Come tutti sappiamo, il sistema sanitario italiano sta attraversando una crisi profonda, probabilmente una tra le più gravi degli ultimi decenni, aggravata dalla mancanza oramai cronica del personale medico e paramedico. Secondo il 19esimo rapporto del Centro di Ricerca Crea Sanità, la carenza attuale degli infermieri ammonta a circa 60.000 unità, una cifra che è destinata ad aumentare drasticamente, con la previsione di circa 100.000 pensionamenti entro il 2034. Uno scenario preoccupante, che ha spinto le istituzioni a cercare soluzioni immediate e innovative.
Sanità, arriva l’assistente infermiere. Il mondo sindacale si spacca
La Conferenza Stato-Regioni ha così approvato l’introduzione di una nuova figura professionale: l’assistente infermiere. Una figura che, assicurano, non si pone come una sostituzione dell'infermiere qualificato, né come una soluzione d'emergenza, bensì come un supporto concreto per il personale infermieristico, spesso in condizioni di sovraccarico. L’assistente infermiere è infatti un Operatore socio-sanitario (Oss) che, attraverso un percorso formativo aggiuntivo, acquisisce le competenze necessarie per affiancare gli infermieri nelle attività sanitarie, senza però tralasciare il proprio ruolo di Oss. Per diventare assistente infermiere, quindi, è necessaria la qualifica di Oss, il possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado, oltre a un’esperienza professionale di almeno 24 mesi. Per coloro che non sono in possesso del diploma, ma vantano cinque anni di esperienza lavorativa negli ultimi otto anni, è previsto un corso integrativo di almeno cento ore. Solo dopo questo passaggio, si potrà accedere al vero e proprio corso di formazione, della durata complessiva di 500 ore, suddivise tra lezioni teoriche, tirocinio e simulazioni pratiche. Alla base ci sarà, dunque, una preparazione rigorosa che riflette l'importanza del ruolo di questa nuova figura professionale, che peraltro dovrà sempre operare sotto la supervisione diretta degli infermieri, garantendo al tempo stesso un contributo tangibile nella gestione quotidiana delle strutture sanitarie. Alle Regioni, il compito di definire annualmente il fabbisogno di assistenti infermieri, determinando così il numero di operatori da formare. Lo stipendio medio di un assistente infermiere, stando ai numeri diffusi dal sito nursetimes.org, sarà di circa 1.500 euro netti al mese, una cifra che può variare a seconda della regione, dell'anzianità di servizio e della tipologia di struttura sanitaria. In particolare, le regioni del Nord Italia, dove il costo della vita è più elevato, potrebbero offrire retribuzioni maggiori rispetto a quelle del Sud. Inoltre, l’assistente infermiere avrà la possibilità di sviluppare nuove competenze e specializzazioni, come la gestione delle cure domiciliari, che potrebbero portare a ruoli di maggiore responsabilità e conseguenti aumenti salariali.
Una novità, quella dell’assistente infermiere, che però ha messo in allerta il mondo sindacale, che al riguardo si è completamente spaccato in due. Da un lato, organizzazioni come Cisl e Nursind hanno accolto con favore la nuova figura, vedendola come un'opportunità per alleggerire il carico di lavoro degli infermieri. Dall’altro lato, sigle come Cgil, Uil e Nursing Up temono che questa figura professionale possa abbassare gli standard professionali, dequalificando il ruolo infermieristico e creando una zona grigia tra le competenze degli infermieri e quelle degli operatori di supporto. Le critiche principali riguardano la possibile utilizzazione della nuova figura per svolgere mansioni più complesse a costi inferiori, con il rischio di sfruttamento e una riduzione della qualità delle cure. L'accusa più pesante è che, invece di risolvere la carenza di infermieri con un aumento delle assunzioni, si stia cercando una soluzione economica che non rispetti il valore delle competenze specifiche degli infermieri. Un dibattito che si è particolarmente acceso sui social, dove una locandina diventata virale ha invitato a cancellarsi dalla Cisl e dal Nursind, accusati di sostenere la creazione dell’assistente infermiere a discapito della professione infermieristica. “Governo e Regioni hanno ignorato i pareri negativi degli esperti nazionali ed internazionali tra cui quello Federazione Europea degli Infermieri (Efn)”, attaccano Antonio De Palma, Presidente di Nursing Up, e Walter De Caro, Presidente di Cnai (la Consociazione nazionale associazioni infermiere/i), sottolineando che la nuova figura professionale rappresenta un “ibrido” che non garantisce la sicurezza per la quale, dicono, serve da una formazione più ampia, indispensabile per mettere le mani sui pazienti. Inoltre, secondo i sindacati contrari Il decreto sull’assistente infermiere serve a eludere gli investimenti attesi laddove, sottolineano, “studi autorevoli, dimostrano che la mortalità si riduce del 30% quando almeno il 60% del personale assistenziale ha una formazione specifica infermieristica”.