Medio Oriente: gli ''omicidi mirati'' confermano l'esiziale efficacia militare e di intelligence di Israele
- di: Diego Minuti
Il drone che si è infilato nell'appartamento di Teheran dove Ismail Haniyeh si trovava solo da poche ore è l'ennesima conferma della efficacia della macchina militare di Israele, ma anche della rete che da tempo l'intelligence di Gerusalemme ha steso nelle aree dove i suoi ''bersagli'' cercano di sfuggire alla vendetta. Israele, peraltro, come sempre, non ha assunta alcuna responsabilità sull'accaduto, anche se è chiaro chi abbia sparato il missile che, insieme al capo di Hamas, ha ucciso anche una delle guardie del corpo che dovevano vegliare sulla sua incolumità, ma che nulla hanno potuto fare.
Medio Oriente: gli ''omicidi mirati'' confermano l'esiziale efficacia militare e di intelligence di Israele
L'azione che ha portato all'eliminazione del capo politico di Hamas è solo l'epilogo di una lunga preparazione che ha visto impegnati non solo alcuni settori della macchina militare (in cui i droni, manovrati da remoto, diventano, giorno dopo giorno, i maggiori protagonisti), ma anche dell'intelligence, fondamentale in operazioni del genere, il cui risultato positivo è reso possibile da una serie di fattori, alcuni legati all'imponderabile (anche solo mutate ed inattese condizioni atmosferiche ne possono condizionare negativamente il risultato), ma sostanzialmente frutto di un lavoro di decine di persone.
I droni colpiscono, in una combinazione di tecnologia - sempre comunque condizionata dalla capacità della mano che lavora sul joystick - e presenza sul campo.
Perché, l'individuazione del bersaglio (nel caso di Haniyeh, una casa civile a Teheran) è agevolata da una preparazione meticolosa in cui si fondono due distinti modi di operare, quelli che gli esperti definiscono ''elint'' e ''humint''.
Laddove ''elint'' sta per Electronic-signals Intellicence'' (in sostanza il ricorso all'elettronica e alle sue svariate ramificazioni) e ''humint'' per Human Intelligence (ovvero l'uomo, la sua capacità di agire, creare rapporti, interpretare singoli segnali ed elaborare le conclusioni, anche solo per decidere se e quando agire).
Sarebbe sbagliato pensare che il drone che ha ucciso Haniyeh sia stato ''solo'' lanciato, seguendo magari l'esito di una intercettazione che ha fatto tracciare la rotta del missile, perché, prima di colpire, l'Idf deve avere la certezza di colpire il bersaglio, anche se troppo spesso i danni collaterali ci sono e anche hanno effetti letali.
Un ruolo fondamentale in azioni del genere è quello di chi, dal terreno, dà le indicazioni necessarie a rende l'attacco più efficace.
In gergo vengono chiamati ''puntatori'': sono gli elementi dell'intelligence che si infiltrano in territorio ostile, per raccogliere tutti gli elementi utili all'esito positivo dell'operazione.
Sono quelli che rischiano di più, sia se sono israeliani (e agiscono in ''casa'' del nemico), sia che siano elementi ''locali'', ingaggiati facendo leva sull'ideologia, ma più spesso per denaro. Perché, se individuati e arrestati, o vengono giustiziati immediatamente (i ''locali'') o servono come pedine nel vasto gioco della diplomazia sotterranea.