Università di Urbino "Carlo Bo": ateneo dove 7 studenti su 10 trovano lavoro a un anno dalla laurea
- di: Redazione
La questione della concorrenza tra Università tradizionali e quelle telematiche e le soluzioni da adottare, le caratteristiche della popolazione stu-dentesca dell’Università di Urbino, il numero elevato di insediamenti universitari grazie ai Collegi dell’Ateneo, il problema della “fuga dei cervelli” e dei Neet, l’Università di Urbino promossa da AlmaLaurea sia per il gradimento degli studenti che per l’elevata percentuale di studenti occupati a un anno dalla laurea, le strategie nel Campo della Ricerca e i successi ottenuti, le risorse del PNRR e il contributo che gli Atenei danno alla sua attuazione attraverso accordi, partenariati e formando profili professionali specializzati.
Il Rettore Giorgio Calcagnini fa il punto della situazione.
In questi ultimi mesi il dibattito si è occupato spesso di concorrenza tra Università tradizionali e telematiche. Certamente il tema si è imposto all’attenzione dopo la pandemia, che ha incentivato modalità di erogazione delle lezioni sincrone e asincrone. C’è davvero un problema di “con-vivenza” tra questi due modelli?
Analizzando il contesto notiamo come inverno demografico e telematiche costituiscano un fattore di rischio per gli Atenei tradizionali. Mentre la platea di studenti è destinata a ridursi, registriamo che le telematiche negli ultimi dieci anni, faccio naturalmente riferimento al numero degli iscritti e delle iscritte, sono cresciute del 16%. Il punto vero è che le telematiche finora non sono state sottoposte alle nostre stesse regole e quindi hanno avuto un vantaggio competitivo. L’Ateneo di Urbino, come tutte le altre istituzioni pubbliche, deve giustamente rispettare standard di quali-tà, deve soddisfare criteri nel rapporto docenti/studenti (in Italia le Università tradizionali hanno un docente ogni 28 studenti, le telematiche uno ogni 385). Tutto questo non è previsto per le telematiche, per cui si determina il vantaggio competitivo di cui parlavo. Senza dimenticare poi il te-ma fondamentale della qualità dei corsi offerti agli studenti e alle studentesse, che senza regole precise non può essere facilmente garantita.
Quali soluzioni prevedere?
Ritengo che le misure che sta per mettere in campo la Ministra Bernini vadano nella giusta direzione, andando a regolamentare anche le Univer-sità online. È necessario fare ordine non per una questione pregiudiziale, ma per assicurare a studenti e studentesse una formazione di qualità.
Qual è la vostra popolazione studentesca? Da quali zone del paese provengono in maggioranza gli studenti dei vostri Atenei, e qual è la propor-zione con gli stranieri?
Il 50% degli studenti e delle studentesse proviene da fuori regione. Il 19% afferisce all’area Giuridico Politico Economico Sociale, il 45% all’area umanistica, mentre il 36% a quella scientifica. Il 6% dei nostri iscritti e delle nostre iscritte proviene infine da altri Paesi.
Chi ha dei figli studenti ‘fuori sede’, sa bene quanto sia oneroso il loro mantenimento, soprattutto nelle grandi città. Nelle zone delle vostre Uni-versità la situazione è migliore? Possono esserci strumenti (come ‘co-housing’ calmierato) per gestire meglio la situazione?
Il nostro Ateneo gode di un numero elevato di insediamenti universitari grazie ai Collegi. Può contare su 1.500 posti letto, che vanno a coprire gran parte delle esigenze degli studenti che fanno richiesta di borsa di studio. L’alloggio è gratuito per i vincitori di borsa, a prezzo convenzionato per gli idonei. Inoltre abbiamo recentemente emanato un Bando di concorso per l’assegnazione di un contributo per le spese di locazione abitati-va in favore di studenti e studentesse fuori sede che rispettino determinati requisiti economici.
Fuga dei cervelli e Neet: due gravi problemi per il Paese. Da un lato non si riesce a inserire i migliori talenti nel mondo del lavoro italiano, dall’altro un’ampia fetta di popolazione giovanile non è né in carriere universitaria, né ha un impiego o si sta formando per il lavoro. Cosa ne pensa? Come intervenire?
