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Pensioni 2026: guida completa per uscire dal lavoro

- di: Bruno Coletta
 
Pensioni 2026: guida completa per uscire dal lavoro
Il 2026 si annuncia come un anno cruciale per chi pensa alla pensione in Italia. La normativa previdenziale resta in buona parte ancorata alla riforma Fornero, ma con alcune aperture per uscite anticipate e forme di accompagnamento. Le regole principali riguardano la pensione di vecchiaia, l’anticipata, strumenti come Ape sociale, la “quota 41” per i precoci e le possibilità per lavori gravosi o usuranti. Analizziamo punto per punto cosa cambia e come muoversi.

Pensione di vecchiaia: il pilastro tradizionale

Per la pensione di vecchiaia nel 2026 resta confermato il requisito classico: 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Chi ha versato contributi interamente nel sistema contributivo deve anche maturare un importo di pensione almeno pari all’assegno sociale (valore minimo che si aggira intorno a quota assegno sociale aggiornato per il 2026). Chi non raggiunge questo minimo potrebbe dover attendere fino ai 70-71 anni per ottenere il trattamento pensionistico completo.

Pensione anticipata: contributi al centro

Una delle vie principali per lasciare il mondo del lavoro prima dell’età anagrafica è la pensione anticipata, basata su anni di contributi invece che sull’età.

  • Uomini: almeno 42 anni e 10 mesi di contributi;
  • Donne: almeno 41 anni e 10 mesi di contributi;

Dopo aver raggiunto questi requisiti contributivi, è necessario poi attendere altri tre mesi per la cosiddetta “finestra mobile” prima di percepire la pensione.

Pensione a 64 anni con metodo contributivo

Una possibilità aggiuntiva è quella di andare in pensione a 64 anni se si è completamente nel sistema contributivo (cioè si è iniziato a versare dal 1996 in poi), avendo almeno 25 anni di contributi e un assegno stimato almeno pari a circa 3 volte l’assegno sociale (intorno a €1.600 mensili nel 2026).

Ape sociale: uscita anticipata per categorie fragili

L’Ape sociale è una prestazione che permette di smettere di lavorare prima dell’età pensionabile standard per gruppi specifici di lavoratori in difficoltà o con mansioni particolarmente gravose. Nel 2026, per accedere a questo strumento occorrono: almeno 63 anni e 5 mesi di età e un’anzianità contributiva minima (di solito circa 30 anni, più elevata per certi profili di lavoro usurante).

“È corrisposta fino al conseguimento dei requisiti pensionistici, ovvero al compimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia o anticipata”.

La quota 41 per i lavoratori precoci

Per chi ha iniziato a lavorare molto giovane, esiste ancora la possibilità di uscire con la cosiddetta quota 41: almeno 41 anni di contributi e almeno 12 mesi versati prima dei 19 anni, insieme ad una delle condizioni di difficoltà previste (disoccupazione, caregiver, grave invalidità o lavori usuranti).

Lavori gravosi e usuranti: regole speciali

Restano active forme di pensionamento agevolato per chi ha svolto lavori particolarmente faticosi o usuranti:

  • Lavori gravosi: accesso alla pensione con circa 66 anni e 7 mesi e 30 anni di contributi per chi rientra nelle categorie specifiche (ad esempio infermieri, operai dell’industria, insegnanti di scuola dell’infanzia).
  • Lavori usuranti: agevolazioni con "quota 97,6" (circa 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi per dipendenti; requisiti leggermente più elevati per autonomi).

Invalidità e isopensione: alternative da conoscere

Per chi ha una riduzione della capacità lavorativa pari almeno all’80%, è prevista una pensione di invalidità con requisiti di età inferiori (ad esempio 61 anni per gli uomini e 56 per le donne).

L’isopensione resta una strada interessante per alcune categorie: si tratta di un accordo tra azienda e lavoratore che permette di anticipare l’uscita fino a sette anni rispetto ai requisiti tradizionali, con oneri a carico dell’azienda. Questa misura può essere utile soprattutto per i nati entro la metà degli anni Sessanta che guardano all’uscita anticipata come strategia.

Valide diverse strade

Il 2026 non rivoluziona il sistema pensionistico italiano, ma mantiene valide diverse strade per anticipare l’uscita dal lavoro rispetto alla pensione di vecchiaia. È fondamentale conoscere i requisiti specifici — età, contributi, categorie professionali e condizioni personali — per scegliere la via più adatta alla propria situazione. Pianificare per tempo e rivolgersi a un patronato o consulente previdenziale può fare la differenza nel calcolo dell’uscita ottimale.

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