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Ponte dell’Immacolata, 13,9 milioni in viaggio

- di: Anna Montanari
 
Ponte dell’Immacolata, 13,9 milioni in viaggio

Per il ponte dell’Immacolata saranno 13,9 milioni gli italiani in movimento. Un numero che restituisce un’immagine vivace della domanda turistica in vista delle festività di dicembre, sostenuta anche da un calendario favorevole che colloca l’8 dicembre di lunedì, allungando di fatto la finestra utile per programmare un viaggio. Federalberghi parla di uno scenario “luminoso”, una fotografia che premia soprattutto l’Italia come destinazione privilegiata. Mercatini natalizi, città d’arte e soggiorni in albergo restano la triade che guida le scelte, confermando un orientamento sempre più radicato verso un turismo domestico che privilegia comfort, prossimità e atmosfere legate alle festività.

Ponte dell’Immacolata, 13,9 milioni in viaggio

Dietro l’ottimismo dei numeri si muove però un altro segmento del Paese, quello che non partirà. Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, lo definisce un “fattore da non trascurare”. Il costo della vita continua infatti a erodere margini di spesa delle famiglie e a comprimere la capacità di dedicare risorse alla vacanza, nonostante il ponte rappresenti tradizionalmente un’occasione di spostamento. È la frattura sociale che accompagna la ripresa turistica italiana: un dinamismo sostenuto da una parte del Paese e frenato dall’altra, in cui inflazione, rincari dei servizi e aumento delle uscite quotidiane sottraggono spazio alla spesa discrezionale. Il turismo, in questa chiave, diventa un termometro della distanza fra chi ha recuperato potere d’acquisto e chi invece fatica a rientrare nei ranghi.

La centralità degli alberghi e il ritorno dell’esperienza urbana
L’indagine evidenzia un dato rilevante per il comparto: la scelta dell’albergo come forma di alloggio principale. È una tendenza che si consolida e che testimonia la volontà di affidarsi a servizi strutturati, soprattutto in un periodo dell’anno in cui comfort e prevedibilità pesano più di altre variabili. Le città d’arte recuperano terreno, trainate da un’offerta culturale ravvicinata e dalla capacità di concentrare esperienze diverse nello stesso soggiorno. È un indicatore di vitalità urbana che si inserisce in un ciclo annuale storicamente forte per il turismo italiano, ma che quest’anno sembra spingere con ancora maggiore intensità grazie a un clima complessivo di fiducia.

L’indotto e il nodo delle disparità
La spinta generata dal ponte non riguarda soltanto strutture ricettive e destinazioni, ma un indotto più ampio fatto di trasporti, ristorazione, commercio e attività culturali. Un ecosistema che beneficia in modo diretto della mobilità interna e che ritrova, in dicembre, uno dei momenti di massima intensità dell’anno. Tuttavia, l’assenza di una quota consistente di potenziali viaggiatori ricorda che l’espansione del settore non è lineare e che la ripresa porta con sé un doppio binario. Il turismo, indicatore sensibile dello stato economico delle famiglie, riflette una realtà in cui la crescita non elimina automaticamente le sacche di fragilità. E proprio questo elemento diventa centrale nella lettura economica del ponte, perché definisce i confini del mercato nei prossimi mesi.

Il quadro dell’indagine
Lo studio, condotto da Tecnè tra il 19 e il 24 novembre su un campione rappresentativo di 4.003 italiani maggiorenni, conferma dunque la forza della domanda ma anche la presenza di margini di incertezza strutturale. Un Paese che si muove, ma che al tempo stesso segnala – come spesso accade nei momenti di festa – le proprie asimmetrie interne. La stagione natalizia 2025 parte così da una fotografia nitida: entusiasmo turistico in crescita, ma una platea che resta segmentata tra possibilità economiche e vincoli quotidiani.

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