Ambiente: l'inquinamento atmosferico è la causa di un decesso su cinque

- di: Jean Aroche
 
Un decesso su cinque nel mondo è legato all'inquinamento atmosferico: è drammatico il responso di uno studio condotto dall'università americana di Harvard, che ha di fatto aumentato di molto le stime che invece vengono fatte dalle autorità sanitarie degli Stati. Lo studio è stato presentato sulla rivista scientifica Environmental Research, frutto di una collaborazione dei ricercatori di salute ambientale di Harvard con quelli delle università britanniche di Birmingham, Leicester e Londra.

Gli scienziati hanno cercato di misurare la mortalità dovuta alle particelle fini (Pm2,5, con un diametro inferiore a 2,5 micrometri) conseguenza della combustione di combustibili fossili (principalmente carbone, petrolio e gasolio).
Paradigmatico il caso della Francia dove, secondo lo studio, si registrano annualmente 100.000 morti premature (97.242) da mettere in diretta relazione all'inquinamento atmosferico esterno legato ai combustibili fossili. Questa cifra si traduce nel 17,3% del totale dei decessi. Un bilancio in crescita di quasi il 45% rispetto all'ultima stima (una ricerca pubblicato a marzo 2019 sull'European Heart Journal , la rivista medica della Società Europea di Cardiologia).

Il numero di 97.242 decessi è, poi, più del doppio della cifra ufficiale di 48.000 decessi stimata nel 2016 dalla Sanità francese. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) fa ancora riferimento a 4,2 milioni di morti attribuibili all'inquinamento atmosferico esterno, basandosi su una stima del 2016. Il totale, riferito al 2018 dai ricercatori di Harvard, parla di 8,7 milioni di morti premature. La Cina, dove però la situazione è migliorata da dieci anni a questa parte, paga ancora il prezzo più alto con 2,4 milioni di vittime.

Come si può spiegare che la mortalità attribuita all'inquinamento atmosferico sia stata finora così sottovalutata? Innanzitutto per il fatto che gli autori della ricerca si sono concentrati sullo studio delle particelle di origine fossile, a differenza delle valutazioni precedenti, che hanno esaminato tutte le Pm2,5, senza cercare di distinguerle in base alla loro fonte di emissione.
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