Coca-Cola si conferma il primo datore di lavoro dell’industria delle bevande in Italia: la nuova ricerca sull’impatto economico mostra che nel 2024 l’azienda ha generato 29.840 posti di lavoro tra occupazione diretta e indiretta. È un aumento del 10% rispetto alla stima 2022 (26.738 unità). I dipendenti diretti sono 2.688, mentre gli altri 26.704 lavorano nella filiera: logistica, forniture, distribuzione, manutenzione e servizi collegati.
ISTAT: Coca-Cola sostiene quasi 30.000 posti di lavoro lungo la filiera in Italia
Secondo le elaborazioni basate sui dati ISTAT 2024 sui nuclei familiari, ogni posto di lavoro diretto ne sostiene in media oltre undici nell’economia reale: significa che circa 64.000 persone (tra lavoratori e familiari) dipendono dal reddito riconducibile a Coca-Cola, in crescita del 6,7% rispetto al 2022.
La rete sul territorio
La presenza industriale è distribuita su sette Regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Abruzzo, Campania, Basilicata e Sicilia. La capillarità è parte della forza economica: una filiera produttiva che opera vicino ai mercati di consumo e che fa da sostegno occupazionale in aree dove le alternative industriali non sono sempre equivalenti.
La ricerca stima che l’assenza di Coca-Cola sul territorio provocherebbe un balzo locale dei disoccupati pari a: +6,5% in Lombardia, +4,8% in Veneto, +5,0% in Abruzzo, +1,9% in Piemonte, +1,7% in Basilicata, +0,9% in Sicilia e +0,4% in Campania. Un impatto che mostra il ruolo di ancora industriale della filiera: non soltanto produzione di bevande, ma infrastruttura occupazionale.
Filiera dei fornitori in crescita
Crescono anche i rapporti con il sistema produttivo italiano: nel 2024 Coca-Cola ha acquistato beni e servizi da 1.508 fornitori, contro i 1.463 del 2022. Il valore complessivo supera i 626 milioni di euro. Circa la metà dei fornitori è costituita da micro e piccole imprese: un dato che segnala l’integrazione nel tessuto locale e la dipendenza di molte aziende artigiane e PMI dalla continuità della filiera.
Un moltiplicatore economico
Il rapporto rende visibile il meccanismo moltiplicatore: per ogni lavoratore diretto, oltre 11 occupati indiretti. In un contesto di rallentamento generale dei consumi, il dato viene letto come segnale di resilienza industriale. Non si tratta soltanto di occupazione, ma di spesa, salari e redditi diffusi che ricadono su territori spesso privi di player di dimensioni paragonabili.
Impatto sociale e numeri macro
Sommando lavoratori diretti e indiretti e includendo l’effetto sui nuclei familiari secondo le metriche ISTAT, l’universo economico gravitante attorno alla filiera supera le 64 mila persone. L’esposizione territoriale è ampia, con sedi, centri logistici, fabbriche e forza vendita proprietaria. Il quadro restituisce la fotografia di una catena che non agisce solo sul mercato delle bevande ma influenza l’occupazione locale, la continuità di fornitura e la micro-economia dei distretti coinvolti.