Futuro del lavoro: 78 milioni di nuovi posti entro il 2030, ma serve riqualificazione urgente
- di: Bruno Coletta
Il mercato del lavoro globale sta vivendo una fase di trasformazione senza precedenti. Secondo l’ultimo rapporto del World Economic Forum (WEF) sul futuro dell’occupazione, da qui al 2030 si prevede un saldo netto di 78 milioni di nuovi posti di lavoro. Questo risultato emerge dal bilancio tra la creazione di 170 milioni di opportunità lavorative, alimentate da cambiamenti tecnologici e transizione ecologica, e la scomparsa di 92 milioni di posizioni obsolete. Una vera rivoluzione che ridefinirà interi settori produttivi, aprendo nuove prospettive ma sollevando anche sfide significative.
Futuro del lavoro: 78 milioni di nuovi posti entro il 2030, ma serve riqualificazione urgente
Le dinamiche del cambiamento sono guidate dall’adozione accelerata di tecnologie come intelligenza artificiale, automazione e digitalizzazione. Queste innovazioni stanno alimentando la nascita di professioni inedite, soprattutto nei settori tecnologici e sostenibili, ma stanno anche erodendo rapidamente il valore delle competenze tradizionali. Professioni come operai di linea, cassieri e impiegati amministrativi rischiano di diventare superflue a causa della crescente automazione, mentre aumenterà la domanda di esperti in programmazione, gestione dei dati e tecnologie verdi.
La pandemia ha ulteriormente accelerato queste tendenze, portando le imprese a rivedere i propri modelli operativi. Molte organizzazioni, spinte dalla necessità di adattarsi rapidamente a un contesto in continua evoluzione, hanno investito massicciamente nella digitalizzazione, spingendo verso un mercato del lavoro sempre più dominato da competenze tecniche e digitali.
I settori con maggiore potenziale di crescita
Tra i settori destinati a guidare la crescita occupazionale spiccano:
Energia e sostenibilità: la necessità di combattere il cambiamento climatico sta spingendo i governi e le imprese a investire in tecnologie rinnovabili, infrastrutture sostenibili e soluzioni di economia circolare. Questo comporterà una forte domanda di ingegneri ambientali, tecnici specializzati nell’efficienza energetica e professionisti della gestione dei rifiuti.
Healthcare e scienze della vita: l’invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati, insieme alle crescenti esigenze sanitarie nei mercati emergenti, garantirà una continua crescita del settore. Non si tratterà solo di medici e infermieri, ma anche di biotecnologi, esperti di telemedicina e specialisti in assistenza personalizzata.
Tecnologia e intelligenza artificiale: lo sviluppo di algoritmi avanzati, l’analisi dei big data e la cyber-sicurezza sono aree con un enorme potenziale di crescita. Le imprese di tutto il mondo stanno cercando talenti in grado di progettare, implementare e monitorare sistemi intelligenti capaci di migliorare efficienza e produttività.
Il rischio di un divario nelle competenze
Nonostante le promettenti opportunità, il WEF avverte che milioni di lavoratori rischiano di essere lasciati indietro se non verranno messe in atto politiche mirate di riqualificazione. Il cosiddetto "skills gap", ovvero il divario tra le competenze richieste dalle aziende e quelle effettivamente disponibili, rappresenta una delle principali criticità per i governi e le imprese. Secondo il rapporto, molti lavoratori, soprattutto nei settori più tradizionali, non dispongono delle competenze necessarie per affrontare le nuove sfide tecnologiche.
A ciò si aggiunge una distribuzione disomogenea delle opportunità di lavoro a livello globale. Mentre nei paesi avanzati l'automazione promette di migliorare l'efficienza e ridurre i costi, nei mercati emergenti la carenza di infrastrutture digitali e programmi di formazione potrebbe amplificare le disparità economiche.
Il ruolo di governi e aziende
Il WEF invoca un’azione collettiva tra settore pubblico e privato per affrontare queste sfide. I governi sono chiamati a investire in politiche attive per il lavoro, finanziando programmi di formazione continua e incentivando le imprese a implementare percorsi di upskilling per i propri dipendenti. Da parte loro, le aziende devono promuovere una cultura della formazione permanente, integrando l’apprendimento continuo nelle strategie aziendali e collaborando con istituzioni educative per sviluppare curricula che rispondano alle esigenze del mercato.
Numerosi sono gli esempi di imprese che hanno già intrapreso iniziative in questa direzione. Grandi gruppi tecnologici e multinazionali stanno lanciando piattaforme di e-learning e programmi di mentorship interni per riqualificare il personale. Tuttavia, il ritmo di adozione di queste misure rimane ancora insufficiente per compensare i rapidi cambiamenti in atto.
Implicazioni per il sistema educativo
Un altro nodo cruciale è il ruolo del sistema educativo, che dovrà adeguarsi per preparare le nuove generazioni a un mercato del lavoro in continua evoluzione. Le istituzioni accademiche devono aggiornare i propri programmi di studio, promuovendo un approccio interdisciplinare che integri competenze tecnologiche, creative e sociali. In parallelo, cresce l’importanza della formazione tecnica e professionale, spesso sottovalutata rispetto ai percorsi universitari tradizionali, ma cruciale per rispondere alla domanda di figure specializzate.