La nostra biblioteca: gli artefici dell'affermarsi del nazismo nell'analisi del criminologo

- di: Diego Minuti
 
Il nazismo, male assoluto, crogiolo di teorie folli e sanguinarie, si sarebbe potuto affermare lo stesso senza che i corifei del Führer non portassero dentro di sé i segni distintivi di mentalità prive di ogni remora, disposti a travolgere ogni barriera morale pur di raggiungere gli obiettivi, spesso personali?
Non è interrogativo da poco poiché, su di esso, in molti hanno speso energie e tempo, non per capire come coloro che idolatravano Hitler ne furono complici nei programmi sanguinari che dovevano contribuire alla nascita del Reich millenario, quanto per definire come la figura del capo del nazismo abbia attecchito, in termini di fascino, sulle personalità di chi, burocrate (Bormann), mero esecutore (Himmler), aspirante successore (Goering), geniale architetto (Speer), viveva della sua luce riflessa.
Con "Il profilo criminologico dei gerarchi nazisti" (Mursia - pag.316 - 22,00 euro) , Antonio Leggiero dà un interessante contributo, che non è solo storiografico (il volume offre una importante massa di riferimenti e ricostruzioni, non sempre ai più conosciuti), ma si avventura in un campo, quello dell'analisi delle personalità, che, oggi più di ieri, è fondamentale per capire come, dietro un uomo e i suoi sodali, un intero popolo si sia fatto sedurre, fino a restarne soggiogato, da una ideologia che si affidava a persone totalmente diverse, per estrazione sociale e cultura, accomunate da un solo obiettivo: il potere, nelle sue diverse accezioni.

La nostra biblioteca: gli artefici dell'affermarsi del nazismo nell'analisi del criminologo

Un potere da raggiungere, a costo di passare - e non è una definizione ad effetto - sui cadaveri di milioni di persone, diventate pedine di una perversa scacchiera.
Leggiero, avvocato, criminologo e docente, non ha certo avuto difficoltà nel definire la composizione della masnada che circondava Hitler:
Rudolf Hess, il delfino che tradì (vero? falso?) il Führer volando sino in Scozia per trattare la resa con la Gran Bretagna e, quindi, gli alleati occidentali;
Heinrich Himmler, l'artefice della nascita delle SS, la più potente arma di morte del nazismo;
Joseph Goebbels, il regista della macchina propagandistica del regime;
Martin Bormann, il rozzo burocrate diventato l'alter ego di Hitler e alla cui ombra tramava in una devastante lotta per succedergli:
Albert Speer, che vendette il suo genio di architetto al diavolo;
Reinhard Heydrich, il nazismo fatto uomo, il prototipo del perfetto ariano;
Alfred Rosemberg, che tentò di fare del nazismo una ideologia;
Hans Frank e Julius Streicher, assassini il primo con le armi, il secondo con le parole.

Un gruppo di personaggi che, ciascuno per la sua parte, contribuì a che il nazismo abbattesse ogni barriera morale, perché essi stessi non ne avevano. Non ne aveva Goebbels, che sapeva come il contenuto di ogni suo discorso rivolto al popolo, rendesse i tedeschi mentalmente schiavi e quindi pronti a dare la vita per il nazismo; non ne aveva Goering, schiavo lui stesso della fascinazione del potere, capace di nefandezze ed errori (in guerra, soprattutto), ma soggiogato dal senso della bellezza e dell'appagamento estetico, magari da raggiungere attraverso le droghe.
"Il profilo criminologico dei gerarchi nazisti", superando l'asprezza della materia (scandagliare quale sia stata, di un un criminale, sia la genesi dei suoi comportamenti), espone al rischio di avventurarsi in difficili analisi.
Ma Antonio Leggiero riesce a rendere la lettura sempre interessante, pur se - a nostro avviso - il ricorso massiccio a citazioni di Joachim Fest, rischia di distrarre. chi si accosta ad un'opera che, al di là del linguaggio scientifico e della profondità delle analisti, resta molto interessante.
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