La proposta di Merkel e Macron contro l'intransigenza del fronte del Nord

- di: Diego Minuti
 
Una mano tesa all'Italia, in un momento in cui l'economia del nostro Paese boccheggia e sembra ancora alla ricerca di certezze che siano realmente tali. Questo sembra la proposta congiunta di Angela Merkel e Emmanuel Macron di reperire una enorme liquidità sul mercato - con l'emissione di bond 'firmati' dalla Commissione europea - da destinare ai Paesi maggiormente colpiti degli effetti economici del Covid-19.
I miliardi di euro sul tavolo sono 500, che si tradurrebbero in aiuti a fondo perduto (ovvero da non restituire) e, come ha precisato Frau Angela, che ''non devono pesare sui debiti''.
Quale che sarà l'esito della proposta - giunta in un momento in cui i Paesi travolti dal Corona Virus fanno drammaticamente i conti con il tracollo economico e, soprattutto, con l'impossibilità di prevedere i tempi della ripresa -, di fatto Germania e Francia sembrano avere trovato un comune pensare sulla necessità e sull'urgenza che l'Europa ritrovi unità d'intenti con l'obiettivo di aiutare chi è in difficoltà, vera non quella conseguenza di alchimie contabili.
Le parole del cancelliere tedesco sicuramente staranno rimbombando nelle cancellerie di quei Paesi dell'Ue - quelli del fronte del Nord, con l'aggiunta dell'Austria del cancelliere Sebastian Kurz, che s'è già premurato di  bocciare la proposta - che si dicono paladini del rigore, ovvero arroccati sulla indisponibilità ad aiutare chi sta peggio con strumenti che non siano esclusivamente sotto forma di prestiti, con un costo per rientrare da essi.
I fautori del ''prima risanare'' sembrano  non cogliere una evidenza che, almeno alle nostre latitudini, è palese.
Se i Paesi in crisi affondassero (il ricorso a questo verbo, bilanci alla mano, è quasi obbligato) si potrebbe innescare un effetto domino che, se non dovesse travolgere le economie europee oggi in salute, certamente ne restringerebbe i mercati continentali di riferimento. 
Insomma, noi saremmo più poveri, ma loro - senza i nostri mercati - certamente non sarebbero più ricchi. 
Ricchezza quasi ostentata, pur con tanti ''se'' e ''ma'',  che fa a pugni con quei concetti solidaristici di cui tutti fanno uso ed abuso nei momenti crisi, ma non dicendosi disposti ad andare oltre il minimo.
Ricordate il neologismo inglese ''nimby''? E' un acronimo da ''Not In My Back Yard'', non nel mio cortile, che, nato come traduzione in una parola delle forme di protesta di singole comunità nei confronti di decisioni non condivise, ormai ha assunto un significato più largo. E i Paesi europei che oggi gridano al rigore sembra avere aderito a questa filosofia. 
Siamo solidali, comprendiamo, ci caliano nelle vostre difficoltà, a patto che le vostre difficoltà non entrino nel giardino di casa nostra. 
Il solito ritornello che ci siamo abituati a sentire ogni qual volta i Paesi più ricchi (o dai bilanci più tranquillizzanti perché non gravati da debiti pubblici imbarazzanti) si trovano davanti alle difficoltà degli altri. 
Rinculano, ammoniscono col ditino alzato, digrignano i denti, danno lezioni di etica. Ma se, magari, attivassero alcuni circuiti delle loro memorie selettive, potrebbero ricordare che i Paesi oggi in difficoltà quando c'è stato da mettere la mano in tasca ed aiutare gli altri non si sono mai tirati indietro. 
Stando al progetto franco-tedesco (che rinsalda l'alleanza tra Berlino e Parigi che, con la Gran Bretagna fuori, si sentono a buon diritto alla guida politica dell'Europa), cento dei cinquecento miliardi andrebbero all'Italia, più che un aiuto, più che una boccata d'ossigeno, perché quei fondi puntellerebbero una economia che, pur mantenendo intatta la sua capacità di creare reddito, oggi soffre di una spaventosa mancanza di risorse. 
Per dirla con parole semplici, siamo tra ancora i migliori, ma non abbiamo la liquidità per confermarlo.     
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