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Dischi volanti a Bruxelles

- di: Barbara Leone
 
Cieli stellati, silenziosi e profondi, attraversati da luci misteriose che sfrecciano più veloci di quanto la mente umana riesca a concepire. Non è l’incipit di un romanzo di Asimov, ma l’immagine suggestiva degli UFO (pardon, UAP), fenomeni che da decenni alimentano la curiosità di scienziati, scrittori, cineasti e complottisti vari. E che ora sbarcano dritto, e in capa a loro per diritto, anche sugli scranni di Bruxelles, dove tra una direttiva sulla plastica monouso e un regolamento sui salumi DOP gli europarlamentari dovranno trovare il tempo anche di cimentarsi coi misteri dell’universo. Con tutto il rispetto per gli alieni (o presunti tali), forse c’era qualcosa di più urgente su cui riflettere? Assolutamente no! Infondo siamo solo nel mezzo di una quasi terza guerra mondiale, con l’economia di Paesi un tempo forti (tipo la Germania) allo sbando, la spada di Damocle dei dazi di mister Trump, la crisi climatica sempre più feroce, i disordini sociali che sfociano in voti sempre più estremi ed estremizzati, più varie ed eventuali. In questo tranquillissimo scenario, perché non pensare anche agli UAP? Quelli che in un tempo neanche troppo lontano si chiamavano volgarmente UFO.

E però fa più figo chiamarli UAP: cambia il nome, ma la ciccia è sempre quella. Termine che più precisamente sta ad indicare “Fenomeni Anomali Non Identificati”, un’etichetta decisamente più scientifica e seriosa. Ma, spoiler alert, parliamo sempre della stessa roba: oggetti o luci nel cielo che sfidano le nostre spiegazioni e i radar. Fenomeni quasi sempre spiegabili , che si tratti di palloni meteorologici o droni sperduti, ma che, almeno per un 3-5%, restano avvolti nel mistero. E proprio per indagare su quel piccolo margine di inspiegabile, l’Europarlamento ha deciso di darsi da fare. Un gruppo di ben 15 organizzazioni ufologiche da 12 Paesi europei ha infatti sottoscritto una lettera indirizzata alle istituzioni comunitarie. Obiettivo? Mettere su un progetto di ricerca europeo per studiare gli UAP.

Non si sa mai, potrebbe saltare fuori qualcosa di grosso.
La richiesta è partita dalla UAP Coalition olandese, che già a marzo aveva organizzato un incontro sul tema al Parlamento Europeo, grazie al deputato portoghese Francisco Guerreiro. Tra i firmatari spicca il Centro Italiano Studi Ufologici (CISU), che da Torino guida da decenni la raccolta e l’analisi di avvistamenti nel nostro Paese. Secondo loro, è ora che l’Europa smetta di lasciare gli UFO (aripardon, UAP!) nelle mani di americani e francesi. La lettera chiede quattro azioni principali: raccolta e analisi dei dati sugli UAP in tutto il continente; inclusione dei fenomeni nelle politiche UE su sicurezza, aviazione e spazio; finanziamenti per la ricerca interdisciplinare; creazione di un canale internazionale di condivisione delle informazioni. Una lista ambiziosa, se si considera che ancora ci litighiamo sulle quote latte.

Dietro il sarcasmo, c’è da ammettere che un fondo di serietà (che è cosa ben diversa dalla verità) c’è. I fenomeni UAP sono stati osservati anche da piloti, militari e scienziati, e talvolta segnalano rischi per la sicurezza aerea. Gli avvistamenti si verificano spesso vicino a installazioni strategiche, come depositi nucleari o aeroporti. Inoltre, alcuni testimoni avrebbero riportato effetti fisici negativi dopo incontri ravvicinati con questi fenomeni. Insomma, studiare gli UAP potrebbe avere un impatto su tecnologia, sicurezza e scienza. Ma davvero l’Europarlamento, tra crisi energetiche, emergenze climatiche e conflitti geopolitici, ha il tempo e i fondi per dedicarsi ai dischi volanti? Del resto, non è la prima volta che si parla di UFO a Bruxelles. Già nel 1993 il fisico torinese Tullio Regge, allora europarlamentare, propose un’iniziativa comunitaria per lo studio degli oggetti non identificati. La sua legislatura si concluse nel 1994, e con essa il progetto. Ora, a distanza di trent’anni, ci riproviamo, con una rinnovata determinazione e un acronimo più trendy.

È legittimo chiedersi se l’Europa non abbia altre priorità. Non che i fenomeni misteriosi non meritino attenzione, ma serve davvero una direttiva comunitaria sui dischi volanti? Certo, l’argomento ha il suo fascino. Evoca mondi lontani, tecnologie avanzatissime e l’idea che forse, là fuori, non siamo soli. Ma nel frattempo, quaggiù, il nostro pianeta sta andando a rotoli, vittima di inquinamento, disuguaglianze e conflitti. Forse gli alieni veri siamo noi: avidi, spietati e incapaci di gestire la nostra casa comune e ossessionati dal dominare e possedere ogni cosa. Mentre l’Europarlamento si interroga sui misteri dell’universo, potremmo fermarci un attimo a riflettere. Nell’immensità del cosmo, regolato da leggi naturali dove ogni cosa ha un suo perché, siamo forse noi gli unici a deviare dal senso di armonia che permea l’universo. La nostra arroganza ci porta a scavare nelle profondità dello spazio mentre ignoriamo i problemi che ci circondano. Gli UFO, (ariari pardon… UAP!!!) restano un affascinante mistero. Ma il vero enigma è la nostra incapacità di vivere in equilibrio con il pianeta che ci ospita. Chissà, forse un giorno gli alieni scenderanno davvero dal cielo. E a quel punto, con il pianeta in rovina e i nostri problemi irrisolti, forse saranno loro a chiedersi: “Chi sono questi strani esseri che distruggono il loro mondo nell’attesa di conquistar le stelle?”.
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