Fed e Bce, strategie decise: inflazione sotto controllo nel 2025

- di: Bruno Coletta
 
 “Non è ancora il momento di stappare lo champagne”. Con questa immagine evocativa Adriana Kugler, membro del board della Federal Reserve, ha sintetizzato il dilemma che accompagna l’inizio del 2025 per la banca centrale statunitense. La questione cruciale? Procedere con decisione nel taglio dei tassi d’interesse per sostenere economia e occupazione o rallentare, considerate le recenti evidenze di un’inflazione ancora sopra la soglia di controllo.
A novembre l’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è risalito al 2,4%, spingendo Kugler a ribadire che “l’inflazione non è ancora domata”. Una posizione condivisa anche da Mary Daly, presidente della Fed di San Francisco, che avverte: “Il nostro lavoro non è ancora finito”. Daly pone l’accento su un equilibrio delicato: la necessità di combattere l’inflazione persistente senza compromettere il mercato del lavoro, dove la disoccupazione è salita al 4,2%, o innescare una recessione in un contesto già caratterizzato da incertezze geopolitiche e politiche interne.

Fed divisa e tassi in bilico
La Fed si prepara alla prima riunione di politica monetaria dell’anno, fissata per il 28 e 29 gennaio. Tuttavia, il presidente Jerome Powell ha già raffreddato le aspettative, parlando di un massimo di due riduzioni dei tassi nel 2025, contro le quattro inizialmente previste. Thomas Barkin, della Fed di Richmond, ha definito l’outlook del 2025 “positivo” ma ha sottolineato che restano “rischi potenziali di inflazione in rialzo”.
Il mercato attende con ansia due appuntamenti chiave: i dati sul lavoro in uscita venerdì prossimo e i verbali dell’ultima riunione del 2024, previsti per mercoledì, quando Wall Street resterà chiusa in segno di lutto per la morte dell’ex presidente Jimmy Carter.

Bce sotto accusa: “Troppo lenta”
Sull’altra sponda dell’Atlantico, la Banca centrale europea, guidata da Christine Lagarde (nella foto), è al centro delle critiche. Un sondaggio del Financial Times rivela che il 46% degli economisti considera la Bce “troppo lenta” nel taglio dei tassi, ostacolando la ripresa di un’Eurozona stagnante, con una Germania già in recessione.
Le aspettative per il 2025 indicano almeno quattro o cinque riduzioni di 25 punti base ciascuna. Tuttavia, il ritmo rilassato della politica monetaria europea ha sollevato preoccupazioni sulla capacità della Bce di sostenere una crescita fragile in un contesto economico globale complesso.

Il futuro delle banche centrali
Tra la cautela della Fed e le esitazioni della Bce, il 2025 si apre con un clima di attesa. Gli occhi sono puntati sui dati economici e sulle decisioni delle banche centrali, il cui ruolo sarà cruciale per affrontare una delle fasi più incerte della recente storia economica.

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