Venezuela: il Paese ad un passo dal baratro

- di: Redazione
 
Non si placano le proteste popolari, in Venezuela, dopo che il presidente Nicolas Maduro ha rivendicato la legittimità della vittoria alle recenti elezioni. Teatro principale delle manifestazioni contro il leader del partito chavista è stata la capitale, Caracas, dove migliaia di persone si sono radunate nel centro della città per manifestare.
Molti degli oppositori hanno ripetuto la loro volontà di portare avanti la protesta ad oltranza, sperando forse in defezioni nelle file delle forze di polizia e dell'esercito, che invece, almeno fino ad oggi, sono rimaste fedeli a Maduro.

Venezuela: il Paese ad un passo dal baratro

Le manifestazioni sono state represse con durezza dalla polizia, che ha usato gas lacrimogeni e sparato proiettili di gomma. Da parte sua, l'opposizione denuncia la presenza, nelle piazze della protesta, di paramilitari vicini al presidente, alcuni dei quali - secondo alcuni video che girano in rete - avrebbero anche fatto ricorso ad armi da fuoco.
Il bilancio ufficiale parla di circa 750 persone arrestate. Due importanti ONG del Paese affermano, da parte loro, che nei disordini diverse persone sono morte e decine sono rimaste ferite.
Il governo, da parte sua, ha rinnovato il pieno appoggio al presidente.

Ieri il ministro della Difesa venezuelano, il generale Vladimir Padrino, ha descritto le proteste come "un colpo di Stato".
Circondato dalle truppe in armi, Padrino ha letto una dichiarazione in cui affermava che il presidente Maduro aveva "l'assoluta lealtà e il sostegno incondizionato" dei militari.
La leader dell'opposizione, Maria Corina Machado, ha intanto chiesto che le proteste non siano violente, chiedendo ai manifestanti di ''non cadere nelle provocazioni che il governo ci ha lanciato. Vogliono che i venezuelani si scontrino tra loro". ''Il nostro candidato - ha aggiunto - ha ottenuto il 70% dei voti. Abbiamo unito un Paese, i venezuelani che un tempo credevano in Maduro sono con noi oggi".
Diversi analisti venezuelani leggono, nei numeri delle proteste, il progressivo allontanamento da Maduro di una larga parte di coloro che avevano sostenuto il precedente presidente, Hugo Chavez.

Anche se la vittoria di Maduro è stata ufficializzata dal capo del Consiglio elettorale nazionale (peraltro, membro del partito del presidente e, in passato, suo avvocato), ad oggi non sono stati resi noti i conteggi dettagliati dei voti, alimentando i sospetti di manipolazioni del voto popolare. Come confermato dal fatto che l'organismo regionale per le Americhe, l'Organizzazione degli Stati Americani, ha accusato il governo venezuelano di avere distorto completamente i risultati. A rendere ancora più incandescente la situazione giungono le minacce (nemmeno tante velate) del procuratore generale Tarek Saab, da tempo alleato di Maduro, che ha annunciato che i manifestati arrestati saranno accusati di "resistenza all'autorità e, nei casi più gravi, di terrorismo". Tra gli arrestati c'è anche il coordinatore politico nazionale del partito di opposizione Voluntad Popular , Freddy Superlano.

La situazione sociale del Venezuela è drammatica: negli undici anni di potere di Maduro, quasi 7,8 milioni di persone sono fuggite dal Paese a causa della crisi economica e politica.
Volker Turk, capo dei diritti umani delle Nazioni Unite, ha dichiarato di essere profondamente preoccupato per la crescente tensione e violenza in Venezuela.
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