Putin, la follia di un conflitto e il ruolo dell'Occidente

- di: Bruno Coletta
 

L’eco delle parole di Volodymyr Zelensky a Bruxelles risuona come un monito: “Putin è pazzo, e questa guerra non si fermerà finché non ci sarà una posizione chiara e unitaria tra Europa e Stati Uniti”. Una dichiarazione forte, che non si limita a denunciare la brutalità del Cremlino ma invita, ancora una volta, a unire i pezzi di un mosaico geopolitico frammentato.

Putin, la follia di un conflitto e il ruolo dell'Occidente

Zelensky non parla solo all’Europa, ma guarda oltre l’Atlantico, verso Washington e, in particolare, verso Donald Trump. Il leader ucraino, nel suo discorso dopo il Consiglio Europeo, ha chiarito come la pace passi attraverso il coinvolgimento della Nato e il supporto attivo degli Stati Uniti. È un messaggio che rivela una duplice consapevolezza: da un lato, che l’Europa da sola non basta; dall’altro, che senza un’America compatta, pronta a mettere sul tavolo impegni chiari e duraturi, la guerra rischia di trascinarsi in uno stallo mortale.

La partita europea: troppe voci, poche certezze

Bruxelles si presenta come un’arena piena di tensioni. I Paesi nordici e baltici mantengono il pugno duro: negoziare ora significherebbe offrire una tregua che Putin potrebbe facilmente violare. Altri, come la Francia, sondano invece il terreno per soluzioni intermedie, guardando con cautela a opzioni come truppe di peacekeeping. Ma chi deciderebbe il mandato di tali forze? E quale legittimità avrebbero senza il consenso, diretto o indiretto, di Mosca? La cena riservata a casa del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, racconta di una discussione ancora embrionale, ma cruciale.

Per Zelensky, però, il vero banco di prova sarà convincere Trump. “Voglio spiegargli cosa significherebbe questa guerra per tutti noi, e spero che capisca”. Le sue parole sembrano quelle di un uomo che sa di giocarsi il futuro non solo del suo Paese, ma dell’intero equilibrio globale. La posta in gioco, per Zelensky, è chiara: l’adesione dell’Ucraina alla Nato. Il resto, a suo dire, è solo una soluzione temporanea.

L’ombra di Putin: follia o strategia?

E poi c’è lui, Vladimir Putin. Descritto da Zelensky come un uomo pericoloso, che “ama uccidere” e che “anche lui sa di essere pazzo”. È una retorica volutamente estrema, pensata per scuotere un’Europa che ancora fatica a trovare una linea unitaria. Ma è davvero follia quella di Putin, o piuttosto una strategia cinica e calcolata?

I segnali di debolezza russi – dall’affanno dell’economia alla carenza di equipaggiamenti militari – sono letti da molti come il preludio a un possibile cedimento. Eppure, la storia recente ci insegna che il Cremlino, proprio nei momenti di maggiore difficoltà, ha sempre saputo giocare carte imprevedibili. La paura, quindi, non è solo quella di una tregua violata, ma di un conflitto che si espanda ulteriormente.

E l’Europa?

In tutto questo, l’Europa appare ancora prigioniera delle sue ambiguità. Zelensky, nel suo intervento, ha sottolineato come il continente non possa limitarsi a “fare di più” per sostenere l’Ucraina. Serve una strategia comune, una visione che superi le divisioni interne e che non lasci spazio ai calcoli politici di corto respiro. L’Ungheria di Viktor Orban, con la sua posizione ambigua, rappresenta solo la punta dell’iceberg di una debolezza sistemica che rischia di vanificare ogni sforzo.

Il bivio finale

L’impressione è che il tempo stia per scadere. La guerra in Ucraina non è solo una crisi regionale, ma il sintomo di un ordine internazionale in bilico. Se l’Occidente non troverà una risposta coordinata, il rischio non è solo quello di un “conflitto congelato”, come ha avvertito Zelensky. È quello di un mondo dove le regole sono riscritte dalla forza, e dove la pace diventa un lusso per pochi.

A Bruxelles si discute, si negozia, si litiga. Ma fuori dalle sale del potere, sul campo, c’è un popolo che continua a pagare il prezzo più alto. E forse, alla fine, è proprio lì che si gioca la vera partita: nella capacità di ricordare che ogni decisione presa in questi giorni avrà un impatto diretto sulla vita e sulla morte di milioni di persone.

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