Rete unica: Open Fiber sotto attacco anche per responsabilità non sue

- di: Redazione
 
Quando si maneggia, anche con tutte le cautele possibili, una materia delicata come quella della grande finanza, dove dietro ogni mossa o contromossa si muovono cervelli fini, acuti, capaci di elaborare strategie e contrastare quella dell'avversario di turno, scatta immediatamente il meccanismo investigativo che sta dietro all'Uomo, sin dal primo manifestarsi su questa Terra, e che si concretizza in una sola domanda: perché?

La finanza, per sua natura, è l'arte della mutazione mirata; del mimetizzarsi tra le foglie e, come un serpente, scattare per mordere la preda; di minacciare anche sapendo di non averne diritto titolo; di tentare di mascherare il suo essere piccino cercando di fare la voce grossa per accreditarsi di una statura maggiore.
Per questo, a leggere le cronache delle ultime ore, intorno alla vexata quaestio della rete unica, prima di cercare di capire il senso delle varie manovre che si stanno registrando intorno a questo argomento, bisognerebbe intuire fino a dove ci si può spingere nel perseguimento dei propri obiettivi prima di ledere l'interesse pubblico.

Il cuore del problema è il ruolo che, nel panorama italiano, abbia e dovrà avere Oper Fiber che, per decisione del governo, si dovrebbe fondere con Tim al fine di arrivare alla rete unica.
Il governo, si sa, è sempre dominus in vicende grandi come quella della rete unica, ma resta difficile da capire la portata di una operazione che non sarebbe di semplice integrazione o acquisizione o fusione, ma di vera e propria incorporazione.
La situazione dell'attuazione delle opere affidate ad Open Fiber non è delle migliori, con percentuali di realizzazione più basse di quelle che, ad oggi, dovevano essere. I ritardi non sono però attribuibili a pecche direttamente responsabilità di Open Fiber che si ritrova a combattere non solo contro la burocrazia, che tutto ferma o rallenta, ma anche contro chi la guarda con occhi cupidi e spera di farne bottino.

La situazione appare abbastanza chiara, con Open Fiber al centro di attacchi simultanei che ne voglio indebolire la volontà di continuare la propria attività senza la prospettiva di sparire non per proprie incapacità, ma perché questo hanno già deciso i padroni del vapore.
Non entriamo nel merito delle eventuali colpe di cui Open Fiber si sarebbe macchiata nella realizzazione della rete in fibra, ma la campagna che contro di lei è stata scatenata, a più livelli (politico, finanziario, giornalistico), qualche perplessità la genera.



I presunti ritardi hanno indotto Infratel, la società pubblica concessionaria della rete in fibra (che ne ha affidato la realizzazione, in migliaia di Comuni, ad Open Fiber), a mettere OF metaforicamente, ma nemmeno tanto, in mora, "riservandosi" (il verbo è quello più usato nelle guerre epistolari tra aziende) di "intraprendere le azioni più opportune a tutela dell'interesse pubblico".
Lettere di questo tenore di solito vengono vergate, spedite o, come nel caso di specie, rese pubbliche solo quando tutte i tentativi di risolvere il problema sono stati esauriti e, se per qualche ragione diventano note si può pensare di accaparrarsi il consenso dell'opinione pubblica o di chi conta. Non è stato questo il caso ed il fatto che la lettera abbia avuto eco immediata sulla stampa lascia pensare che la comunicazione non doveva restare di esclusiva pertinenza dei vertici di Infratel e Open Fiber.

Come conseguenza ecco comparire articoli in cui doverosamente si informa il lettore della effettiva situazione dei lavoro in capo ad Open Fiber, con una meticolosità degna di menzione, ma che potrebbe anche dare l'impressione che si sia già scelto il cavallo su cui puntare.
Quanto accade, come è naturale che sia, sta provocando reazioni tra gli addetti ai lavori e non solo, perché sono tanti gli interrogativi che questa vicenda - che ancora non si sa se posizionare tra le operazioni della grande finanza o le manovre politiche - genera sospetto soprattutto per la tempistica. Come la pubblicizzazione, a distanza di pochissimo tempo (nell'ordine di poche ore), della lettera di messa in mora, più che di diffida, di Infratel nei confronti di Open Fiber.

Talmente genera sospetto che Open Fiber si è affrettata a scrivere una nota in cui prova a rispondere alle contestazioni delle lettere riportate solo parzialmente ed a senso unico da alcuni organi di stampa.
In alcuni passaggi della nota di Open Fiber infatti si legge: "Open Fiber sta lavorando a risolvere definitivamente il problema rappresentato dalla crisi del progettista incaricato, Italtel, che come noto, si trova attualmente in una delicata situazione di concordato preventivo. Non è un mistero che Italtel sia stata scelta da TIM come advisor nella due diligence tecnica su Open Fiber. Questo, assieme alla quota preponderante di ricavi che la stessa Italtel deriva da commesse TIM, è un elemento di preoccupazione per Open Fiber, considerata la obiettiva situazione di conflitto di interesse nella quale si trova ora il progettista".

Poi, in altro passaggio Open Fiber ha affermato ancora di essere "pienamente in linea con il piano di realizzazione della rete in fibra ottica formalmente condiviso con Infratel e ciò nonostante il perdurare dell'emergenza sanitaria", confermando "l'obiettivo del completamento del 92% delle Unità Immobiliari del Piano BUL in 16 Regioni su 20 entro il 2022 e non nel 2023". L'attività prevista per il 2023 "e' dunque residuale rispetto alla totalità del progetto".
Verrebbe da chiedersi, a questo punto, visto il quadro generale, come mai "questo matrimonio s'ha da fare". Ora occorre solo aspettare la prossima mossa e conoscere il nome di chi la farà e molte cose forse si capiranno.
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