Intesa Sanpaolo: il programma "Imprese Vincenti" fa tappa a Bari

- di: Redazione
 

Intesa Sanpaolo fa tappa a Bari per l’ottavo incontro dei quindici previsti nella nuova edizione di “Imprese Vincenti”, programma dedicato alla valorizzazione delle PMI ritenute eccellenze imprenditoriali e del Made in Italy.

Intesa Sanpaolo: il programma "Imprese Vincenti" fa tappa a Bari

La tappa del tour, realizzato in collaborazione con VISA, si è tenuta a Bari e ha visto protagoniste 10 “Imprese Vincenti”: PLANETEK ITALIA di Bari (BA) per il settore Aerospazio, FIORE DI PUGLIA di Corato (BA) per il settore alimentare, LAB.INSTRUMENTS di Castellana Grotte (BA) per il settore chimico, N&B NATURAL IS BETTER di Martano (LE) del settore Cosmetica e Integratori, LUX IMPIANTI di Tramutola (PZ) per il settore dell’elettromeccanica, NITEKO di Montemesola (TA) per il settore dell’illuminazione, MAGEL di Rutigliano (BA) per l’industria manifatturiera, AUMATECH di San Salvo (CH) per la Meccanica, SPS MANIFATTURE di Collepasso (LE) per il settore Moda e Abbigliamento, e SOUTHENERGY di Ostuni (BR) per il settore dei servizi energetici.

Alessandra Modenese, Direttrice regionale Puglia, Basilicata e Molise di Intesa Sanpaolo (nella foto), ha commentato: “La tappa odierna di Imprese Vincenti conferma che il tessuto produttivo pugliese è un’eccellenza del Mezzogiorno e dell’intero Paese. Le aziende a cui abbiamo dato voce si sono distinte per aver mantenuto il loro livello di competitività, investendo in progetti innovativi per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei propri dipendenti. L’attenzione alle persone, da sempre tra le priorità di Intesa Sanpaolo, è un concetto ampio, che va dall’utilizzo delle nuove modalità di lavoro al miglioramento dei parametri ESG, valori fondamentali per crescere in competitività. Intesa Sanpaolo è al servizio dei territori in cui opera, affianca le Pmi fornendo sostegno finanziario e consulenza agli investimenti strategici verso cui le aziende pugliesi dimostrano grande attenzione, facendo leva sulla loro capacità di innovare”.

Nel 2023 i valori esportati dai territori della Direzione Regionale Basilicata, Molise e Puglia sono aumentati del 3,5%, salendo a quota 14,3 miliardi di euro. Un elevato contributo viene dalla Puglia (oltre 10 miliardi di euro di export) dove i primi settori per vendite all’estero sono agro-alimentare, automotive, meccanica, seguiti da farmaceutica, gomma e plastica, moda, legno-arredo, aerospazio, chimica. Nel 2023 le esportazioni della Basilicata hanno sfiorato i 3 miliardi di euro, con un peso importante dei flussi del settore automotive, mentre l’export del Molise è salito a quota 1,2 miliardi, grazie al balzo registrato da chimica, automotive e agro-alimentare.

Alla buona dinamica dell’economia italiana ha contribuito anche la forte ripresa degli investimenti che tra il 2016 e il 2023 hanno registrato un aumento pari al 35,7% a prezzi costanti in Italia (+20,2% per la Basilicata, +40,7% per la Puglia, +50,8% per il Molise). Abbiamo fatto decisamente meglio rispetto ai nostri principali competitor: la Francia ha messo a segno un progresso del 19,2%, la Spagna ha mostrato una crescita del 14,3%, mentre la Germania si è fermata al +4,5%.

Si tratta di un cambio di passo significativo rispetto al recente passato: basti pensare che tra il 2008 e il 2016 i nostri investimenti si erano ridotti del 22,4% (-15,4% per la Basilicata, -22,5% per la Puglia, -43,6% per il Molise), mentre quelli tedeschi erano saliti del 9,9%. Industria 4.0 (dal 2017) e Superbonus (dal 2021) spiegano questa performance, sintesi del balzo delle costruzioni (+47,1% nel periodo 2016-2023), ma anche della dinamica degli investimenti italiani in macchinari, mezzi di trasporto e ICT (+29,3%) e in beni immateriali (R&S e software; +20,2%).

