Le conseguenze a livello umano del conflitto in Medio Oriente sono (ovviamente) il primo pensiero per chiunque analizzi la situazione nei territori coinvolti. Ma con l'avvio delle operazioni di terra nel territorio libanese, il costo economico per Israele rischia di avere un impatto altrettanto pesante (dai 67 ai 120 miliardi di dollari, secondo la stima dell'economista Yacov Sheinin).
Conflitto in Medio Oriente: un dramma a livello umano che distrugge l'economia
Un prezzo carissimo da pagare in quella che il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha già definito "la guerra più costosa della storia dello Stato di Israele".
Oltre alle spese esorbitanti per la difesa del territorio (ogni missile dell'Iron Dome costa circa 50.000 dollari), va considerata l'onda lunga che colpisce il territorio imprenditoriale, a partire dal massiccio impiego di risorse umane che sono dovute andare in guerra (circa 287.000 secondo il Washington Post), numero a cui vanno aggiunti i palestinesi che non hanno più possibilità di lavorare sul territorio, impoverendo in particolare il settore dell'edilizia.
Segmento fra i più in difficoltà, insieme a quello dell'agricoltura, dell'ospitalità, dell'intrattenimento e, soprattutto, del turismo, crollato di oltre 75 punti percentuali a giugno secondo l'ufficio di statistica del Paese.
Numeri che vanno a influenzare i dati di crescita, con Standard & Poor's che ha rivisto al ribasso la stima del Prodotto Interno Lordo (crescita prevista nel 2025 pari al 2%, contro la stima iniziale del 5%).
Previsioni che però devono tener conto della sempre maggiore incertezza legata all'evoluzione del conflitto, una cui ulteriore escalation potrebbe definitivamente scoraggiare consumatori e soprattutto investitori. Senza sottovalutare le conseguenze legate alla possibile estensione del servizio militare fino a 36 mesi, che andrà a colpire la manodopera.
Una sorta di "strage parallela" che va a toccare la popolazione di territori toccati dal conflitto, che dovrà cercare di rialzarsi al termine di una guerra di cui, per ora, non si vede neanche la fine.