Tutti pazzi per la fotografia. Da Brescia a Roma l’agenda del weekend

- di: Samantha De Martin
 
Peperoni, conchiglie, dune di sabbia simili a corpi dall’ostinata purezza. Oggetti nella loro quintessenza eletti a metafore visive degli elementi stessi della natura. Al Brescia Photo Festival la grande monografica WESTON. Edward, Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi, allestita al Museo di Santa Giulia e dedicata a uno dei maestri della fotografia del Novecento, apre la lunga carrellata di appuntamenti con i guru dell’obiettivo che accompagnano questo weekend dell’arte. Dagli scatti dedicati al lavoro e all’industria, al centro de una grande mostra al MAST di Bologna, fino ai borghi e ai paesaggi adagiati lungo l’Appia, la Regina Viarum immortalata dal fotografo romano Giulio Ielardi, 29 giorni di cammino zaino in spalla, ecco quattro idee per gli appassionati dell’obiettivo.

Gli scatti di Ed Weston al Brescia Photo Festival 

Fino al 24 luglio, in occasione della quinta edizione del Brescia Photo Festival, il Museo di Santa Giulia e altre sedi espositive cittadine, accolgono interessanti mostre e importanti eventi intorno alle molteplici declinazioni del “ritratto” nella storia della fotografia italiana e internazionale. Tra gli appuntamenti più attesi, la mostra omaggio a Edward Weston, uno dei maestri del Novecento, un percorso inedito sviluppato con gli eredi del celebre fotografo. Intitolata WESTON. Edward, Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi, la grande monografica, allestita al Museo di Santa Giulia, espone per la prima volta in Italia le opere del maestro statunitense, accanto a quelle dei figli Brett e Cole e della nipote Cara. Il percorso, a cura di Filippo Maggia, promosso da Fondazione Brescia Musei e Skira e progettato in sinergia con la famiglia Weston, accoglie oltre 80 capolavori, tra cui 40 del solo Edward, con i suoi lavori più significativi: dai nudi plastici agli oggetti trasformati in sculture fino ai celebri vegetable - peperoni, carciofi, cavoli - e le conchiglie inquadrate in primissimo piano. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18.

A Milano lo sguardo di Galimberti sulla nostra storia 

Kiev, 25 febbraio 2022. Una fila silenziosa di auto lascia la città al primo giorno di conflitto. È solo una delle 30 fotografie di grande formato che, fino al prossimo 1°maggio, arricchiscono la mostra di Maurizio Galimberti dal titolo Uno sguardo sulla nostra storia, nella cornice del Museo Diocesano Carlo Maria Martini. Con le sue composizioni a mosaico, realizzate con macchine fotografiche istantanee, nelle quali, il soggetto - persone o porzioni di città - viene scomposto in numerosi scatti, spesso corrispondenti a diverse prospettive, per essere ricomposto in un’immagine sfaccettata, Galimberti si confronta con la storia del Novecento, ripercorrendola attraverso i suoi protagonisti. Ci sono Giovanni Paolo II e madre Teresa di Calcutta, ritratta nel tenero gesto di abbracciare un bambino, ma anche la guerra in Vietnam, l’attentato alle Torri gemelle e la pandemia di Covid-19. Come afferma il curatore Denis Curti, “Con questo nuovo progetto il nostro Instant Artist prende in analisi alcune icone della nostra storia recente e, attraverso la poetica del ready made, restituisce nuova forza a quelle immagini così conosciute e, forse, fin troppo radicalizzate”. Visti tutti insieme questi mosaici assurgono a campionario di eventi memorabili e ampiamente storicizzati che qui, grazie all’intervento di rilettura di Galimberti, si trasformano in autentiche reliquie contemporanee. Di grande impatto sono i volti dei più piccoli, profughi dei sogni, in urgenza di un futuro, protagonisti delle tragedie del Novecento, da Auschwitz a Srebrenica. La mostra è aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 18.

