La Groenlandia diventa un campo di battaglia: gli Usa alzano il tiro, la Danimarca risponde
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Dietro l’immensità bianca della Groenlandia, tra i ghiacci che si sciolgono e le tempeste che non fanno notizia, si sta giocando una delle partite geopolitiche più dure degli ultimi anni. Un’isola sterminata e poco popolata, che sembra lontana da tutto ma è finita al centro di un braccio di ferro tra Washington e Copenaghen. Nelle ultime ore, il presidente americano Donald Trump ha dichiarato apertamente che «non esclude l’uso della forza» per garantire il controllo strategico su quel territorio. E ha aggiunto, senza mezze misure: «La prenderemo al 100%».
La Groenlandia diventa un campo di battaglia: gli Usa alzano il tiro, la Danimarca risponde
Non è la prima volta che il presidente americano mette gli occhi sulla Groenlandia. Già nel 2019, durante il suo primo mandato, aveva provocato un incidente diplomatico proponendo di comprarla, come fosse un pezzo di terra da aggiungere al portafoglio immobiliare degli Stati Uniti. Allora il governo danese aveva risposto con una risata, liquidando l’offerta come «assurda». Oggi, però, la partita è molto più seria. Dietro le parole di Trump non c’è solo la volontà di espandere l’influenza americana: c’è la partita del gas, dei minerali rari, delle nuove rotte commerciali che si stanno aprendo a causa del riscaldamento globale.
La premier danese attesa a Washington con un clima incandescente
Mercoledì la premier danese Mette Frederiksen arriverà negli Stati Uniti per una visita ufficiale che, sulla carta, doveva servire a rinsaldare i rapporti tra i due alleati storici. Ma dopo le dichiarazioni di Trump, la trasferta rischia di trasformarsi in uno scontro diplomatico ad alta tensione. La Casa Bianca vuole mettere sul tavolo un piano che prevede un controllo congiunto delle risorse groenlandesi, ma gli analisti sanno già che il vero obiettivo è l’egemonia americana sull’isola. In Danimarca, l’annuncio dell’amministrazione statunitense è stato accolto come un atto ostile, un’ingerenza senza precedenti su un territorio che, pur essendo autonomo, resta formalmente sotto sovranità danese.
Cosa c’entra la Groenlandia con il resto del mondo
A prima vista, la Groenlandia potrebbe sembrare solo un deserto di ghiaccio, lontano da qualsiasi conflitto. In realtà, è uno dei punti nevralgici del pianeta. Perché sotto la sua superficie ci sono risorse naturali che valgono miliardi: minerali rari necessari per la transizione energetica, terre rare usate per costruire batterie, turbine e componenti strategici per l’industria tecnologica. Ma c’è di più. Lo scioglimento dei ghiacci sta aprendo nuove rotte commerciali che riducono di migliaia di chilometri i percorsi tra Asia, Europa e America, trasformando la Groenlandia in una piattaforma geopolitica fondamentale per il controllo dell’Artico.
La corsa tra Stati Uniti, Russia e Cina
Quella che si sta consumando sul ghiaccio non è solo una contesa tra Stati Uniti e Danimarca. Sullo sfondo c’è la partita globale tra Washington, Mosca e Pechino. La Russia ha già rafforzato la propria presenza militare nell’Artico, riaprendo basi abbandonate dalla Guerra Fredda e dispiegando sistemi missilistici. La Cina, silenziosa ma presente, sta investendo in infrastrutture e accordi commerciali con le comunità locali della Groenlandia, puntando a inserirsi come potenza economica nell’area. Gli Stati Uniti, che vantano già la base aerea di Thule, a nord dell’isola, non vogliono lasciare spazio ai rivali. E la dichiarazione di Trump di «non escludere l’uso della forza» suona come un avvertimento, ma anche come un segnale di allarme.
Un popolo dimenticato al centro del risiko
In mezzo a questa contesa tra superpotenze ci sono loro: i groenlandesi. Una popolazione di appena 56.000 persone, per lo più inuit, che assiste impotente alla trasformazione della propria terra in un campo di battaglia geopolitico. Per molti di loro, la promessa di sviluppo economico e sfruttamento delle risorse non significa altro che nuove colonizzazioni, nuove pressioni sulle comunità locali e sul fragile ecosistema artico. La Groenlandia è uno dei territori più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, con il ghiaccio che si scioglie a un ritmo mai visto prima. E ora rischia di diventare anche il teatro di una nuova guerra fredda.
Un braccio di ferro che rischia di infiammare l’Artico
Mercoledì, quando Mette Frederiksen atterrerà a Washington, sul tavolo non ci sarà solo un accordo commerciale o una stretta di mano tra alleati. Ci sarà il futuro di un pezzo di mondo che, fino a pochi anni fa, sembrava lontano da tutto e che ora si ritrova al centro di una crisi globale. La Groenlandia non è più solo ghiaccio: è potere, energia, controllo. E chi vorrà tenerla dovrà essere pronto a pagare il prezzo.