Medio Oriente - Israele ad un passo dall'operazione militare a Rafah
- di: Redazione
Mentre i negoziati per arrivare ad un cessate il fuoco segnano il passo, dopo che la delegazione di Hamas ha lasciato Il Cairo, per un'analisi della proposta di tregua, sembra essere pronta a scattare l'operazione militare a Rafah, che Israele ritiene necessario per completare l'annientamento del gruppo armato islamista. Oggi l’esercito israeliano ha invitato gli abitanti di Gaza, presenti nella parte orientale della città di Rafah, a raggiungere le ''zone umanitarie allargate''.
Medio Oriente - Israele ad un passo dall'operazione militare a Rafah
In un messaggio su X, l'Idf ha affermato che ''le richieste per lo spostamento temporaneo nella zona umanitaria verranno trasmesse tramite manifesti, messaggi SMS, telefonate e trasmissioni mediatiche in arabo''.
L'esercito israeliano ha assicurato che l'operazione di evacuazione è temporanea e riguarda ''circa 100.000 persone''. Un portavoce delle forze armate israeliane ha detto, incontrando i giornalisti, che "abbiamo avviato un'operazione su scala limitata per evacuare temporaneamente le persone che risiedono nella parte orientale di Rafah'', ripetendo che si tratta di ''un'operazione su scala limitata''.
Secondo le Nazioni Unite, circa 1,2 milioni di abitanti, la maggior parte spinti lì dai combattimenti, si stanno affollando a Rafah, nella parte meridionale della Striscia di Gaza. L'esercito israeliano ha continuato a colpire il territorio palestinese, uccidendo sedici persone.
Poco prima, l'esercito israeliano aveva che tre suoi soldati erano stati uccisi e altri dodici feriti, domenica, dai razzi lanciati dal braccio armato di Hamas attorno a Kerem Shalom, il principale punto di passaggio degli aiuti umanitari provenienti da Israele e diretti alla Striscia di Gaza. Le Brigate Ezzedine Al-Qassam hanno rivendicato la responsabilità dell'attacco, che ha portato Israele a chiudere il valico utilizzato per consegnare gli aiuti a Gaza.
Gli sforzi per una tregua nella Striscia di Gaza tra Israele e Hamas incontrano l'inflessibilità di entrambe le parti: un'impasse che i mediatori internazionali dovrebbero tentare di risolvere oggi durante un "incontro di emergenza" in Qatar dopo sette mesi di guerra.
Ieri il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è tornato a ripetere che Israele non può accettare le richieste di Hamas, che vuole un cessate il fuoco definitivo nel territorio palestinese come prerequisito per qualsiasi accordo, in particolare sulla liberazione degli ostaggi rapiti il 7 ottobre. Nonostante le pressioni delle cancellerie internazionali, Netanyahu continua a minacciare di lanciare un’offensiva sulla sovraffollata città di Rafah, all’estremità meridionale della Striscia di Gaza, ''con o senza'' un accordo di tregua.
Da parte sua il leader di Hamas, Ismaïl Haniyeh, che da anni risiede in Qatar, aveva accusato Netanyahu di ''sabotare gli sforzi dei mediatori''. La proposta dei Paesi mediatori - Qatar, Egitto e Stati Uniti - presentata a Hamas alla fine di aprile, prevede una tregua associata alla liberazione degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza, in cambio dei prigionieri palestinesi detenuti da Israele. Ma un funzionario di Hamas ha detto domenica che il movimento non accetterà "in nessun caso un accordo che non preveda esplicitamente la fine della guerra ".