Dopo il rallentamento osservato tra il 2023 e il 2024, il prossimo anno ci aspettiamo una ripresa dell’economia italiana che potrà contare sul contributo dei consumi e degli investimenti. In questa direzione spingono il rientro dell’inflazione, la riduzione dei tassi di interesse e la realizzazione degli investimenti del PNRR. L’80% della spesa effettiva del PNRR si concentrerà nel triennio 2024-2026, con potenziali ricadute molto positive sul rilancio delle infrastrutture e sulle transizioni digitale e green e, in ultima analisi, sull’aumento del tasso di crescita potenziale del PIL.

Dal canto loro, le imprese manifatturiere hanno le risorse per continuare a investire in tecnologia e in transizione green. Negli ultimi anni si è rafforzata la struttura patrimoniale: tra le imprese manifatturiere dei territori della Direzione Regionale il patrimonio netto in percentuale del passivo si colloca al 30% in Basilicata e a circa il 25% in Puglia e in Molise, valori più elevati rispetto a quelli osservati a inizio anni Duemila, anche se inferiori alla media italiana. Inoltre, nel post-pandemia le disponibilità liquide nell’attivo, cuscinetto contro i rischi e risorse per investire, sono aumentate notevolmente: in Puglia si attestano all’8,6%, in Basilicata all’8,1%, in Molise al 6,5%.

I ritorni degli investimenti in sostenibilità e in tecnologia sono rilevanti. Tra le imprese manifatturiere di Basilicata, Molise e Puglia a più elevata marginalità unitaria (quelle cioè posizionate nel miglior 25% per EBITDA margin sia nel 2019 sia nel 2022) la quota di aziende che utilizza impianti di autoproduzione di energia è più alta e pari al 23,8%; nel resto del tessuto produttivo ci si ferma al 14,5%. Il divario è rilevante per tutte le dimensioni aziendali. Conferme dell’importanza delle leve immateriali emergono anche osservando le performance delle imprese con brevetti o certificazioni. Tra le imprese manifatturiere pugliesi con brevetti l’EBITDA margin nel 2022 è stato pari al 12,6%, quasi cinque punti percentuali in più rispetto alle altre imprese; chi aveva invece in portafoglio certificati ambientali ha registrato una crescita del fatturato del 35,7% tra il 2019 e il 2022, una performance decisamente superiore rispetto al +27,9% di chi era privo di certificazioni.

Secondo i dati dell’ultimo censimento permanente Istat, sono ampi i margini di miglioramento per il nostro tessuto economico: basti pensare che nel biennio 2021-2022 solo il 5,7% delle imprese italiane con almeno 3 addetti ha utilizzato fonti energetiche rinnovabili (FER; questa percentuale è pari al 6,1% nel Mezzogiorno). Questi risultati scontano soprattutto la bassa diffusione di impianti di autoproduzione tra le imprese più piccole: nelle aziende con 3-9 addetti l’utilizzo delle FER si ferma al 4%; la percentuale sale, ma resta comunque sotto il 50%, tra le imprese con almeno 250 addetti, dove si arriva al 33,6% nel totale economia.

Le sfide tecnologica e green che le imprese hanno di fronte possono essere affrontate solo con capitale umano qualificato: va pertanto risolto il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Ad agosto la quota di posizioni ricercate di difficile reperimento era superiore al 40% in Puglia e addirittura oltre il 50% in Basilicata e Molise; al contempo, ancora molti giovani conoscono poco le opportunità lavorative offerte dalle eccellenze imprenditoriali del territorio ed emigrano all’estero o in altri territori in cerca di lavori remunerativi e carriera. Secondo i dati del Consorzio Almalaurea, a 5 anni dal conseguimento del titolo, il 38,1% dei laureati in Molise lavora all’estero o al Centro-Nord; questa percentuale è molto elevata e superiore alla media italiana anche in Basilicata (35,2%) e in Puglia (32,9%). Formazione e welfare sono elementi distintivi che possono trattenere e attrarre lavoratori qualificati.

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