A Bologna Oliviero Toscani e 200 anni di storia in 500 scatti

Il doppio appuntamento bolognese con la fotografia ci conduce tra le sale del MAST e a Palazzo Albergati. Alla Fondazione MAST - Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia - fino al 28 agosto di Bologna una selezione di 500 immagini di 200 maestri dello scatto, ma anche di artisti anonimi internazionali e italiani, scandiscono la mostra The Mast Collection. Visual Alfabet of Industry, Work and Technology, a cura di Urs Stahel, un viaggio nell’universo del lavoro e nell’evoluzione del mondo industriale. Si tratta di una selezione tra gli oltre 6000 lavori, tra immagini e video, realizzati dai maestri dell’obiettivo della Collezione della Fondazione MAST, unico centro di riferimento al mondo di fotografia dell'industria e del lavoro. Agli inizi del 2000 la Fondazione ha concepito questo spazio appositamente per la fotografia dell'industria e del lavoro, acquisendo immagini da collezioni private, case d'asta, artisti, fotografi, gallerie d’arte e oggi la raccolta racchiude opere del XIX secolo e dell'inizio del XX secolo. L’originalità della mostra consiste proprio nell’allestimento, che si presenta sotto forma di un alfabeto che si snoda sulle pareti di tre spazi espositivi, evidenziando un sistema concettuale che dalla A di “Abandoned” e Architecture arriva fino a W di “Waste”, “Water”, “Wealth”. Tra i 53 capitoli che scandiscono il percorso incontriamo l’industriale Alberto Alessi, i designer Achille Castiglioni, Enzo Mari, Aldo Rossi, Alessandro Mendini al centro di uno scatto di Gianni Berengo Gardin o La madre migrante immortalata da Dorothea Lange nel 1936.  Gli antichi processi di sviluppo e di stampa su diversi tipi di carta fotografica, dialogano con le nuove possibilità offerte dagli sviluppi tecnici e dall’innovazione digitale e inkjet fino a una contemporaneità 4.0. Dal MAST ci spostiamo a Palazzo Albergati dove una selezione di oltre cento scatti celebra gli 80 anni di Oliviero Toscani. Nella scelta del curatore Nicolas Ballario compaiono immagini che hanno fatto scalpore, come quelle delle campagne contro l’anoressia o la pena di morte, ma anche scatti poco noti che raccontano i primi anni di Toscani da fotografo e comunicatore, risalendo fino alla sua formazione alla Kunstgewerbeschule di Zurigo. Da non perdere il manifesto Chi mi ama mi segua per Jesus Jeans e il Bacio tra prete e suora del 1992. La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 20 (la biglietteria chiude un’ora prima)

A Roma la via Appia in 50 scatti 

Un viaggio a piedi da Roma a Brindisi, lungo la Regina Viarum. È l’omaggio fotografico di Giulio Ielardi all’Appia, concepita come un itinerario culturale battuto da turisti, appassionati e viaggiatori da oltre duemila anni. Dal 9 aprile al 9 ottobre una mostra - organizzata dal Parco Archeologico dell’Appia Antica e curata da Luigi Oliva e Simone Quilici - allestita presso il Parco Archeologico dell'Appia Antica (Complesso di Capo di Bove) ospita oltre cinquanta scatti realizzati dal fotografo romano, che raccontano il suo viaggio fatto a piedi nel 2021, in solitaria lungo la via Appia da Roma a Brindisi. Ventinove giorni di zaino in spalla tra ruderi e borghi alla ri-scoperta di una delle strade più antiche d’Italia. Le immagini diventano il pretesto per un aggiornamento sugli sviluppi della valorizzazione di questa arteria dell’antichità, prima grande direttrice di unificazione culturale della penisola. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19.15 (ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura).

Nella foto: Henri Cartier-Bresson, Gli ultimi giorni del Kuomintang (crollo del mercato), Shanghai, Cina, 1948-1949 | Fondation Henri Cartier-Bresson/Magnun Photos
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