La querelle sul nucleare resta uno degli argomenti più scottanti del momento data la necessità di enormi quantitativi di energia in particolare per le aziende, soprattutto quelle che trattano grandi masse di dati.
Nucleare: chi lo esclude e chi auspica una maggiore partecipazione istituzionale
I pareri sull’utilizzo sono discordi: infatti, se da una parte, per esempio, Flavio Cattaneo, Amministratore Delegato di Enel, durante la presentazione alla comunità finanziaria del Piano Strategico di Gruppo 2025-2027 ha dichiarato che “il nucleare non è incluso in questo piano e non lo metteremo probabilmente nemmeno nel prossimo”, spiegando che l'Italia ha bisogno soprattutto dal punto di vista delle industrie di energia a basso costo, dall’altro lato c’è chi auspica invece un cambiamento rapido: "Parlano tutti di rinnovabili, sono importanti e noi le facciamo, ma dal punto di vista della potenza avremmo bisogno di un profilo simile a quello del gas e questo si otterrebbe con il nucleare. Noi siamo in tutte le tecnologie e siamo coinvolti in tutte le discussioni, ma sappiamo che serve punture su uno sviluppo che richiede almeno 10-15 anni. Gli Smr sono sicuramente interessanti, ma dobbiamo guardare in un'ottica di più ampio respiro" commenta Francesco Campanella, direttore dell’Isin, Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione: “Dal mio osservatorio privilegiato dell’Isin, l’autorità indipendente sull’energia nucleare, colgo come dal dibattito sia quasi assente il convitato di pietra di ogni discussione sull’energia atomica: il vessillo della sicurezza, che, nel caso remoto in cui venga agitato in ambito nucleare, per lo più apre istintivamente a timori di un futuro spettrale. In realtà, la sicurezza nucleare e la radioprotezione non sono temi che diventeranno centrali se e quando l’Italia dovesse tornare a produrre energia con reattori nucleari, ma avrebbero dovuto essere già centrali da qualche decennio, perché l’Italia non solo è ancora oggi alacremente impegnata sul decommissioning delle vecchie centrali nucleari, ma vede anche sul suo territorio un massiccio utilizzo di sorgenti di radiazioni ionizzanti per scopi medici, industriali e di ricerca, che devono evidentemente conformarsi a regole di sicurezza e cautela ben standardizzate e in linea con gli orientamenti e gli atti di indirizzo internazionalmente accreditati”.
Come spiega il presidente dell’Isin, infatti, il nucleare, già da tempo parte della realtà energetica e tecnologica, richiede un approccio basato sulla sicurezza, indipendentemente dall’esito del dibattito politico in corso. La comprensione pubblica del tema è spesso limitata, rendendo essenziale il lavoro delle istituzioni per accrescere la consapevolezza e la cultura del Paese. Se il nucleare divide per il forte impatto emotivo, la sicurezza rappresenta un obiettivo universale. Raggiungerla richiede impegno analitico, attenzione e una comunicazione efficace, un ambito in cui, specifica Campanella, l’Isin gioca un ruolo fondamentale operando come ente terzo, indipendente dal governo, con il compito di garantire le migliori pratiche di sicurezza nucleare per tutti gli usi pacifici previsti dalle norme. Tra le attività principali dell’Ispettorato, spiccano il monitoraggio della radioattività, il supporto alla giustizia, la gestione delle emergenze e la partecipazione ai consessi internazionali: tuttavia, conclude Campanella, è necessario il giusto sostegno istituzionale e l’ascolto da parte dei cittadini perché “solo attraverso un dialogo aperto e una chiara trasparenza l’Ispettorato potrà consolidare il suo ruolo come pilastro di un sistema sicuro e affidabile”.