Proteste a Seul: il destino di Yoon Suk-Yeol appeso a un filo

- di: Matteo Borrelli
 
Manifestazioni tra neve e tensione
A Seul, la capitale della Corea del Sud, migliaia di persone sono scese in piazza oggi per esprimere la loro posizione sul futuro del deposto presidente Yoon Suk-Yeol (nella foto). Da una parte, sostenitori che chiedono l’annullamento dell’impeachment votato dal Parlamento il 14 dicembre scorso; dall’altra, oppositori che invocano il suo arresto per il tentato colpo di stato di dicembre.
Le manifestazioni, svoltesi davanti alla residenza privata di Yoon, si sono tenute in condizioni meteorologiche avverse, con una fitta nevicata che non ha scoraggiato i manifestanti. “Non possiamo permettere che la democrazia venga calpestata da chi vuole aggirare le istituzioni”, ha dichiarato Han Ji-won, un avvocato che sostiene l’impeachment.

Il mandato di arresto in scadenza
Gli investigatori sudcoreani hanno tempo fino alla mezzanotte di lunedì (le 16 italiane) per eseguire il mandato di arresto emesso nei confronti di Yoon. L’ex presidente è accusato di aver tentato di imporre la legge marziale a inizio dicembre, ignorando le obiezioni dei principali ministri del suo governo. Secondo un rapporto visionato dall’AFP, tra i contrari al suo piano figuravano il ministro della Difesa, Kim Jong-hwan, e il ministro dell’Interno, Park Sung-hoon.
Il ministro delle Finanze, Choi Sang-mok, attuale presidente ad interim, ha dichiarato: “Il governo rimane stabile, nonostante le difficoltà. L’importante ora è rispettare il processo costituzionale”.

Un futuro politico incerto
La sospensione di Yoon rimane valida fino a quando la Corte costituzionale non si pronuncerà sulla legittimità dell’impeachment. Un’eventuale conferma segnerebbe la fine della sua carriera politica e un capitolo drammatico per il sistema democratico sudcoreano.
Fonti vicine al tribunale suggeriscono che una decisione potrebbe arrivare entro le prossime settimane. Nel frattempo, l’opinione pubblica resta polarizzata. “Non è solo il destino di Yoon in gioco, ma quello della nostra democrazia”, ha affermato Kim Min-seok, docente di scienze politiche presso l’Università Nazionale di Seul.

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