Scosse nel Pd e nel centro politico: cattolici democratici e Calenda verso nuovi equilibri
- di: Bruno Coletta
Negli ultimi mesi, il Partito Democratico (PD) ha vissuto un fermento interno alimentato dalla crescente mobilitazione dei cattolici democratici, guidati da Graziano Delrio (nella foto). Questo gruppo, che da anni rappresenta una delle anime storiche del PD, ha recentemente manifestato l’esigenza di un maggiore spazio politico e culturale all’interno del partito. Con l’obiettivo di rinnovare il proprio peso nella politica nazionale, è nata l’iniziativa "Comunità Democratica", un progetto che verrà presentato ufficialmente il 18 gennaio a Milano.
L’evento vedrà la partecipazione di figure simbolo del cattolicesimo democratico, come l’ex premier Romano Prodi, l’ex presidente della Camera Pierluigi Castagnetti ed Ernesto Maria Ruffini, già direttore dell’Agenzia delle Entrate. L’incontro punta a rilanciare una cultura politica spesso trascurata, ma che in passato ha giocato un ruolo cruciale nelle scelte del centrosinistra italiano.
Delrio ha dichiarato: “Vogliamo far capire che la cultura politica dei cattolici democratici può dare molto al Paese, come in altri tornanti storici. Chiediamo una maggior accoglienza e spazio, nel PD o anche fuori dal PD”. Un’affermazione che non esclude la possibilità di una frattura nel caso in cui le richieste della corrente non vengano accolte dalla leadership del partito. Secondo fonti vicine al gruppo, la loro visione non è di mera opposizione a Elly Schlein, ma di completamento e integrazione, anche se i dissapori interni sono ormai evidenti.
Parallelamente, Carlo Calenda e il suo partito, Azione, stanno affrontando un momento critico. Dopo i risultati deludenti del 2024, che hanno visto una netta frenata elettorale, il partito guarda al Congresso Nazionale di febbraio 2025 come a un passaggio decisivo per il suo futuro. In questa occasione, Calenda dovrà difendere la sua leadership da sfidanti come la deputata Giulia Pastorella, che ha espresso apertamente la necessità di un cambio di rotta. “Serve un ripensamento strategico – ha dichiarato Pastorella – per tornare a intercettare quella parte di elettorato moderato che ci ha voltato le spalle”.
Calenda, tuttavia, non sembra intenzionato a scendere a compromessi con il PD, almeno non alle condizioni proposte da Schlein. “Appena finito il tormentone del Campo largo, inizia quello del Centro. Ovviamente inteso come un cespuglio funzionale al PD. Per ciò che concerne Azione, massima disponibilità a lavorare con chi vuole costruire un’area repubblicana, liberale e popolare indipendente”, ha detto il leader di Azione, ribadendo la sua visione di un centro autonomo e competitivo.
Il dibattito si inserisce in un contesto di generale riorganizzazione del panorama politico italiano, dove le forze centriste e moderate cercano di ritagliarsi uno spazio distintivo tra un centrosinistra sempre più orientato a sinistra e una destra saldamente guidata da Giorgia Meloni.
La sfida, per Delrio e Calenda, sarà quella di dimostrare che il centro, sia esso cattolico o laico, può tornare a essere un protagonista essenziale nella politica nazionale.
I prossimi mesi si preannunciano decisivi per comprendere se questi movimenti rappresenteranno una reale innovazione politica o se si limiteranno a rimanere fenomeni marginali. Le loro scelte strategiche, così come la capacità di intercettare l’interesse degli elettori, determineranno il peso effettivo che queste forze avranno nelle future dinamiche parlamentari.