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Nuovi equilibri globali: il consiglio di sicurezza ONU approva la risoluzione USA sull'Ucraina col voto di Mosca e Pechino

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Nuovi equilibri globali: il consiglio di sicurezza ONU approva la risoluzione USA sull'Ucraina col voto di Mosca e Pechino

Nel terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il via libera a una risoluzione proposta dagli Stati Uniti che chiede una "rapida fine della guerra". Ma il documento, così com’è stato approvato, racconta una storia ben più complessa della semplice volontà di pace.

Nuovi equilibri globali: il consiglio di sicurezza ONU approva la risoluzione USA sull'Ucraina col voto di Mosca e Pechino

Non vi è alcun riferimento alla Russia come aggressore, nessun accenno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina, elementi che erano stati inseriti in una precedente risoluzione dell’Assemblea Generale su iniziativa dell’Unione Europea. In altre parole, la versione passata attraverso il Consiglio di Sicurezza è stata accuratamente depurata da qualunque riferimento che potesse suonare come una condanna diretta di Mosca. Il risultato? Un allineamento che ha visto Russia e Cina votare insieme agli Stati Uniti, mentre Francia e Regno Unito hanno scelto la via dell’astensione.

Un asse USA-Russia-Cina? Il senso politico della risoluzione
L’ambasciatore russo Vassily Nebenzia ha subito colto l’occasione per definire la risoluzione “un passo nella giusta direzione”. Parole che non sono casuali. Per la prima volta dall’inizio della guerra, un documento approvato dal Consiglio di Sicurezza ottiene il voto favorevole sia di Washington che di Mosca, segnale che i rapporti internazionali stanno entrando in una fase nuova, meno schematicamente manichea di quanto la narrazione dominante abbia voluto raccontare negli ultimi anni.

Il voto svela un intreccio di interessi che supera la dicotomia tra Occidente e Oriente. Gli Stati Uniti, sempre più impegnati su più fronti – Ucraina, Medio Oriente, Taiwan – devono ridefinire le priorità, cercando un modo per disimpegnarsi progressivamente da un conflitto che, al di là della retorica, sta diventando insostenibile. Mosca, dal canto suo, ha tutto l’interesse a favorire una de-escalation diplomatica che le permetta di consolidare le posizioni acquisite senza subire nuove pressioni internazionali. La Cina, infine, osserva con la solita strategia attendista, posizionandosi come arbitro e mediatore di un equilibrio multipolare ancora in fase embrionale.

L’Europa si scopre marginale

A uscire più indebolita da questa dinamica è l’Europa, e in particolare l’Unione Europea, che da tre anni cerca di mantenere una postura dura nei confronti della Russia, insistendo sulla necessità di non fare concessioni a Putin e continuando a finanziare l’Ucraina. Ma il fatto che la risoluzione del Consiglio di Sicurezza sia stata privata di ogni riferimento all’aggressione russa dimostra che la linea dura di Bruxelles non ha trovato eco a Washington, dove si preferisce un linguaggio più sfumato e aperto alla trattativa.

L’astensione di Francia e Regno Unito non è solo un dettaglio tecnico: è un segnale chiaro di un’Europa che, pur avendo investito enormi risorse nel sostegno a Kiev, si trova ora costretta a seguire il gioco delle grandi potenze senza poterlo realmente influenzare. Berlino, intanto, resta impantanata nella crisi della sua economia industriale, mentre Parigi è alle prese con tensioni interne che rendono difficile una leadership forte a livello internazionale.

Un nuovo ordine mondiale in gestazione
L’approvazione della risoluzione segna dunque una svolta nella gestione del conflitto ucraino, che potrebbe presto imboccare la strada di una soluzione diplomatica più pragmatica. Ma soprattutto, lascia intravedere un nuovo scenario globale, dove le alleanze non sono più granitiche e dove l’egemonia occidentale non può più essere data per scontata.

Il mondo si muove verso un sistema sempre più frammentato e fluido, in cui anche un documento come quello approvato dall’ONU non è solo una dichiarazione di intenti, ma un termometro che misura il cambiamento delle relazioni tra le grandi potenze. Gli Stati Uniti aprono una breccia verso Mosca e Pechino, mentre l’Europa resta ai margini, incapace di imporsi come attore indipendente.

E così, tre anni dopo il primo sparo sulla linea del Donbass, la guerra in Ucraina continua a essere il campo di battaglia non solo tra eserciti, ma tra modelli geopolitici che si confrontano e si riorganizzano. Resta da vedere chi riuscirà a dettare le nuove regole del gioco.

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