi da novanta

- di: Bruno Coletta
 
Risiko bancario italiano, scatta l’assalto ai pezzi da novanta
Tra fusioni, assalti incrociati e dossier esplosivi, il risiko bancario italiano scopre le sue fragilità.
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L’assalto è cominciato
Nel cuore della finanza italiana è scoppiato un risiko che sa di resa dei conti. Quattro grandi nomi—Mediobanca, MPS, Generali e UniCredit—si stanno sfidando a colpi di OPS, quote strategiche e contromosse da manuale di guerra industriale. E, dietro le quinte, si muovono anche vecchie rivalità, ambizioni di potere e retroscena politici. Nessuna è al sicuro. Tutte vogliono qualcosa.
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MPS al contrattacco: l’Ops su Mediobanca
Monte dei Paschi di Siena ha acceso la miccia. Dopo il ritorno in utile e una cura lacrime e sangue durata anni, la banca più antica del mondo è tornata protagonista con un’offerta pubblica di scambio da 13,3 miliardi di euro su Mediobanca. L’idea è ambiziosa: creare un nuovo polo bancario tutto italiano, che combini la forza retail di MPS con l’expertise finanziaria di Piazzetta Cuccia.
Il CEO di MPS, Luigi Lovaglio, ha dichiarato da Siena: “La stagione della sopravvivenza è finita. Ora MPS vuole contare”.
L’operazione ha subito agitato le acque tra azionisti storici e ambienti istituzionali. Il Tesoro, ancora azionista di MPS, osserva con attenzione e appoggia l'ipotesi del terzo polo bancario. E Mediobanca, che non intende farsi scalare facilmente, ha risposto con un colpo di teatro.
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Mediobanca: contrattacco su Banca Generali e addio a Generali

Il 14 maggio, in una mossa studiata al millimetro, Mediobanca ha annunciato un’offerta da 6,3 miliardi su Banca Generali. Per finanziarla, Piazzetta Cuccia sarebbe pronta a cedere la quota del 13% in Assicurazioni Generali, il suo storico cavallo di battaglia.
“Non abbiamo bisogno di baluardi storici, ma di visione futura”, ha dichiarato un advisor vicino all’operazione.
La vendita della quota in Generali sarebbe uno strappo con implicazioni epocali, perché romperebbe uno dei triangoli di potere più radicati della finanza italiana: Mediobanca-Generali-sistema paese.
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UniCredit: Orcel sogna la conquista ma trova ostacoli
Intanto, a Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel gioca la sua partita europea. Dopo aver messo le mani su una quota del 28% di Commerzbank, ora ha un obiettivo più vicino a casa: Banco BPM. L’offerta ventilata si aggira sui 10 miliardi di euro, ma a bloccare l’avanzata sono due fattori chiave: l’opposizione politica e il dossier Russia.
Il 10 maggio, da Roma, fonti del MEF hanno chiarito: “UniCredit deve completare il disimpegno dalla Russia prima di ogni acquisizione rilevante sul suolo italiano”.
Il che significa che l’ambizione di Orcel potrebbe dover attendere, o virare altrove. Per ora, UniCredit osserva il risiko con attenzione e si prepara.
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Generali: tutti la vogliono, nessuno la comanda
Nel mezzo del campo di battaglia, Assicurazioni Generali è l’obiettivo più ambito e conteso. Mediobanca la sta mollando per fare cassa, ma Delfin di Del Vecchio e Caltagirone non stanno a guardare. L’ingresso di UniCredit con il 4,1% ha solo complicato il quadro.
Un analista di Barclays ha commentato: “Generali è l’ultima grande preda italiana in un settore che sta cambiando pelle. Ma chi controlla Generali, controlla una leva formidabile di potere finanziario”.
Gli equilibri interni sono fragilissimi, e le alleanze più politiche che industriali.
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Poltrone, regole e incognite politiche
Oltre agli asset, si gioca una partita sulle poltrone: CEO, CDA, assetti, governance. Il risiko tocca anche la struttura del sistema Italia, tra banche, assicurazioni e grandi famiglie industriali. E in assenza di una vera regia politica, le operazioni sembrano più una guerra di logoramento che un disegno strategico.
La BCE guarda con preoccupazione alla frammentazione. Il rischio? Che il consolidamento degeneri in un risiko all’italiana: lento, opaco e potenzialmente autodistruttivo.
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Un risiko senza regole e con molte mine
Il risultato, ad oggi, è un sistema bancario più esposto, non più forte. I valori in Borsa oscillano, gli investitori esteri osservano ma non si fidano, e la mancanza di una visione sistemica espone l’Italia al rischio di essere preda anziché predatore.
“Il settore bancario è tornato centrale, ma è ancora troppo debole per reggere una vera guerra di posizione”, ha dichiarato Giovanni Sabatini, direttore generale dell’ABI.
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Una partita ad alto rischio 
Il risiko bancario italiano non è un gioco da tavolo. È una partita ad alto rischio, in cui tutti cercano di rafforzarsi indebolendo gli altri, ma nessuno, per ora, costruisce un vero polo di stabilità. E la posta in gioco non sono solo le banche: è la tenuta del sistema-Paese.

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