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La bomba di Piazza Fontana: il 12 dicembre che cambiò l’Italia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
La bomba di Piazza Fontana: il 12 dicembre che cambiò l’Italia
Milano, un freddo pomeriggio di dicembre, a pochi giorni dal Natale. Piazza Fontana brulica di vita: lavoratori, agricoltori, semplici cittadini si muovono tra le commissioni quotidiane. All’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura, la sala centrale è affollata. È un luogo che ispira fiducia, un simbolo dell’operosità di un’Italia in piena ricostruzione economica.

La bomba di Piazza Fontana: il 12 dicembre che cambiò l’Italia

Alle 16:37 tutto cambia. Un’esplosione devasta la sala, squarciando vite e lasciando un segno indelebile nella storia del Paese. La bomba uccide sedici persone e ne ferisce altre 88. Sono uomini e donne comuni, strappati alla quotidianità da un atto di violenza senza precedenti.

Un’Italia colpita al cuore

La strage di Piazza Fontana segna una frattura profonda. L’Italia del 1969 è un Paese in bilico: da una parte il boom economico, dall’altra le tensioni sociali e politiche che premono come una marea. L’attentato non è un episodio isolato ma il primo tassello di una strategia del terrore che mira a destabilizzare il sistema democratico, seminando paura e divisione.

Nei giorni successivi, le indagini si orientano sugli ambienti anarchici. Giuseppe Pinelli, ferroviere e attivista, viene arrestato e muore in circostanze mai chiarite precipitando dalla finestra della Questura di Milano. Ma la verità emergerà solo dopo anni di depistaggi e processi: la strage fu opera di ambienti neofascisti, sostenuti da complicità oscure che intendevano alimentare il caos per giustificare una svolta autoritaria.

Le parole di Mattarella: un monito alla memoria

In occasione del 55° anniversario, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato quei tragici eventi con parole incisive: "La strage che colpì Milano, a Piazza Fontana, fu espressione del tentativo eversivo di destabilizzare la nostra democrazia, imprimendo alle istituzioni una torsione autoritaria. La Repubblica è vicina ai familiari delle vittime e sente il dovere della memoria. Fu anzitutto l’unità in difesa dei valori costituzionali a sconfiggere gli eversori e a consentire la ripresa del cammino di crescita civile e sociale. Verità e democrazia hanno un legame etico inscindibile."

Parole che richiamano la responsabilità collettiva di mantenere viva la memoria e di non abbassare mai la guardia contro ogni tentativo di minare i fondamenti democratici del nostro Paese.

Una ferita ancora aperta


Piazza Fontana non è solo un capitolo doloroso del nostro passato, ma un monito. Le vittime di quella strage erano persone comuni, ma il loro sacrificio ha lasciato un segno indelebile. Ricordare significa non lasciare che il tempo cancelli ciò che è accaduto. È un atto di giustizia verso le vittime e un impegno a costruire un futuro più solido e consapevole.

Oggi, mentre l’Italia guarda avanti, Piazza Fontana ci invita a non dimenticare. La memoria è il fondamento della democrazia, e il ricordo di quella tragica giornata del 1969 deve continuare a guidarci. Solo così potremo garantire che il sacrificio di quegli innocenti non sia stato vano.
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