Russia: Putin vuole capitalizzare la vittoria e promette vendetta

- di: Redazione
 
Incassata la vittoria (i cui contorni, però, restano confusi, soprattutto dopo la prima sortita pubblica di Evgenij Prigozhin, dopo qualche ora in cui era sparito), il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di capitalizzarla al massimo e, in un discorso in televisione, ha dato la sua interpretazione dell'ammutinamento dei miliziani del gruppo Wagner, dicendo che la rivolta aveva come obiettivo ''vedere la Russia soffocata da sanguinosi conflitti".
Ma, se questa affermazione era abbastanza scontata uscendo dalla bocca del ''vincitore'', merita attenzione il passaggio dell'intervento nel quale Putin (che è apparso furente) ha promesso che gli organizzatori della rivolta saranno consegnati alla giustizia. Una frase che, di fatto, mira a spaccare il fronte di Wagner tra gli organizzatori del ''pronunciamento'' e i miliziani che sarebbero stati trascinati in qualcosa che non volevano e che Putin ha definito "patrioti''.

Russia: Putin vuole capitalizzare la vittoria e promette vendetta

Davanti a loro il presidente ha lasciato aperta una tripla soluzione: arruolarsi nell'esercito russo (secondo quello che era il progetto del ministro della Difesa, Sergei Shoigu, in odio a Prigozhin), trasferirsi con il loro capo in Bielorussia o deporre le armi, tornando alle loro case.
Putin, insomma, ha delineato la sua visione della situazione, spazzando ogni ipotesi di accordo con il capo di Wagner, cui, nelle ore frenetiche delle trattative con il dittatore bielorusso Lukhashenko, sarebbe stata promessa la grazia o la non punibilità in cambio dello stop alla colonna di miliziani lanciata a tutto velocità verso Mosca. Putin, parlando di tradimenti e di ravvedimenti, ha cercato di dare della Russia l'immagine di un Paese unito e che lo segue. Come spiegare, allora, le decine di cittadini di Rostov che sono scesi in strada per fraternizzare festanti con i miliziani, con tanti selfie, foto dei carrarmati, offerte di cibo e bevande? Forse anche per questo, nella lettura dell'accaduto, Putin ha offerto ai membri di Wagner una via d'uscita, suggerendo che erano stati ingannati e usati.

Tutto lascia pensare che le parole di Prigozhin sulle sue reali intenzioni - protestare contro le presunte aggressioni ai suoi miliziani da parte russa e non volere un colpo di Stato - siano cadute nel vuoto, mettendolo ora in una situazione molto delicata. Se dovesse effettivamente spostarsi in Bielorussia, con i più addestrati dei suoi mercenari, questo creerebbe un problema reale per Lukhashenko, che si ritroverebbe in casa qualcuno difficilmente controllabile e, peggio, pesantemente armato. Un rischio che forse il dittatore di Minsk potrebbe non volere correre, nonostante l'aiuto che Mosca gli fornisce quotidianamente.
Se Prigozhin ha accettato di spostarsi in Bielorussia dopo la promessa che le accuse contro di lui sarebbero state fatte cadere, ora lo scenario è diverso. Non che questo significa che domani possa tornare indossare la mimetica e rimettersi alla testa dei suoi uomini, ma in ogni caso le sue prossime mosse, dopo un periodo relativamente breve per riposizionarsi anche logisticamente, potrebbero marcare un ulteriore allontanamento dalle posizioni del Cremlino e, soprattutto, dal tentativo di inglobare nell'esercito russo miliziani addestrati e feroci, di cui la Russia ha bisogno disperato sul teatro di guerra ucraino.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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