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Kiev e Washington trattano sul piano di pace. Una “quasi-Nato” per l’Ucraina, ma senza soldati né adesione

- di: Alberto Venturi
 
Kiev e Washington trattano sul piano di pace. Una “quasi-Nato” per l’Ucraina, ma senza soldati né adesione

Il negoziato tra Kiev e Washington non è fermo, ma nemmeno concluso. È sospeso in quel territorio intermedio in cui si consuma la geopolitica più delicata: bozze che circolano, parole misurate, attese cariche di implicazioni. A dirlo è Rustem Umerov, segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale ucraina, che su Telegram chiarisce che il confronto con i generali americani “prosegue oggi a Kiev, stiamo studiando attentamente tutte le proposte dei nostri partner”. Nessun via libera e nessun veto: semplicemente la consapevolezza che ogni dettaglio può riscrivere gli equilibri del dopoguerra.

Kiev e Washington trattano sul piano di pace

La novità più rilevante arriva da una seconda bozza del piano, rivelata da Axios, che introduce una garanzia di sicurezza modellata sull’Articolo 5 della Nato. Un’assicurazione collettiva pensata per impegnare i partner occidentali a considerare un attacco contro l’Ucraina come un attacco all’intera comunità transatlantica. Non è un dettaglio: significa estendere a Kiev un principio che, finora, è stato il cuore della deterrenza occidentale e il pilastro dell’Alleanza.

Ma il modello viene replicato solo in parte. La bozza infatti stabilisce due punti chiave: nessun soldato Nato sul territorio ucraino e niente adesione formale dell’Ucraina all’Alleanza, da cui Kiev dovrebbe impegnarsi a restare fuori “per sempre”. È la formula della “protezione senza integrazione”, un equilibrio fragile che cerca di offrire a Kiev un ombrello politico e strategico, senza varcare quella soglia che Mosca considera intollerabile. Una linea rossa che ha segnato quindici anni di diplomazia e due anni e mezzo di guerra.

Il compromesso occidentale: difendere Kiev senza affrontare Mosca direttamente
Il piano è un tentativo evidente di conciliare esigenze contrapposte: garantire a Kiev un livello di sicurezza credibile e al tempo stesso evitare ogni rischio di confronto diretto tra la Nato e la Russia. Un equilibrio che ricorda le vecchie architetture della Guerra fredda, quando si cercava di blindare gli alleati senza superare il punto di non ritorno.

La bozza lascia fuori proprio ciò che Mosca teme di più – l’ingresso dell’Ucraina nella Nato – e introduce un sistema di sicurezza parallelo, costruito su impegni politici e non militari. Resta il nodo centrale: che valore può avere un’imitazione dell’Articolo 5 senza l’Alleanza che gli dà sostanza? Quanto deterrente può essere un sistema che promette reazioni collettive senza specificare quali strumenti verranno usati?

Domande che a Kiev pesano come macigni. Perché se l’ombrello resta troppo leggero, la Russia potrebbe leggerlo come un invito a testarne la tenuta. E se invece fosse troppo rigido, rischierebbe di trascinare l’Occidente oltre un confine che non vuole attraversare.

La guerra continua, il tempo stringe

Per ora l’Ucraina osserva, valuta, negozia. Sa che questa bozza non è una semplice proposta diplomatica, ma la cornice dentro cui verrà definito il suo futuro geopolitico. Sa anche che accettare di non entrare mai nella Nato significa rinunciare a una promessa che per anni ha rappresentato il baluardo politico delle sue aspirazioni euro-atlantiche.

Il tavolo resta aperto. Come spesso accade in Ucraina, le decisioni cruciali non vengono prese sotto i riflettori, ma nei corridoi in cui politica, guerra e diplomazia si intrecciano. Intanto, mentre si discute del futuro assetto di sicurezza europeo, la guerra continua e il tempo – per Kiev e per Washington – scorre più veloce dei documenti che circolano.

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