Invitalia

- di: Germana Loizzi
 

 

     Claudio Tesauro – Presidente Invitalia

 

Forse non tutti sanno che in Italia esiste un’Agenzia Nazionale di sviluppo a cui è stata affidata la mission di attrarre nuovi investimenti, italiani ed esteri, finalizzati allo sviluppo delle nostre imprese: si chiama Invitalia.
L’Agenzia controllata dal Ministero dell’Economia, opera sotto la direzione e il coordinamento del Ministero dello Sviluppo economico e gestisce molte delle agevolazioni dello Stato alle imprese ed alle start-up.

Da dieci anni Invitalia è guidata dall’Amministratore delegato, Domenico Arcuri, mentre dal 2016 il Presidente è Claudio Tesauro, avvocato, considerato tra i maggiori esperti di anti trust e di normativa sulla concorrenza, partner di BonelliErede, uno dei più grandi ed affermati studi legali d’Italia.
Due personalità diverse che contribuiscono in maniera complementare al successo e al posizionamento di Invitalia.

Italia Informa ha incontrato il Presidente Claudio Tesauro, un confronto a 360 gradi.

Presidente Tesauro ci vuol dare il Suo personale feedback dopo due anni di impegno in Invitalia?
Il feedback è molto positivo. Invitalia è una macchina grande e complessa: ha un’anima “in house”, attraverso la quale fornisce servizi alle amministrazioni pubbliche, con l’obiettivo di migliorare la capacità di spesa dei fondi comunitari e nazionali. Contemporaneamente opera come centrale di committenza e quindi realizza gare d’appalto e progetti “chiavi in mano” per conto di ministeri o amministrazioni locali o centrali. Tra i progetti realizzati c’è la messa in sicurezza e il rilancio di Pompei, sito archeologico tra i più importanti al mondo. Per tantissimi anni è stato trascurato, fino a quando il Ministero dei beni culturali ne ha affidato la tutela e la valorizzazione ad Invitalia. L’Agenzia ha affiancato le Amministrazioni coinvolte per gli interventi conservativi, di prevenzione, manutenzione e restauro, fino alla consegna del nuovo sito archeologico che, come sapete, è diventato di nuovo un polo di grande attrazione.

Ma Invitalia si occupa anche di sostegno alle imprese?
Certamente, Invitalia interviene sia a sostegno delle imprese italiane, che di quelle estere che vogliono investire in Italia, in fondo i due lati della stessa medaglia. Inoltre ci occupiamo anche di sostenere la crescita della piccola imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno: sono appena partiti gli incentivi Resto al Sud, dedicati agli under 36 che vogliono svolgere attività di impresa nelle 8 regioni del Sud Italia.

Ma ci sono misure anche di maggior valore economico?
Invitalia sostiene anche grandi investimenti e progetti di rilevante dimensione attraverso i Contratti di sviluppo, che sono finanziati con delibere CIPE.
Si tratta di accordi che Invitalia firma con le imprese per il cofinanziamento del progetto di investimento.
Prima di erogare i finanziamenti abbiamo un processo interno di valutazione molto rigoroso. Noi consideriamo, fra l’altro,  il mercato in cui si inserisce l’impresa, la sostenibilità dell’investimento, la capacità di impiegare fondi propri. Poi possiamo erogare crediti agevolati, finanziamenti a fondo perduto, secondo la zona geografica, la tipologia di investimento. Tutto questo serve a stimolare i territori, l’indotto e dunque l’occupazione.

Ci sono aree di miglioramento sulle quali state lavorando?
Il Consiglio che presiedo ha deciso di realizzare un forte piano di comunicazione istituzionale per comunicare e farci conoscere meglio dalla realtà che possiamo aiutare. Abbiamo anche deciso di strutturare un processo di valutazione dell’impatto delle misure erogate che ci consenta, a ragione, di indirizzare meglio il nostro intervento.

Avete un ruolo nella gestione delle tante crisi aziendali, che purtroppo si sono moltiplicate in questi ultimi anni?
Certo, spesso interveniamo nelle grandi crisi, ad esempio nel Sulcis. Invitalia è stata il braccio esecutivo del Ministero: ha seguito la cessione dello stabilimento Alcoa e ne ha garantito il passaggio alla nuova proprietà, sostenendo, con strumenti finanziari, un revamping del sito produttivo.

