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Scoperto un affresco nascosto di Giotto sotto un muro seicentesco

- di: Vittorio Massi
 
Scoperto un affresco nascosto di Giotto sotto un muro seicentesco
Affresco nascosto di Giotto scoperto a Pistoia: la grande riscoperta
Emerso a Pistoia durante un restauro, il capolavoro riapre il dibattito sull’eredità del maestro toscano e sul destino dell’arte dimenticata.

Era lì da secoli, dimenticato sotto un muro settecentesco, ingabbiato in silenzio da almeno trecento anni. Quando un team di restauratori ha cominciato i lavori di consolidamento nella Cappella della Maddalena – uno spazio minore ma elegantemente decorato all’interno della Basilica di Santa Chiara, in Toscana – nessuno si aspettava che dietro l’intonaco si nascondesse un affresco che avrebbe fatto tremare le certezze della storia dell’arte italiana.

La scoperta è avvenuta a Pistoia, città dal ricchissimo tessuto artistico medievale e rinascimentale, ma fino ad ora mai direttamente associata all’opera giottesca. Il primo frammento visibile, emerso casualmente durante il distacco di una sezione ammalorata del muro, mostrava un volto dai tratti marcati, lo sguardo rivolto verso l’alto, gli occhi grandi e profondamente umani. Un’immagine “che parla”, come solo Giotto sapeva fare.

L’identificazione: tutti gli indizi portano a Giotto

Lo stupore si è trasformato in metodo. Le analisi sono state immediatamente affidate a un’équipe guidata dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Dopo rilievi multispettrali, carotaggi stratigrafici e confronti stilistici, è emerso che l’affresco potrebbe risalire al primo decennio del Trecento. L’attribuzione a Giotto non è ancora ufficiale, ma appare sempre più probabile: “Abbiamo identificato tratti figurativi, impianto spaziale e gamma cromatica che coincidono con quelli della Cappella degli Scrovegni e dei cicli di Assisi. Le mani, gli occhi, la costruzione prospettica rudimentale ma efficace: tutto parla giottesco”.

Secondo le analisi radiocarboniche su alcuni frammenti organici dell’intonaco originale, il periodo di esecuzione si colloca tra il 1298 e il 1310. La composizione, ancora solo parzialmente emersa, raffigura la Nascita della Vergine con una sorprendente ambientazione domestica, innovativa per l’epoca, e personaggi colti in gesti affettuosi e realistici. “L’umanità di questo Giotto è ancora intatta”, ha scritto uno studioso, “e l’effetto di rivelazione è potente anche oggi, come lo fu per i suoi contemporanei”.

Perché era stato coperto?

L’affresco, con ogni probabilità, fu realizzato su una delle pareti laterali di una cappella privata all’interno del complesso basilicale. Nel 1627, con il rifacimento in stile barocco dell’intero edificio e la costruzione di nuovi altari, molte delle decorazioni preesistenti furono sacrificate o inglobate. I documenti locali parlano di lavori volti a “nobilitare l’edificio con gusto moderno, secondo i dettami del Concilio di Trento”.

Questo potrebbe aver portato alla copertura di dipinti medievali ritenuti ormai arcaici o troppo essenziali rispetto all’estetica della Controriforma. È la stessa sorte toccata a molte opere nei secoli della transizione. Ma ciò che sorprende è che nessun documento sembrava ricordare la presenza di un’opera di tale portata: “È come se si fosse voluto cancellare non solo l’immagine, ma anche il ricordo della sua esistenza”.

L’importanza per la storia dell’arte

Se l’attribuzione sarà confermata, si tratterà della prima opera giottesca documentata a Pistoia e di una testimonianza preziosa dell’estensione del suo linguaggio figurativo. Giotto fu attivissimo in Toscana, ma la presenza nel nord della regione, in contesti minori, è stata finora solo ipotizzata.

Il suo stile influenzò intere generazioni di pittori, ma questa scoperta dimostra che non portava solo “modelli”, portava se stesso. L’empatia, la rivoluzione dell’espressione del sentimento, è il marchio di fabbrica giottesco. E qui – in questo piccolo volto nascosto – tutto questo torna a vivere.

Il restauro: delicato e trasparente

Il percorso di restauro sarà lungo e complesso. Al momento è stata rimossa solo una porzione del muro, lasciando emergere circa il 40% della scena. Il rischio di danneggiare l’affresco durante la rimozione dell’intonaco soprastante impone tempi lenti e misure cautelative. La Sovrintendenza prevede che la rimozione completa potrà essere completata entro la fine del 2026.

“Siamo di fronte a un caso rarissimo, dove la conservazione dell’intonaco settecentesco deve dialogare con la restituzione dell’opera trecentesca. L’obiettivo è un’esposizione ‘a finestra’, che permetta ai visitatori di cogliere entrambi i livelli temporali”.

La risposta del pubblico

La notizia ha avuto un’eco immediata. Le prenotazioni per visite guidate alla basilica sono raddoppiate in due settimane. “Una scoperta del genere non accade ogni anno. È come se il tempo avesse voluto sorprenderci di nuovo”, ha scritto un artista.

L’assessore alla cultura della Regione Toscana ha parlato di “un’occasione storica per rilanciare l’identità artistica di Pistoia e portare luce sulle sue potenzialità culturali troppo spesso trascurate”.

Il mistero sotto l’intonaco

In un’epoca di iperconnessione e riproducibilità digitale, questa scoperta ci ricorda che il tempo non ha finito di stupirci. I muri parlano. E talvolta, sotto le croste del tempo e della dimenticanza, tornano a dirci qualcosa di autentico, di necessario.

Giotto non ha mai cercato l’immortalità. Ma nel volto umanissimo di una madre inginocchiata, nel gesto attento di una serva che porge un panno, nella luce che accarezza il contorno degli occhi, la sua arte ci sfida ancora. Riaprendo gli occhi del presente sul silenzio eloquente del passato.

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