Austria, svolta ultradestra: incarico a Kickl scuote l’Europa

- di: Marta Giannoni
 
Il presidente Van der Bellen e la “scelta obbligata”
Dopo oltre cento giorni di stallo politico, il presidente austriaco Alexander Van der Bellen ha affidato al leader del partito di estrema destra FPÖ, Herbert Kickl (nella foto), il mandato per formare il nuovo governo. “Non è stata una decisione facile”, ha dichiarato il capo dello Stato, ma ha sottolineato che il Paese “non può permettersi di restare senza un governo stabile”. Con il 29% dei voti raccolti nelle elezioni di settembre, il FPÖ si è confermato il partito più votato, superando i socialdemocratici (SPÖ) e i popolari (ÖVP). I tentativi di creare una maggioranza alternativa, però, si sono infranti sulle divisioni tra i partiti tradizionali.
La svolta è arrivata con il cambio di leadership nell’ÖVP: Christian Stocker, subentrato al dimissionario Karl Nehammer, ha aperto alla possibilità di una coalizione con il FPÖ, rompendo il tabù che finora aveva isolato l’estrema destra dalle istituzioni. “Questo Paese ha bisogno di un governo e non possiamo continuare a perdere tempo con campagne elettorali”, ha dichiarato Stocker. 

Le reazioni in Austria: tra proteste e tensioni crescenti
A Vienna, l’incarico a Kickl ha scatenato un’ondata di proteste. Centinaia di persone si sono radunate davanti al Palazzo Hofburg, sede della presidenza, con cartelli che recitavano “Nazisti fuori” e “Non vogliamo un governo di estrema destra”. Il FPÖ, spesso criticato per le sue posizioni anti-immigrati e il linguaggio nostalgico, è accusato da molti di voler trasformare l’Austria in una “fortezza xenofoba”.
Gli analisti sottolineano che Kickl, noto per il suo stile provocatorio, si è autodefinito “Volkskanzler” (Cancelliere del Popolo), un termine che richiama oscure memorie del passato. Per molti, il suo eventuale governo rappresenterebbe un terremoto politico non solo per l’Austria, ma per l’intera Unione Europea. 

In Europa: solidarietà e preoccupazioni
Le reazioni oltre i confini austriaci sono state immediate e polarizzate. Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva, ha espresso “profonda preoccupazione” per la svolta politica: “Herbert Kickl, che ama definirsi ‘Volkskanzler’, è il simbolo di un movimento che vuole rinunciare ai valori fondamentali delle democrazie liberali”. Scalfarotto ha poi aggiunto: “L’Europa deve rispondere con fermezza, rafforzando le istituzioni federali per contrastare questa deriva autoritaria”.
Matteo Salvini, vicepremier italiano e leader della Lega, ha invece celebrato la decisione: “Tutto il nostro sostegno agli amici austriaci di FPÖ, vincitori delle elezioni. Questo è un segnale importante: la democrazia rispetta la volontà popolare”. Salvini ha anche invitato i partiti europei conservatori a “prendere esempio dall’Austria, dove il coraggio di cambiare sta prevalendo”.
In Germania Alice Weidel, leader di AfD, ha elogiato il passo austriaco come un esempio per Berlino: “La politica di esclusione dei partiti conservatori come il nostro è antidemocratica e controproducente. Merz dovrebbe prendere nota”. Friedrich Merz, leader della CDU, ha finora escluso qualsiasi alleanza con l’AfD, ma le pressioni interne potrebbero crescere alla luce di quanto accaduto in Austria. 

Uno scenario che divide l’Europa
L’incarico a Kickl ha acceso il dibattito sulle dinamiche politiche europee. Molti osservatori vedono in questa svolta un pericoloso avvicinamento dell’Europa centrale a modelli simili a quello ungherese di Viktor Orbán. Bruxelles guarda con apprensione alla possibilità che un governo a guida FPÖ metta in discussione i principi fondanti dell’Unione Europea, dalla tutela dei diritti umani al rispetto dello stato di diritto.
Il commissario europeo per la giustizia, Didier Reynders, ha commentato con toni preoccupati: “L’Europa deve restare vigile e assicurarsi che ogni governo, anche a livello nazionale, rispetti i valori fondamentali. Non tollereremo derive autoritarie”. 

Austria al bivio: il futuro nelle mani di Kickl
Ora Herbert Kickl ha il compito di formare una coalizione. Gli scenari più probabili vedono un’alleanza tra FPÖ e ÖVP, ma le elezioni regionali in Burgenland del 19 gennaio potrebbero complicare le trattative. In un clima di tensioni interne ed esterne, l’Austria si trova di fronte a una scelta che potrebbe influenzare l’intera Europa.
La domanda che emerge è chiara: questa svolta rappresenta un incidente di percorso per le democrazie europee o il preludio a una nuova era di governi nazionalisti?

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