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Brasile, il golpe era solo un’idea… stampata tre volte e portata a Bolsonaro

- di: Vittorio Massi
 
Brasile, il golpe era solo un’idea… stampata tre volte e portata a Bolsonaro
Il generale che pensava al colpo di Stato (a parole)

Brasile, il generale Fernandes confessa il piano per uccidere Lula, Alckmin e de Moraes: “Era solo un file”. Ma lo stampò nel palazzo presidenziale, poi andò da Bolsonaro. E adesso nega tutto.

(Foto: fotomontaggio con foto generica).

In un Brasile che ormai alterna tragedia politica e farsa istituzionale, il generale Mário Fernandes, ex segretario esecutivo della Presidenza ai tempi di Jair Bolsonaro, ha deciso di entrare nella storia non con un’azione ma con una stampa. Sotto interrogatorio ha infatti confessato di essere l’autore del documento denominato Pugnale verde e giallo, un piano dettagliato per assassinare il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, il vicepresidente Geraldo Alckmin e il ministro della Corte Suprema Alexandre de Moraes.

Un golpe da PDF

Tranquilli: non era davvero un progetto di golpe. Era, parole sue, “solo un mio pensiero digitalizzato”. Una sorta di diario intimo in versione PDF. Un’analisi dei rischi, dice lui, che aveva l'abitudine di buttare giù per iscritto. Peccato che, secondo la Polizia Federale, questo “pensiero” sia stato stampato non una ma tre volte nel cuore del potere brasiliano, il Palazzo del Planalto, e che Fernandes si sia poi recato, pochi minuti dopo, al Palazzo dell’Alvorada, la residenza ufficiale della Presidenza della Repubblica. Indovinate chi c’era ad attenderlo? Jair Bolsonaro e il tenente colonnello Mauro Cid, il fidatissimo aiutante dell’ex presidente.

Le coincidenze non esistono

Secondo gli inquirenti, Bolsonaro era pienamente consapevole del contenuto del documento. Ma quando Fernandes viene interrogato sulla questione, cade dalle nuvole. “Impossibile”, ha detto. “Ho stampato per leggere su carta, mi stanco la vista al computer”. E dopo la lettura? “L’ho strappato”. Tutto casuale. Anche il fatto che si trovasse nel palazzo presidenziale proprio nei minuti immediatamente successivi alla stampa: pura coincidenza legata ai suoi incarichi logistici.

Ma le coincidenze, si sa, in politica non esistono. E in questa indagine, battezzata Operação Contra-Golpe dalla Corte Suprema brasiliana, il quadro è ben più cupo. La Procura generale del Brasile sostiene infatti che il documento fosse parte integrante del cosiddetto “Núcleo 2”, un gruppo ristretto di militari e ufficiali di polizia che avrebbero progettato un colpo di Stato per impedire l’insediamento di Lula previsto per il 1° gennaio 2023. Gli omicidi sarebbero dovuti avvenire, secondo la polizia, il 15 dicembre 2022, attraverso metodi degni di un romanzo noir: avvelenamento o esplosivi.

Il colpo di Stato automatico

Le dichiarazioni di Fernandes alla Corte Suprema – riportate il 24 luglio 2025 – oscillano tra l’amnesia e la comicità involontaria. Alla domanda se ricordasse di aver stampato più copie del documento, ha risposto che forse sì, ma “potrebbe essere stata una configurazione della stampante”. Il classico colpo di Stato automatico. Ha anche detto di aver stampato di nuovo in un’altra data perché aveva avuto “una nuova idea” e aveva aggiornato il file. Una specie di aggiornamento firmware del golpe, insomma.

Arresti e accuse formali

Oltre al generale, sono finiti sotto accusa diversi alti ufficiali. In particolare, cinque arresti sono stati eseguiti il 19 novembre 2024: quattro militari e un agente della polizia federale. L’operazione è stata coordinata dal giudice Alexandre de Moraes, lo stesso che era tra gli obiettivi del piano omicida. Il 18 febbraio 2025 il procuratore generale Paulo Gonet ha formalizzato le accuse contro l’ex presidente e altri 34 imputati. Il 26 marzo 2025 la Corte Suprema ha accolto all’unanimità la denuncia, dichiarando Bolsonaro imputato formale nel procedimento principale.

Un golpe da ufficio

Al centro di tutto questo rimane la figura del generale Fernandes, che nel tentativo di giustificare l’inspiegabile ha offerto un campionario da manuale: dal documento digitale che “non era un documento” alla stampa che “serviva solo per leggere meglio”, fino all’assurdo tentativo di spacciare come esercizio mentale una vera e propria strategia golpista. In una dichiarazione rilasciata alla Corte Suprema, Fernandes ha tentato di minimizzare: “Era un compendio di riflessioni. Una mia analisi. Un’abitudine che ho di scrivere per chiarirmi le idee”.

Peccato che questa “analisi privata” si incastrasse perfettamente con i tempi e i luoghi del potere bolsonarista. Il documento è stato portato direttamente a Bolsonaro, che ne avrebbe discusso con i suoi uomini più fidati. Lo stesso Mauro Cid, nel frattempo coinvolto in altre inchieste, ha confermato nei verbali il coinvolgimento attivo del capo.

Cartucce e complotti

Eppure, Fernandes continua a recitare il ruolo del tecnico distratto, del burocrate con l’hobby della geopolitica fantasiosa. Un golpe teorico, fatto di file word e cartucce d’inchiostro. Una sorta di thriller da ufficio: il generale che voleva rovesciare lo Stato, ma solo per iscritto.

Alla fine resta l’impressione amara – e grottesca – di una classe dirigente militare che ha flirtato con l’eversione armata senza mai avere il coraggio (o la capacità) di dichiararlo apertamente. E che ora, incalzata dalle indagini, si affida al repertorio più vecchio del mondo: negare, minimizzare, e scaricare la colpa sulla stampante.

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