Roma-Torino A/R: la grande arte italiana della GNAM va in trasferta

- di: Samantha De Marting
 
C’è il trentennio d’oro in cui Palma Bucarelli diresse con lungimiranza la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, e ci sono i 21 maestri più rappresentativi nel panorama dell’arte moderna italiana.
Benvenuti a Torino, dove una stagione dell’arte senza precedenti va in scena nelle Sale Chiablese dei Musei Reali grazie a una mostra che fino al 2 marzo porta per la prima volta fuori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ben 79 capolavori di 21 grandi maestri.

Un movimento artistico “tellurico”

Intitolata 1950-1970. La grande arte italiana Capolavori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, prodotta da Musei Reali e Arthemisia con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, a cura di Renata Cristina Mazzantini e di Luca Massimo Barbero, l’esposizione è stata fortemente voluta e resa possibile da Mario Turetta, capo dipartimento per le Attività Culturali del Ministero della Cultura e direttore delegato dei Musei Reali di Torino.

“La mostra - ribadisce la direttrice della GNAM e co-curatrice Renata Cristina Mazzantini - vuole mettere in luce la qualità, non sempre sufficientemente percepita, delle ineguagliabili collezioni della GNAM e porre al tempo stesso l’attenzione sul ruolo da protagonista che la Galleria rivestì nella costituzione del patrimonio artistico italiano moderno e contemporaneo, grazie soprattutto al rapporto attivo che, nei suoi tre decenni al vertice della Galleria, la soprintendente Palma Bucarelli seppe intrecciare con gli artisti più significativi e innovativi di quella così alta stagione, da Burri e Fontana fino a Pascali.”
Spetta a dodici sale accogliere l’avvincente percorso che intreccia i dialoghi intercorsi negli anni del secondo dopoguerra tra i più influenti artisti italiani, divenuti ormai irrinunciabile riferimento nel panorama artistico internazionale.

Il percorso espositivo rimarcherà le origini di quello che fu un vero e proprio “movimento artistico tellurico”.
“È un percorso intenso - spiega Luca Massimo Barbero - e, in più sale, è un vero corpo a corpo fra i “nuovi maestri” dell’arte italiana del dopoguerra, della quale si esplorano qui le radici e, per la prima volta, è possibile confrontarli al di fuori della collezione della GNAM. Per l’arte italiana si tratta dei protagonisti germinali, oggi identificati come gli interpreti internazionali dell’allora contemporaneità”.

Colla, Pascali, Capogrossi tra gli ospiti dei Musei Reali

E così il primo “corpo a corpo” che apre la mostra è tra Rilievo con bulloni del ‘58/’59 di Ettore Colla, e L’arco di Ulisse realizzato da Pino Pascali nel ’68. I visitatori si imbattono quindi in una sala di capolavori di Capogrossi, tra cui una monumentale Superficie del 1963. Nella sala successiva il tema della materia, elemento di ricerca fondamentale degli anni ’50, viene esplorato attraverso un dialogo tra due Concetti spaziali-Buchi di Lucio Fontana, tra cui uno del 1949, con lo straordinario “Gobbo” del ‘50 di Alberto Burri, rare opere di Ettore Colla, lavori germinali di Mimmo Rotella e la ricerca astratta di Bice Lazzari.

Il confronto tra Afro e Piero Dorazio, artisti che nel secondo dopoguerra hanno contribuito al successo dell’arte italiana negli Stati Uniti, viene accolto nelle sale successive, mentre l’autentico “cardine della mostra” si esplica nel confronto tra Lucio Fontana e Alberto Burri. Undici emblematici lavori entrano in dialogo tra loro stabilendo un accostamento inedito tra il grande Concetto spaziale. Teatrino del 1965 e il Nero cretto G5 del 1975.

La Roma tra gli anni ’50 e ‘60, con il suo fermento artistico e creativo esplode nel monumentale décollage di Mimmo Rotella del 1957 e, via via, attraverso le opere storiche di Giosetta Fioroni, Carla Accardi, Giulio Turcato, Gastone Novelli, Toti Scialoja, Sergio Lombardo, Tano Festa. Anche l’intenso monocromo nero di Franco Angeli e alcuni importanti Achrome di Piero Manzoni sono al centro di un inedito confronto.

Torino, “capitale” del contemporaneo


Il quadro specchiante I visitatori del 1968 di Michelangelo Pistoletto e le celebri “Cancellature” di Emilio Isgrò lasciano spazio a un dialogo emozionante tra alcune significative opere di Mario Schifano (tra cui Incidente D662 del 1963) e significativi lavori di Pino Pascali
Quest’ultimo, dissacrante artista concettuale, autore dell’inconfondibile Primo piano labbra del ’64, è il protagonista assoluto dell’ultima sala dell’esposizione, che presenta capolavori come Ricostruzione del dinosauro del 1966 e i Bachi da setola del 1968.

Torino, città cosmopolita e parterre di grandi eventi internazionali come Artissima e Luci d’Artista, si prepara ad arricchirsi di una esposizione che si propone di porre il pubblico in relazione con le principali istanze poste dall’arte contemporanea in uno straordinario periodo storico.

“La mostra - osserva Mario Turetta - è il risultato della cooperazione tra due prestigiose istituzioni museali di rilievo nazionale, quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e i Musei Reali di Torino; l’offerta culturale del complesso torinese, dopo le rassegne dedicate al patrimonio archeologico per il 300° anniversario del Museo di Antichità e al sistema dell’arte barocca esemplato dalla pittura del Guercino, si arricchisce di una esposizione che intende rivolgersi a pubblici cosmopoliti, mettendoli in relazione con le principali istanze poste dall’arte contemporanea in uno straordinario periodo storico, in un territorio che si inserisce tra i principali distretti di riferimento grazie a eventi internazionali, quali Artissima e Luci d’Artista, e alla presenza di importanti raccolte, pubbliche e private.”
Mentre la GNAM di Roma si prepara ad accogliere, dal 3 dicembre al 28 febbraio, l’attesa mostra Il Tempo del Futurismo, un percorso a cura di Gabriele Simongini, che vuole celebrare l’ottantesimo anniversario dalla scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti, avvenuta il 2 dicembre 1944, i capolavori della Galleria romana raggiungeranno Torino per far rivivere al pubblico una stagione indimenticabile.
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