Giorgia Meloni la trasvolatrice

- di: Bruno Chiavazzo, giornalista e scrittore
 
Si è fatta 24 ore di volo andata e ritorno da Roma in Florida per stare 4 ore e mezza con Donald Trump. Chapeau a Giorgia Meloni che ha preso al volo (letteralmente) l’occasione che si è presentata per incontrare il presidente eletto americano in un “vis a vis” assolutamente inconsueto. 
Giorgia, che ormai vive più in aereo che sulla terraferma, non ci ha pensato due volte si è imbarcata ed è volata dall’altra parte del mondo per consolidare un rapporto politico e umano con colui che sarà nei prossimi quattro anni la “bestia nera” dell’Europa e che deterrà i futuri equilibri mondiali. 
Colti di sorpresa, gli oppositori italiani non hanno potuto fare altro che rimasticare le giaculatorie che sentiamo ogni giorno nei telegiornali. Ve la immaginate la Schlein che prende un aereo in piena notte per varcare l’Oceano e incontrare l’uomo da capelli arancioni dipinto sempre come un cretino, un ignorante, un plebeo arricchito? Oppure Giuseppi Conte con la sua pochette e il completino da avvocaticchio salentino? O il cacadubbi Calenda che non sa da che parte voltarsi perché non c’è mai nessuno che lo ascolta? Come dicono a Roma sanno solo “rosicà”, ma quando si tratta di fare una scelta chiara, precisa, si affidano agli aruspici o agli astrologi. 
Sarà stato Elon Musk, che tra l’altro non era presente il quel santuario del kitch che è la residenza Trump in Florida, sarà stata la stessa Giorgia a proporre l’incontro, fatto sta che è stata ricevuta con tutti gli onori e dagli esponenti di maggior rilievo del prossimo governo Usa. C’era sicuramente il caso di Cecilia Sala, tenuta in ostaggio dagli ayatollah iraniani, che batteva alle porte e senza un intervento americano è difficile che si sblocchi. 
I rapporti con l’Europa con la Meloni che cerca di accreditarsi come interlocutrice principale, la guerra in Ucraina, Israele, i dazi e tutto il resto appresso e se non si parla con Trump con chi si deve parlare? Chi mi legge sa che non sono un fan della Meloni, anzi. Ma stavolta la presidente del Consiglio ha fatto strike. Certo, se ce ne fosse ancora bisogno, ha dimostrato un gap incolmabile tra la sua statura politica e la compagine di governo di cui si è circondata. Le Santanchè, i Lollobrigida, i Giuli sono delle scartine che, mi viene il dubbio, siano state scelte per mettere ancora più in risalto le capacità e lo “standing” del Capo del Governo. Solo così si possono spiegare tali scelte. In tutti i casi “honor and glory”, per citare Trump, a Giorgia Meloni.

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