Mosca apre a Trump, ma sul petrolio detta le regole del gioco

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il Cremlino torna a tendere la mano a Donald Trump. Vladimir Putin, attraverso il suo portavoce Dmitri Peskov, ha fatto sapere che la Russia è "pronta" a eventuali colloqui con il presidente degli Stati Uniti "Stiamo attendendo segnali" da Washington, ha dichiarato Peskov all’agenzia Tass, sottolineando che Mosca non chiude le porte a un possibile dialogo.
Un’apertura calcolata, che giunge mentre gli equilibri geopolitici si fanno sempre più fragili e le tensioni in Ucraina continuano a segnare l'agenda internazionale. Trump, nel suo consueto stile diretto e provocatorio, ha recentemente affermato che “se i prezzi del petrolio fossero più bassi, la guerra tra Russia e Ucraina finirebbe immediatamente.” Un’affermazione che dal Cremlino viene respinta con fermezza. "Il conflitto non dipende dai prezzi del greggio," ha ribattuto Peskov, ricordando implicitamente che la strategia russa sul campo di battaglia non è soggetta alle fluttuazioni dei mercati energetici, ma risponde a obiettivi politici e militari di lungo termine.

Mosca apre a Trump, ma sul petrolio detta le regole del gioco

Mosca, da sempre maestra nell’utilizzare le risorse energetiche come leva geopolitica, non può tuttavia permettersi di ridurre la questione ucraina a una semplice variabile di mercato. Il controllo del territorio, la ridefinizione degli equilibri post-sovietici e il confronto con l'Occidente sono le vere coordinate su cui si muove il Cremlino. Certo, il petrolio e il gas restano strumenti di pressione economica su Europa e Stati Uniti, ma ridurre il conflitto a una questione di prezzo è una lettura troppo semplicistica, che ignora le profonde radici storiche e politiche dello scontro.

Strategia russa: attesa e pressione

Il Cremlino non ha fretta. Il messaggio di apertura a Trump si inserisce in una strategia consolidata di attesa strategica e pressione costante. Da un lato, la Russia continua le sue operazioni militari nell’Est ucraino, mantenendo alta la tensione sul fronte; dall’altro, lancia segnali di disponibilità al dialogo, cercando di alimentare le divisioni interne all’Occidente.

L'Europa, con la sua dipendenza ancora parziale dal gas russo e la difficoltà di mantenere un fronte unitario sulle sanzioni, resta l'osservata speciale di Mosca. Nel frattempo, Putin gioca su più tavoli, rafforzando l’asse con la Cina e cercando sponde nei paesi emergenti che non hanno mai rotto i legami economici con la Russia.

Washington e Mosca: un dialogo ancora lontano

Per ora, tuttavia, segnali concreti di un’apertura tra Washington e Mosca restano deboli. L’amministrazione Biden ha mantenuto una linea dura contro il Cremlino, fornendo aiuti militari all'Ucraina e rafforzando la presenza NATO in Europa orientale. Il ritorno di Trump potrebbe rappresentare una svolta.
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