Giustizia: il dramma dei reclusi nel racconto di una psicologa

- di: Diego Minuti
 
La privazione della libertà, per colpe vere, presunte, accettate o respinte, resta un dramma, che ha tempi e modi diversi per potere essere metabolizzato. Dall'interno di una cella, il mondo che è fuori è qualcosa che si può guardare solo da lontano, magari attraverso le grate, che restituiscono frammenti del cielo e, quando si è fortunati, anche del sole.
Che, essendo di tutti e per tutti, spesso è l'unico legame che si ha con chi sta fuori. È proprio quel ''Sole a strisce'' che diventa il filo rosso che unisce le esperienze che si traducono nei drammi che, dal singolo, dal recluso, si espandono alla sua famiglia, in una tragica trasfusione di dolore, che sicuramente non è meno duro per chi aspetta che la persona amata torni a fare parte, da libero, del consesso civile.

Giustizia: il dramma dei reclusi nel racconto di una psicologa

''Il sole a strisce'', edito da Santelli, è scritto dalla psicologa e psicoterapeuta Maria Tinto, che in esso ha messo le emozioni, tante e ripetute, che le vengono dalla sua esperienza.
Una esperienza che ora ha voluto mettere a disposizione di tutti, sia di chi ''sta fuori'' che di coloro che vivono - al di là delle colpe e delle responsabilità personali - il dramma di essere esclusi dalla comunità cui si sentono di appartenere.

Un dramma che i detenuti cercano di superare aggrappandosi alla sola voce che - ad esclusione dei congiunti e dei difensori - ritengono non nemica, non parte del Sistema di cui si sentono vittima. Persone che, da dentro una cella, vedono nello psicologo o nella psicologa, lo stretto sentiero delimitato dalle loro fragilità e che imboccano, cercando di vedere, alla sua fine, la libertà e, con essa, la possibilità di una nuova vita.
Come si legge nella sinossi de ''Il sole a strisce'', nel libro ''si assiste a uno scambio emotivo tra le parti, che rende la lettura appassionante e particolarmente avvincente. La riflessione riguarda anche le famiglie disfunzionali, i genitori iperprotettivi o, al contrario, quelli trascuranti, il mondo dell’adozione e dei conflitti che ne conseguono''.

Dal libro di Maria Tinto, quindi, spunti di riflessione, grazie anche ad uno spettro di osservazione che non si limita ai detenuti, ma si allarga alla cerchia dei loro rapporti affettivi, spesso il solo appiglio che resta per evitare di precipitare nella disperazione.
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