INPS: "I dati dei decessi da Coronavirus sono poco attendibili"

 
Se i numeri legati all'emergenza Coronavirus continuano lentamente a migliorare in Italia, attendendo le prime misurazioni relative al periodo di riapertura, si continua a discutere sulla veridicità dei dati che in questi mesi sono stati rilasciati giornalmente dalla Protezione Civile.

Ultimo capitolo di questo dibattito è un  rapporto rilasciato dall'INPS, secondo cui le morti registrate nel nostro paese fra marzo e aprile sono ben 47.000 in più rispetto alla media. Numero allarmante che nasconderebbe una pesante sottostima dei decessi avvenuti dallo scoppio dell'emergenza sanitaria nella penisola.

"I dati sono poco attendibili" - si legge nell'analisi - "il conto dei morti per Covid-19 diffuso ogni giorno dal Dipartimento di Protezione Civile non può essere considerato veritiero perché viene influenzato dalla modalità di classificazione della causa del decesso e dall'esecuzione di un test di positività al Coronavirus".

Il rapporto intitolato "Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da "Covid-19", che ricalca quelli pubblicati dall'Istituto Superiore di Sanità e dall'ISTAT, ribadisce i dubbi di molti esperti di statistica sull'attendibilità delle perdite realmente causate dal virus: "Si è parlato spesso del numero reale dei morti, con molti esperti di epidemiologia convinti che la cifra sia sottostimata. La distribuzione geografica dei decessi fra marzo e aprile (46.909 in più alle attese) è fortemente correlata alle zone in cui la propagazione dell'epidemia è più alta. In più la maggiore mortalità maschile rispetto alla popolazione femminile rafforza l'ipotesi legata a un aumento dei decessi per un fattore esterno".

I calcoli riguardano il periodo che termina il 30 aprile, quando il conteggio dei decessi è arrivato a 28.000, con uno scarto di ben 19.000 morti che non è stato registrato nei bollettini ufficiali: questo conteggio non è ovviamente da analizzare in maniera troppo semplicistica, dato che l'aumento della mortalità può essere causato anche dagli effetti che la pandemia ha avuto sul sistema sanitario, ma è l'ennesima conferma che i dati sui caduti dall'esplosione del focolaio di Covid-19 in Italia sono stati fortemente sottostimati.

Graziella Caselli, demografa dell'Università La Sapienza di Roma, sposa questa tesi: "Chiunque lavori nel nostro settore aveva già intuito che i numeri fossero superiori a quelli dichiarati: i decessi diagnosticati col tampone non possono rappresentare la totalità di quelli causati dal virus, basti pensare a chi perde la vita in casa o nelle RSE senza essersi sottoposti al test".
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