Usa 2024: Obama infiamma i democratici, ma è Michelle a rubare la scena

- di: Redazione
 
In un clima già elettrico di per sé, l'irruzione di Barak e Michelle Obama ha fatto salire i toni della convention democratica di Chicago, con l'ex presidente che ha toccato (con un discorso che spesso ha richiamato, nei toni, quelli d'un tempo) i temi della politica, dell'economia, della convivenza civile.
Ma è stata l'ex First Lady a prendersi la scena, coinvolgendo emozionalmente le migliaia di delegati e imponendo, sia pure a livello subliminale, l'interrogativo su quella che sarebbe potuto essere la corsa democratica verso la Casa Bianca se Michelle Obama fosse scesa, direttamente, in campo e non solo per vestire le vesti della sostenitrice di Kamala Harris.
E sulla serata, che pure ha visto molti altri interventi di personalità democratiche, ha aleggiato la nuova versione di quel "Yes, I can" che fu lo slogan martellante della campagna del primo presidente americano di pelle nera, oggi diventato "Yes, She can", affidando a Kamala Harris il testimone di una ideale staffetta.

Usa 2024: Obama infiamma i democratici, ma è Michelle a rubare la scena

Il discorso più profondo politicamente è stato quello di Barack Obama che ha attaccato Donald Trump, ma non cadendo nella tentazione di usare la tattica aggressiva sino all'offesa del candidato repubblicano.
Di Trump Obama ha detto che certo "non perde il sonno" per la difficile situazione degli americani, descrivendolo come "un miliardario di 78 anni che non ha smesso di lamentarsi dei suoi problemi da quando è sceso dalla sua scala mobile dorata. Continua e continua". Strappando più d'un sorriso all'uditorio, Obama ha fatto suo il paragone che descrive Trump come "il vicino che continua a far funzionare il suo soffiatore per foglie fuori dalla finestra ogni minuto del giorno". Trump, ha detto ancora l'ex presidente, "considera il potere nient'altro che un mezzo per raggiungere i suoi fini" e che "ha ucciso un accordo bipartisan sull'immigrazione che avrebbe contribuito a proteggere il nostro confine meridionale perché pensava che cercare di risolvere effettivamente il problema avrebbe danneggiato la sua campagna".
Durissima la stoccata sull'atteggiamento di Trump verso le tematiche della condizione femminile: "Non sembra preoccuparsene se altre donne perdono la loro libertà riproduttiva, dal momento che ciò non inciderà sulla sua vita".

Obama ha quindi affrontato il tema per eccellenza di tutte le elezioni presidenziali americane, quello della democrazia, dicendo che "il resto del mondo sta osservando" cosa accadrà nelle elezioni di novembre.
"Nessuna nazione, nessuna società" - ha aggiunto - "ha mai provato a costruire una democrazia così grande e diversificata come la nostra, una in cui le nostre alleanze e la nostra comunità non sono definite dalla razza o dal sangue, ma da un credo comune". Per Obama, sebbene gli Stati Uniti non possono essere "i poliziotti del mondo" o "sradicare ogni crudeltà e ingiustizia", l'America "deve essere una forza per il bene. Questo è ciò in cui crede Kamala Harris, e così la maggior parte degli americani". I democratici, ha sostenuto, "hanno un'idea più ampia di libertà" che consente ai lavoratori di provvedere alle proprie famiglie, "respirare aria pulita e bere acqua pulita" e mandare i propri figli a scuola "senza preoccuparsi se torneranno a casa".

"Questa" - ha ribadito - "è l'America in cui credono Kamala Harris e Tim Walz".
"La stragrande maggioranza di noi non vuole vivere in un Paese amareggiato e diviso" - ha detto ancora - "Vogliamo qualcosa di meglio. Vogliamo essere migliori. E la gioia e l'entusiasmo che stiamo vedendo attorno a questa campagna ci dicono che non siamo soli".
In chiusura di discorso, Obama ha detto: "Insieme, costruiremo un Paese che sia più sicuro e più giusto, più equo e più libero. Mettiamoci al lavoro".

Barak Obama, il cui arrivo sul palco dell'United Center è stato accolto da una ovazione, è stato preceduto da Michelle che, ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, ha mostrato di sapere padroneggiare perfettamente il rapporto con la folla, quella dei delegati, che ha ha scandito con applausi i passaggi più significativi del suo intervento, tutto condotto sul filo di una frase, "La speranza sta tornando", che era appunto quella che i presenti si aspettavano di sentire.
Michelle Obama ha parlato di Kamala Harris come "una delle persone più qualificate ad avere mai cercato di ricoprire la carica di presidente. Ed è una delle più dignitose, un omaggio a sua madre, a mia madre e probabilmente anche a tua madre. L'incarnazione delle storie che ci raccontiamo su questo Paese".

Michele Obama ha insistito sul sogno degli americani di costruire una vita migliore, non lesinando accuse a Donald Trump che "ha fatto tutto ciò che era in suo potere per far sì che la gente ci temesse. La sua visione limitata e ristretta del mondo lo faceva sentire minacciato dall'esistenza di due persone laboriose, molto intelligenti e di successo che, per giunta, erano anche di colore", afferma, riferendosi a sé stessa e al marito.
Un Trump che cerca di "raddoppiare la posta in gioco con menzogne brutte, misogine e razziste come sostituto di idee vere".

Ma Michelle Obama ha voluto riportare i delegati alla concretezza, al pragmatismo, mettendo da parte l'entusiasmo che potrebbe dare una visione distorta della realtà: "Non importa quanto bene ci sentiamo stasera, domani o dopodomani, questa sarà una dura battaglia, quindi non possiamo essere i nostri peggiori nemici", chiedendo ai democratici di "fare qualcosa", uno slogan ripetuto a gran voce ed con entusiasmo dalla folla.
"Non possiamo permetterci che nessuno resti con le mani in mano ad aspettare di essere chiamato".
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