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Michelle Comi: istruzioni per l'uso

- di: Barbara Bizzarri
 

Si dovrebbe prendere esempio dalla famiglia reale inglese: mai scusarsi. Del resto sappiamo tutti la fine che ha fatto Maria Antonietta dopo essersi inchinata alla folla andata a Versailles pronta a inchiodarla su una picca. E così per una Ferragni contrita, in piena simulazione di emotività, che spiega, si scusa, indossa tutine grigie per sembrare un frate trappista e come nelle sabbie mobili più fa così più quei 60 milioni di novelli Pm degli italiani che pretendono le scuse per i “pampini oncologgiciiiih” infieriscono su un’influencer socialmente defunta, più dall’altra parte del web trionfa tale Michelle Comi che in 24 ore, raggranella i 15mila euro necessari per una mastoplastica additiva. E lo dice così, candidamente. “Non vi vendo niente, devo rifarmi il seno: fate qualcosa per cambiare il mondo, se non altro il mio”. Semplicemente chiedendo per poi aggiungere, ho un sacco di desideri, sono certa che grazie a voi li realizzerò tutti.

Intanto ringrazia gli imprenditori che l’hanno aiutata a raggiungere la cifra necessaria (se volete essere fra i benefattori arrivate tardi, la raccolta è stata chiusa): chissà se lo hanno fatto sperando di usufruirne un giorno oppure per spirito umanitario perché meglio una gnocca senza resipiscenze in giro di tante bruttone rancorose. In tempi in cui nulla conta meno della reputazione nonostante le apparenze sembrino declamare il contrario, Comi chiede e ottiene tette nuove e vacanze milionarie al grido di “soltanto le brutte devono studiare, le belle possono farne a meno”. Ed è giusto che andiate all’università, sottolinea, perché c’è bisogno di camerieri (touché) e medici estetici e chirurghi plastici. È un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo e sull’onda di cotanta riflessione a che serve studiare sociologia quando la ragazza spiega gli anni Venti del nuovo millennio meglio di tanti trattati che i più non leggerebbero comunque, a meno che non siano composti da due pagine di cui una di prologo? Laddove i suoi coetanei hanno paura pure della loro stessa ombra facendosi venire l’ansia per qualsiasi cosa che non sia smanettare al cellulare per assistere a un’immensa orda di piazzisti (ormai i social servono soltanto a questo) e chiedendo il bonus psicologo, ecco che Comi sbaraglia la concorrenza facendo qualcosa che ben pochi fanno: dire chiaramente quello che vuole senza porgere in cambio skincare coreana o biscotti da multinazionale.

E per quanto sia inelegante essere scrocconi, si deve ammettere che siamo stati ammaestrati bene da chi ha previsto di farsi pagare perfino cellulari e pc con la fiscalità pubblica, con la scusa di gestire il paese e non ammettendo di usarli per mandare mail all’amante e magari farsi pure ricattare. Se è stato possibile studiare Ferragni ad Harvard, la Bocconi dovrebbe dedicare almeno un seminario a Comi: perché sostenere di voler essere mantenute, fare video in cui fugge alla vista di una “zecca” da centro sociale, rispondere a cosa eliminerebbe dal mondo (“i comunisti”, poi magari fame e guerre verrebbero di conseguenza), sostenere in pratica tutto il contrario della narrativa corrente cui ci si deve uniformare per forza pena non essere più spolliciati sui social o non poter più vendere libri-cibo-borse-cosmetici e in definitiva sé stessi, mantenendo il punto e permettendosi di dileggiare gli utenti: “come sarebbe a dire, non lavoro? Coloro tutto il giorno, avete idea della fatica? Mi dedico alle mie passioni, mentre voi timbrate il cartellino per un lavoro che vi fa schifo”, è una provocazione quasi rivoluzionaria, per quanto impopolare. E poi, siamo sicuri che davvero nessuno la pensi come lei? “Non mi faccio sformare la pancia per fare uscire un “coso”. Meglio spendere tutti i soldi dal chirurgo”: alzi la mano chi non lo ha mai pensato (e no, il voto di quelle che dopo aver ingrossato le fila delle pancine corrono a rifarsi tutto il rifattibile non vale).

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