Avete concluso di recente un accordo con ICE per l’attrazione degli investimenti esteri.
Da circa un anno abbiamo concluso un accordo di collaborazione con l’ICE, che sta dando grandi soddisfazioni.
Ice e Invitalia per troppo tempo, nonostante gli sforzi, non sono riuscite a coordinarsi sul tema dell’attrazione degli investimenti esteri. Finalmente abbiamo firmato un protocollo d’intesa per la creazione di un unico gruppo di lavoro che dovrà supportare i foreign desk di ICE nella definizione di un’offerta che sia ritagliata sui bisogni degli investitori stranieri, in relazione alla tipologia e al Paese di provenienza. Altro obiettivo dell’accordo è rafforzare la capacità di accompagnamento nel nostro paese: Invitalia da sempre si distingue nel dialogo con le amministrazioni sia sugli investimenti greenfield, sia su operazioni che partono già da una presenza reale sul territorio. Il coordinamento dovrà dunque coniugare la forza di ICE che ha una presenza capillare all’estero, con la capacità di Invitalia di arricchire l’offerta (proprio per la sua conoscenza della realtà italiana imprenditoriale) e accompagnare l’investitore, magari incentivandolo.

Quali sono le barriere ancora evidenti per la creazione di un sistema efficiente di attrazione degli investimenti esteri, anche alla luce dei tanti tentativi di marketing territoriale che si sono succeduti nel tempo?
La nostra esperienza ci dice che occorrerebbe aver un “fast track” per determinate tipologie di investimenti che possono essere misurati in termini di volume, impatto occupazionale, ecc.
Per “fast track” intendo ad esempio una conferenza di servizi, dove ci sia un solo interlocutore per l’intero iterburocratico necessario alla realizzazione dell’investimento.
Il rischio di perdere un investitore per motivi burocratici è una cosa anacronistica, che il nostro Paese non può permettersi.

Da molti operatori economico finanziari Lei viene considerato un grande mediatore di interessi. In tal senso Le è stato affidato anche il “dossier IRAN” che vede in gioco commesse per circa 30 mld di euro. Ci può descrivere, per sommi capi, lo “stato dell’arte” di questa complessa trattativa?
E’ un dossier molto interessante, ma va detto che mancano ancora alcune misure attuative per cui occorre essere cauti nel descrivere il nostro ruolo. Ciò detto e provando a semplificare, noi potremmo intervenire, ed è per questo che abbiamo creato un veicolo societario ad hoc per offrire garanzie, lato Italia, al finanziamento di progetti approvati in loco e che hanno ottenuto, a loro volta, una garanzia di stato iraniana.

Invitalia ha di recente acquistato la Banca del Mezzogiorno.
L’acquisizione della Banca del Mezzogiorno è stata una operazione molto importante che avevamo già immaginato nella definizione del piano industriale dello scorso anno. Nello svolgimento della nostra attività di co-finanziamento, ci siamo resi conto che  la difficoltà di accesso al credito che le PMI possono sperimentare, può essere causa di un ritardo nell’investimento. Pertanto poter integrare l’offerta con un utilizzo efficiente del fondo di garanzia, per agevolare il ricorso a forme di finanziamento privato per quella parte di risorse che servono a completare il bisogno finanziario del progetto, può essere molto utile.

Quali sono i prossimi obiettivi che Lei ha fissato?
Continuare su questa strada. Invitalia sta lavorando molto bene, ma può migliorare la sua capacità di analisi dell’impatto delle misure che eroga. Questo significherebbe potenziare il ruolo anche nella definizione delle politiche di intervento.
E poi, da napoletano, mi piacerebbe vedere andare avanti il progetto di riqualificazione di Bagnoli. Pur tra mille difficoltà, l’intervento è partito ed il progetto è bellissimo. Restituire alla mia città ed ai miei concittadini, una Bagnoli nuovo polo di attrazione turistico, economico e culturale è un sogno che spero Invitalia possa realizzare.

Lei, tra gli altri Suoi prestigiosi incarichi, è Presidente da 11 anni di “Save the Children” nel nostro Paese, un impegno umanitario che Le fa onore. E’ difficile far coincidere questo ruolo ricco di valori etici con la guida di Invitalia e con le altre questioni professionali che Lei viene chiamato ogni giorno ad affrontare?
No, assolutamente. I valori etici sono gli stessi in Save the Children, in Invitalia ed in BonelliErede. Devo dire che ho la fortuna di avere un eccellente rapporto sia con Valerio Neri (CEO di Save the Children ndr), che con Domenico Arcuri e quindi di essere molto facilitato nel mio ruolo di Presidente, grazie a due persone estremamente capaci e di cui mi fido molto. Quel poco di valore aggiunto che posso portare, loro lo colgono. Il merito del successo di Save the Children e Invitalia sta comunque nelle persone che ci lavorano.

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