La fuga dei cervelli all’estero è una vicenda che va vista anche sotto il profilo economico perché il Paese perde una risorsa per lo sviluppo, perlo-più finanziata con risorse pubbliche. Il paradosso è che rispetto alla media europea il nostro Paese ha ancora pochi laureati. Quello dei Neet è un altro tema che ci deve preoccupare e spingere a maggiori investimenti nei percorsi formativi e nelle politiche attive del lavoro. L’Istat ci dice che nel 2023 i giovani tra i 15 e 29 anni che non lavorano e non studiano sono il 16,1%, una percentuale che è più elevata tra le donne che tra gli uomini. Riguardo agli interventi possibili per ridurre questi fenomeni, soprattutto in riferimento all’accesso al mondo del lavoro e dunque alla co-siddetta fuga di cervelli, posso dire che il nostro Ateneo è molto impegnato nel job matching. Abbiamo appena terminato il Career Day, che ha fatto incontrare 53 aziende con i nostri studenti e le nostre studentesse. Si tratta di un appuntamento che si ripete due volte l’anno e che è una occasione preziosa per crescere e cogliere opportunità professionali.
Quali sono i risultati che state registrando?
I dati occupazionali diffusi dal Rapporto AlmaLaurea 2023 rilevano che 7 studenti e studentesse su 10 sceglierebbero nuovamente la nostra Uni-versità e lo stesso corso. A un anno dalla laurea triennale e di secondo livello, 7 su 10 hanno trovato lavoro. Questo è il risultato di un impegno costante sulla formazione e sull’orientamento in uscita, dei 4mila tirocini all’anno e, appunto, dei due Career Day.
Nel campo della Ricerca quali possono essere le strategie da adottare?
Nell’ultimo anno l’Università di Urbino ha aderito all’iniziativa Human Resources Strategy for Researchers (HRS4R), che dà attuazione alla Carta europea dei ricercatori e al Codice di condotta per il loro reclutamento e serve a dare impulso allo sviluppo di un mercato europeo del lavoro at-trattivo, aperto e sostenibile. Poi ci sono gli investimenti. Uniurb di recente ha impiegato 20 milioni di euro, risorse provenienti da fondi PNRR e in parte dalla Regione (5,5 mln), in una struttura completamente riqualificata. Si tratta del Campus Scientifico Enrico Mattei, di cui abbiamo inaugurato i laboratori appartenenti al primo lotto, un grande hub della Ricerca. Qui, completamente immersi nel paesaggio urbinate, i nostri ricercatori potranno contare sulla possibilità di stabilire maggiori sinergie, che indubbiamente rappresentano un valore aggiunto. Oltre agli investimenti concorrono all’attrattività i progetti e i finanziamenti ottenuti per sostenerli. Abbiamo 76 progetti PRIN e PRIN PNRR finanziati nel 2023 dal MUR, il progetto PNRR “Vitality”, nell’ambito della linea prioritaria dell’ecosistema Innovazione, digitalizzazione e sostenibilità per l’economia diffusa nel Centro Italia. Infine otto progetti approvati all’interno del Programma Quadro Horizon Europe.
Lei ha citato il PNRR. Si parla spesso delle risorse che il Piano destina a istruzione e ricerca, meno del contributo che gli Atenei danno alla sua attuazione attraverso accordi, partenariati e formando profili professionali specializzati.
Il tema coinvolge i tre pilastri dell’Università: Ricerca, Didattica e Terza Missione. Come si sa quest’ultima riguarda in particolare il trasferimento di conoscenze dall’Università alla società civile e al tessuto imprenditoriale. Possiamo quindi affermare che il contributo degli Atenei alla crescita va al di là del PNRR. L’Università di Urbino, per fare esempi concreti, ha ideato e curato il CTE Square, la Casa delle Tecnologie Emergenti, a supporto di progetti di ricerca e sperimentazione ideati per trasferire know-how tecnologico verso le piccole e medie imprese. Un obiettivo simile, in ambito economico-finanziario, a quello del Percorso di educazione finanziaria per le PMI del territorio. In termini di public engagement siamo impegnati in 245 attività, che coinvolgono oltre 184 mila partecipanti. Quello delle Università come motore di crescita è un tema dunque ampia-mente dimostrabile e che tuttavia ha bisogno di maggiori sostenitori.