Domicilio digitale: diviene operativo l’INAD, per semplificare i rapporti tra cittadini e PA

 
È divenuto pienamente operativo dal 6 luglio scorso L’INAD, ovvero l’Indice Nazionale dei Domicili Digitali.

Registrandosi al portale, cittadini, professionisti e aziende potranno ricevere tutte le comunicazioni ufficiali da parte della PA su un unico canale, semplice e immediato. Ma cosa bisogna fare per registrarsi?

È molto semplice, basterà collegarsi al sito https://domiciliodigitale.gov.it, accedere con SPID, CIE o CNS ed inserire il proprio recapito di posta elettronica certificata.

Un servizio senza dubbio rapido, innovativo, tecnologico, che consente ai cittadini di ricevere comunicazioni elettroniche aventi valore legale. Un elemento di sburocratizzazione e chiarezza, che consente un notevole risparmio alla PA in termini di costi e tempi. 

Tale strumento offre alle pubbliche amministrazioni, infatti, molteplici vantaggi nell’ottica della sostenibilità sociale, economica e ambientale: oltre a garantire una ricezione tempestiva delle comunicazioni (con un risparmio notevole sui tempi di spedizione e ricezione), permette un risparmio sui costi di postalizzazione (stampa, invio e gestione delle comunicazioni cartacee), nonché l’automatizzazione delle notifiche. Tutti benefici che miglioreranno l’efficienza e la trasparenza nel rapporto tra PA e cittadini.

Fin qui nessun problema: ma per i cittadini che vogliono usufruire di questa possibilità non è tutto gratis.

La posta elettronica certificata, infatti, costa mediamente 6,75 euro (il servizio base per il primo anno). Il rinnovo costa 12,51 euro e il servizio pro 35,51 euro l’anno. Tutti costi notevolmente aumentati rispetto allo scorso anno, mediamente del 10%… sarà una coincidenza che tali aumenti avvengano proprio nel 2023, con l’entrata in vigore dell’INAD? Il dubbio sorge spontaneo.

Guardando a questi rincari appare evidente come, per invogliare i cittadini ad usufruire di tale strumento e dotarsi di una pec, è necessario agevolarne l’attivazione, magari prevedendo sconti e sussidi, almeno per i primi anni. Attualmente in Italia sono attive appena 11 milioni e 290 mila caselle, molte delle quali a uso di enti e professionisti, un numero davvero limitato, che ancora non consente il risparmio e l’immediatezza auspicati dal Governo, ecco perché è necessario investire maggiormente in innovazione, informando, educando ed incentivando l’utilizzo da parte dei cittadini di questo strumento.
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