Due capolavori ritrovati: Raffaello a Firenze e Caravaggio a Roma
- di: Barbara Leone
Due opere straordinarie tornano a incantare il pubblico in due città simbolo dell’arte italiana: Firenze e Roma. Da una parte, la Madonna del Baldacchino di Raffaello, finalmente ricollocata nella Sala di Saturno a Palazzo Pitti dopo un accurato restauro. Dall’altra, il Ritratto di monsignor Maffeo Barberini, attribuito a Caravaggio, che viene esposto per la prima volta al pubblico presso Palazzo Barberini a Roma.
Due capolavori ritrovati: Raffaello a Firenze e Caravaggio a Roma
Questi ritorni segnano non solo la riscoperta di tesori storici, ma anche l’occasione di valorizzare l’innovazione e la maestria di due dei più grandi artisti della storia. A Firenze, la maestosa Madonna del Baldacchino di Raffaello torna nella sua collocazione storica, nella Sala di Saturno della Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Questo dipinto è un unicum nel percorso artistico dell’Urbinate: si tratta, infatti, dell’unica pala d’altare del suo periodo fiorentino. Segnata da un’armonia perfetta tra figure ed equilibrio compositivo, l’opera rappresenta uno degli emblemi del Rinascimento italiano. Commissionata dalla famiglia Dei intorno al 1506 per la chiesa di Santo Spirito a Firenze, la pala rimase incompiuta quando Raffaello fu chiamato a Roma da Papa Giulio II.
Come ha sottolineato il critico Giorgio Vasari, l’incompletezza non sminuisce l’opera; al contrario, ogni pennellata rivela l’influenza di maestri fiorentini come Fra Bartolomeo, Leonardo da Vinci e Michelangelo. Dopo un lungo percorso, la pala giunse finalmente a Firenze nel 1697, grazie all’intervento del Gran Principe Ferdinando de’ Medici. Tuttavia, il ritorno non fu privo di polemiche: Pescia, dove l’opera era stata custodita per quasi 150 anni, lamentò la perdita del suo capolavoro. Oggi, dopo una breve “trasferta” nella cappella Turini del Duomo di Pescia, nell’ambito dell’iniziativa Uffizi diffusi, l’opera torna a splendere a Firenze. «La ricollocazione della Madonna del Baldacchino è un evento di straordinaria importanza,» hanno dichiarato i curatori della Galleria Palatina. «Questo capolavoro si ricongiunge agli altri dipinti di Raffaello, come La Velata e la Madonna della Seggiola, arricchendo ulteriormente il nostro percorso dedicato al Rinascimento».
A Roma, un altro capolavoro emerge dall’ombra: il Ritratto di monsignor Maffeo Barberini, attribuito a Caravaggio, è finalmente visibile al pubblico fino al febbraio 2025. L’opera, proveniente da una collezione privata, è stata a lungo oggetto di studio da parte degli esperti, che ne hanno confermato l’autenticità. Realizzato nei primi anni del XVII secolo, il ritratto coglie un giovane Maffeo Barberini, futuro Papa Urbano VIII, con un’intensità straordinaria. La composizione è caratterizzata dalla tipica diagonale caravaggesca, con un sapiente uso di luci e ombre che sottolineano la vivacità dello sguardo.
«La monumentalità e l’immediatezza emotiva di questo dipinto sono un esempio mirabile della rivoluzione introdotta da Caravaggio,» ha dichiarato il direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, Thomas Clement Salomon. Scoperto negli anni ‘60 grazie agli studi di Roberto Longhi e Giuliano Briganti, il dipinto è stato descritto come una pietra miliare della ritrattistica caravaggesca. «È il Caravaggio che tutti volevano vedere, ma sembrava impossibile,» ha affermato Salomon. «Siamo felici e orgogliosi di poter finalmente mostrare questo capolavoro al pubblico». Due storie diverse, ma unite dalla riscoperta e dalla valorizzazione di tesori che attraversano secoli. E che dimostrano quanto l’arte antica possa ancora sorprendere e raccontare storie straordinarie.