L’aumento dei prezzi del gas e i ritardi nello sviluppo delle energie rinnovabili continuano a pesare sull’economia italiana. Negli ultimi quattro anni, la mancanza di un piano chiaro per l’energia ha comportato costi enormi per le imprese, con impatti significativi sulla competitività. Aziende e associazioni chiedono interventi rapidi e strutturali per uscire dall’impasse.
Gas alle stelle, aziende sotto pressione
Il prezzo del gas è tornato a crescere, raggiungendo i 50 euro per megawattora con un incremento del 20% in meno di un mese. Questa situazione, aggravata dall’assenza di forniture russe, ha già prodotto una spesa complessiva per il sistema industriale di circa 20 miliardi di euro nel solo 2023, secondo stime fornite da Confindustria.
Confindustria lancia l’allarme:
“Non possiamo permetterci di continuare con prezzi così elevati rispetto al resto d’Europa. Le nostre imprese stanno perdendo competitività a causa di costi energetici insostenibili.”
I settori più colpiti includono ceramica, acciaio e carta, che stanno riducendo i turni di lavoro o fermando completamente la produzione. Per alcune aziende, i costi hanno superato i ricavi, portando a una crisi che potrebbe tradursi in chiusure definitive.
Rinnovabili in stallo: un’opportunità mancata
L’Italia, pur avendo uno dei migliori potenziali per lo sviluppo delle rinnovabili in Europa, ha rallentato drasticamente il ritmo di installazione di nuove infrastrutture. Tra il 2010 e il 2013, il Paese aggiungeva ogni anno circa 5.900 megawatt di capacità solare ed eolica. Oggi, la media è scesa sotto il gigawatt annuo.
Secondo uno studio di Legambiente, il ritardo nello sviluppo delle rinnovabili è costato al Paese circa 74 miliardi di euro negli ultimi quattro anni, a causa dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità superiori a quelli di Paesi come Spagna e Germania, che hanno accelerato le transizioni energetiche.
“È necessario uno sforzo straordinario per rimuovere i vincoli burocratici che rallentano i progetti rinnovabili - afferma Confindustria - Ogni giorno di ritardo aumenta i costi per il sistema economico e per le famiglie.”
Politiche energetiche inadeguate
Le aziende italiane chiedono al governo maggiore chiarezza e una visione di lungo periodo. La frammentazione normativa e i continui cambiamenti nelle politiche energetiche hanno reso difficile pianificare investimenti nel settore. Anche gli incentivi, spesso introdotti in modo disomogeneo, non hanno dato risultati soddisfacenti.
Il ministro dell’Energia, Gilberto Pichetto Fratin, ha recentemente annunciato un piano per accelerare i permessi per le energie rinnovabili, ma gli operatori del settore rimangono scettici. “Servono meno annunci e più fatti”, ha affermato Simone Togni, presidente dell’Associazione Nazionale Energia del Vento.
Nuove prospettive per il futuro
Alcuni segnali positivi arrivano da iniziative locali e private. Enel Green Power ha avviato nuovi progetti eolici in Sicilia e Puglia, e il governo ha promesso un fondo di dieci miliardi di euro per sostenere le imprese nella transizione verde.
Tuttavia, esperti come Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, avvertono:
“Se non acceleriamo la transizione, il rischio è quello di rimanere dipendenti dai mercati globali del gas, con tutte le conseguenze economiche e geopolitiche che ne derivano.”
Conclusione
L’Italia si trova a un bivio: continuare a subire gli alti costi del gas o investire con decisione in una transizione energetica che offra maggiore indipendenza e competitività. Le scelte che saranno fatte nei prossimi mesi determineranno il futuro del sistema industriale e, più in generale, dell’economia nazionale.