Alluvione in Spagna: fango, insulti e vergogna sui monarchi e sul governo

- di: Redazione
 
Mentre le idrovore lavorano incessantemente, ormai da molte ore, per svuotare dall'acqua il parcheggio sotterraneo di Aldaida, che potrebbe essere diventato la tomba di decine di persone, non si placa lo shock del Paese davanti alle scene della protesta, quasi sfociata in una sommossa, all'arrivo a Paiporta di re Felipe e della regina Letizia, insieme al primo ministro Pedro Gonzales, accolti da grida ostili - ''assassini'' e ''dimissioni'' quelli gridati come fossero slogan - e persino dal lancio di manciate di fango e di bastoni. Una protesta, che era più che probabile, visto il clima che si respira nelle località travolte dall'ondata anomala di fango e pioggia, ma che è stata incredibilmente e colpevolmente sottovalutata, esponendo i monarchi e il primo ministro alla rabbia della gente. Che poi Felipe e Letizia, dopo attimi di tensione, abbiano parlato, consolandoli, con qualcuno degli sfollati non ha certo fatto calare urla e recriminazioni da parte di centinaia di persone che, tenute a bada anche dalla polizia a cavallo, ha fatto sentire la sua voce.

Alluvione in Spagna: fango, insulti e vergogna sui monarchi e sul governo

La situazione è subito sfuggita di mano ai responsabili di sicurezza e ordine pubblico, tanto che è stato deciso di interrompere la visita, che dopo la tappa a Paiporta, prevedeva che i reali si spostassero a Chiva, un'altra cittadina vicino a Valencia duramente colpita dalle inondazioni.
Le grida ostili hanno accomunato, paradossalmente, due nemici politici, il primo ministro socialista, Pedro Sanchez, e il presidente conservatore della regione di Valencia, Carlos Mazon, nei cui confronti si è generata la rabbia più forte, accusato di avere colpevolmente sottovalutato l'emergenza, al punto da avere, con un video sui social, tranquillizzato la popolazione sul fatto che la perturbazione si stava spostando, negli stessi istanti in cui le prime colate di fango e acqua invadevano le strade. Carlos Mazon ha annunciato una serie di aiuti economici e ha promesso il ripristino dell'ordine, ma, la paura di violenze resta tra la gente.
Il bilancio ufficiale di morti nella Comunità Valenciana è salito a 210 (altre sei sono segnalate in altre zone del Paese).

Ma, perché la cifra si avvicini a quella definitiva, occorrerà aspettare che le squadre di soccorritori si facciano strada in tunnel e parcheggi sotterranei che si sono riempiti d'acqua nel giro di pochi minuti, imprigionando un numero imprecisato di persone. Numero che potrebbe essere drammaticamente alto.
"Ci sono ancora piani terra allagati o garage, cantine e parcheggi da pulire ed è prevedibile che in questi spazi si trovino persone decedute", ha dichiarato il ministro dei Trasporti, Oscar Puente. Secondo lui, il bilancio è cambiato relativamente poco nelle ultime quarantotto ore perché i servizi di emergenza hanno prima esplorato “le zone più accessibili”.



Sul fronte meteorologico non cala l'attenzione, perché in alcune province (come quella di Almeria in Andalusia) ieri è piovuto ininterrottamente per ore.
Pedro Sanchez ha annunciato l'invio di altri 5.000 soldati per aiutare le vittime e partecipare alla ricerca dei dispersi, portando la loro forza totale a 7.500, il "più grande dispiegamento di forze armate mai realizzato in Spagna in tempo di pace ", secondo a lui. A questi soldati si aggiungeranno 5.000 agenti di polizia e guardie civili incaricati di supportare i 5.000 colleghi già sul posto, rinforzi attesi con impazienza in alcune località che affrontano una situazione caotica.

Se le possibilità di trovare sopravvissuti diminuiscono, la priorità nei soccorsi resta la ricerca dei dispersi, con il ripristino di strade e infrastrutture per consentire la consegna degli aiuti e i servizi essenziali. Secondo le autorità sono già stati rimossi più di 2.000 auto e camion danneggiati. L'energia elettrica è stata restituita anche al 94% dei residenti che ne erano stati privati.
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