Israele pronto a liberare 3.000 prigionieri in cambio di ostaggi
- di: Jole Rosati
Uno storico accordo sembra all’orizzonte: Israele è pronto a liberare oltre 3.000 detenuti palestinesi in cambio della liberazione di 33 ostaggi trattenuti da Hamas a Gaza. L’intesa, in discussione da mesi, sembra finalmente vicina grazie a negoziati intensi tra Stati Uniti, Israele, Qatar e altri attori regionali.
Le condizioni dell’accordo
Secondo Kadora Fares, capo del Comitato per i detenuti palestinesi, il piano prevede il rilascio di oltre 3.000 palestinesi, tra cui 200 ergastolani e altri mille tra minori, donne e prigionieri malati. Coloro con le pene più gravi potrebbero essere trasferiti in esilio in Qatar, Egitto o Turchia, mentre gli altri tornerebbero nelle loro comunità in Cisgiordania, Gaza o Israele.
Hamas, dal canto suo, deve rilasciare 33 ostaggi, inclusi soldati israeliani feriti. Un alto funzionario israeliano ha dichiarato a Ynet: “Non è stato facile trovare un accordo, ma era necessario per evitare ulteriori sofferenze”.
Pressioni internazionali e ruolo degli Stati Uniti
Jake Sullivan, consigliere uscente per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha dichiarato all’ABC News: “Siamo molto vicini a un’intesa, ma restano alcuni ostacoli da superare”. Ha inoltre sottolineato che l’obiettivo è finalizzare l’accordo entro il 20 gennaio, data in cui Donald Trump tornerà alla presidenza. Mike Waltz, consigliere designato per la Sicurezza nazionale, ha aggiunto: “Voglio vedere gli ostaggi camminare su una pista prima del nuovo insediamento”.
Joe Biden ha discusso i dettagli con Benjamin Netanyahu, insistendo su un cessate il fuoco immediato per facilitare l’intesa. “Gli Stati Uniti continueranno a sostenere Israele e i negoziati in corso”, ha affermato il presidente in una nota ufficiale.
Resistenze interne in Israele
L’accordo non è privo di critiche all’interno del governo israeliano. I ministri di destra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich si sono opposti alla liberazione dei detenuti, ritenendola una concessione troppo generosa a Hamas. Tuttavia, Netanyahu sta lavorando per ottenere il sostegno necessario: “Un accordo di questa portata richiede unità nazionale”, ha dichiarato il premier durante un incontro con i due ministri.
Situazione sul terreno
La Striscia di Gaza, devastata dal conflitto, è attualmente sotto il controllo quasi totale dell’esercito israeliano. Hamas è indebolito, con la sua leadership decimata e le sue infrastrutture militari distrutte. In questo contesto, gli esperti ritengono che il movimento non abbia altra scelta che negoziare.
Prossimi passi
Gli incontri a Doha, guidati dai direttori del Mossad e dello Shin Bet, continuano con il supporto di inviati statunitensi e qatarioti. Le prossime ore saranno cruciali per definire i dettagli finali di un accordo che potrebbe rappresentare una svolta storica nella regione.
(Nella foto il premier israeliano Netanyahu con l’ambsacistrice degli Stati Uniti all’Unu, Elise Stefanik)